Il secondo volume di Roma antica di Guglielmo Ferrero e Corrado Barbagallo, e intitolato L’apogeo, tratta dell’ascesa di Roma a potenza mondiale, della sua conquista della Grecia e dell’Oriente e della sua trasformazione in un impero.
Il libro inizia con il tramonto della Repubblica: Cesare e Cicerone, la conquista della Gallia e della Britannia, la seconda guerra civile e la dittatura e morte di Cesare.
Segue la terza guerra civile, tra Ottaviano ed Antonio, che si conclude nel 27 a. C. con la proclamazione ad Augusto di Ottaviano e con il suo lungo impero pacifico.
Vengono poi descritti gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia: Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone.
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
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Dall’incipit del libro:
Mentre Pompeo compieva con tanta fortuna la sua impresa, troppa gente in Roma aveva ragione d’invidiare quella sua facile gloria in mezzo alle aspre contese della metropoli. Tra queste primeggiavano l’Egitto e i debiti. La gloria di Pompeo aveva acceso l’emulazione di Crasso, il quale perciò pensava, per non essere da meno di lui, di conquistare a sua volta l’Egitto, il più ricco civile e fertile paese del tempo1. Il testamento di Alessandro II, che aveva lasciato l’Egitto alla repubblica, poteva fornire un pretesto alla conquista; e, conquistato l’Egitto, a Roma non sarebbe mancato più il pane. Ma in senato l’opposizione era forte assai: sia perchè questi comandi straordinari che esautoravano il senato, offendevano gli scrupoli costituzionali di molti; sia perchè il partito, che non voleva ingrandire l’impero, era forte; sia perchè l’Egitto, il più ricco e quindi ‒ come si pensava allora ‒ il più corrotto paese del bacino Mediterraneo, faceva ancora paura ai più.

