Dall’incipit del libro:
Un verde da vetriolo ammutolisce nei prati, le camere da pranzo sentono l’autunnale tanfo delle castagne lessate, e le cortine delle finestre prospicienti all’orto putono come una malora alla caduta delle pulverolente cimici selvatiche. Ridiventa buono l’interno dell’osteria.
Le partite a tarocchi e a bazzica, cui l’estate avea disperse o confinate in un angolo del pergolato per poche ore del vespro, si riuniscono di nuovo gagliardamente dietro la ghisa della cucina, e si protraggono fino a notte tarda.
L’osteria di Borgo Grezzo non ha titolo speciale, perché è unica; e le basta l’insegna della frasca; e la rinomanza dell’ostessa Ghitona. Un cacciatore, dopo averla assaggiata l’aveva dichiarata “non bella ma pulita”.


