James George Frazer nacque a Glasgow il 1 gennaio 1854. Prima di lui erano deceduti piccoli tre fratelli; la sua nascita dunque era molto attesa ed egli fu molto amato. Il ragazzo, maggiore di quattro fratelli, ebbe un’infanzia serena e felice e mostrò da subito una precoce maturità e senso di responsabilità, ereditati dal padre insieme con una statura piuttosto bassa. La sua famiglia era religiosa ed osservante; il padre era il chimico e farmacista Daniel F. Frazer (1821 – 1900) con una solida ed affermata posizione sociale, la madre era Katherine Brown (morta nel 1899) della quale non si hanno molte notizie ma sembra avesse un carattere dolce e socievole ed una notevole sensibilità musicale, che non trasmise al figlio. Il padre era riservato sulle origini della propria famiglia; la madre al contrario si interessò della genealogia di essa, trovando collegamenti con Giacomo I e II di Scozia e con Oliver Cromwell. James non diede mai importanza a queste ‘presunte’ ascendenze. Suoi fratelli furono Samuel (1855 – 1914) il quale cercò senza gran successo di seguire le orme del padre, Christina che non si sposò e morì nel 1911 e Isabella, la quale nel 1878 andò sposa al matematico John Steggall. L’unico figlio della coppia, John William, morì nel 1916 sulla nave Invincible nel primo giorno della Battaglia dello Jutland.
James era un lettore assai notevole, favorito all’inizio dalla ricca biblioteca del padre – nella quale tra l’altro poté leggere il Don Chisciotte, Le mille e una notte, Lalla Rookh il romanzo cavalleresco di gusto orientale di Thomas Moore – e fu uno studente molto appassionato tanto da preferire lo studio alle distrazioni giovanili. Frazer compì i suoi primi studi alla Springfield Academy e successivamente alla Larchfield Academy di Helensburgh; frequentò l’Università di Glasgow e il Trinity College di Cambridge. Qui si laureò con lode in studi classici: anni dopo (1930) la sua tesi fu pubblicata con il titolo The Growth of Plato’s Ideal Theory. Dopo la laurea, andò a Londra per approfondire gli studi di legge presso la Honourable Society of the Middle Temple, una delle quattro Inns of Court, associazioni professionali indirizzate anche alla formazione di magistrati e avvocati, ma di fatto praticò l’avvocatura solo un anno, nel 1881.
Nella formazione di Frazer fu illuminante e fondamentale la lettura del saggio di Edward Burnett Tylor (1832 – 1917) Primitive Culture. Laureatosi in scienze biologiche, Tylor aveva successivamente sviluppato i suoi studi etnografici fino ad essere considerato uno dei padri e massimi esponenti dell’antropologia moderna. Nel saggio citato, del 1871, ed anche successivamente, in Anthropology (1881), mise a punto la sua teoria di un evoluzionismo culturale, la quale influì in modo profondo su alcuni suoi giovani discepoli tra i quali Frazer. Su questi incise anche la lettura degli Essays on Religion di John Stuart Mill (1806 – 1873) pubblicati postumi nel 1874. Nei tre saggi, Nature, Utility of Religion e Theism, il filosofo ed economista britannico fornisce la definizione di una Natura che non è né una fonte di felicità né un sistema morale di leggi ritenute giuste; egli ne studia le relazioni con un’idea di dio e con l’uomo, del quale essa determina i comportamenti; il filosofo analizza anche la possibilità / opportunità che l’individuo possa agire su di essa. Tutto ciò ricorda la tesi di una Natura implacabile e immutabile che sottende le pagine del capolavoro Tess of the D’Urbervilles di Thomas Hardy (vedi anche qui in Liber Liber), scrittore che Frazer conobbe e frequentò.
Nel 1896 Frazer sposò la coetanea Elisabeth Johanna de Boys Adelsdorfer, detta Lilly; il padre era un mercante francese. Elisabeth aveva sposato in prime nozze un capitano di marina britannico, Charles Baylee Grove, e aveva due figli. Rimasta vedova si era dedicata alla scrittura: l’inglese non era la sua lingua madre ma ella era molto determinata e presto ottenne dalla Badminton Library of Sports and Pastimes una commissione per scrivere Dancing, una guida completa sulla danza, pubblicata nel 1895 e considerata ancora oggi un’opera notevole. Lilly, al contrario del secondo marito James George Frazer, era estremamente pratica e comprese presto che l’importanza del lavoro di lui non era abbastanza riconosciuta. Divenne la sua manager, curava l’agenda dei suoi impegni, si occupò personalmente della traduzione e della pubblicazione delle opere di lui in Francia. Oltre a questo, si dedicò all’insegnamento del francese in una scuola di Cambridge e scrisse vari libri tra i quali un libro umoristico in cui immaginava un mondo in cui le classi medie rimanevano senza personale domestico: First Aid to the Servantless, pubblicato nel 1913. Nel 1924 Lilly diede alle stampe The Leaves from the Golden Bough, un adattamento per bambine e bambini del libro The Golden Bough (Il ramo d’oro), fondamentale opera del marito. La coppia non ebbe figli propri.
Negli anni Frazer fu elemento portante dell’Alpha Fellowship del Trinity College e mantenne per tutta la vita un legame con Cambridge, salvo nell’anno accademico 1907-1908 che lo vide insegnare all’Università di Liverpool. Nel 1910 divenne membro della British Academy. Nel 1914 fu nominato cavaliere. Dal 1920 fu membro della Royal Society. Nello stesso anno l’Università di Cambridge creò un fondo per sostenere una serie di lezioni accademiche in antropologia sociale, materia che Frazer insegnò continuativamente fino al 1922. I fondi furono assegnati a turno alle Università di Oxford, Cambridge, Glasgow e Liverpool. Nel 1922 alla Université de la Sorbonne l’allora Presidente della Repubblica francese Millerand, il Ministro dell’istruzione e il Rettore conferirono il dottorato honoris causa a Sir James Frazer. L’articolo di “Nuova Antologia” che riportava la notizia definiva Frazer “investigatore dei riti prisco-italici” e citava la sua opera principale, The golden bough,
«che riassume ed illustra e documenta, qual miniera inesauribile di raffronti moderni, tutte le credenze superstiziose e gli errori degli antichi trasmessi in retaggio ad una umanità che tenta liberarsi dalle tenebre per guardare in faccia al vero.»
Frazer fu candidato all’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura, ma l’art. 2 dello Statuto del Premio stabiliva però che il premio potesse essere assegnato anche “ad altri scritti [non di letteratura] che possano vantare un valore letterario in ragione della loro forma o del loro modo di esposizione” e l’opera dell’antropologo scozzese evidentemente non sembrava soddisfare questa condizione. Per lo stesso motivo non ricevettero il Nobel per la letteratura, tra gli altri, lo storico italiano Guglielmo Ferrero e il filosofo Benedetto Croce.
Dal 1930 Frazer cominciò a soffrire agli occhi tanto da diventare gravemente ipovedente. Morì a Cambridge il 7 maggio 1941. La moglie Lilly morì poche ore dopo di lui. La coppia fu sepolta all’Ascension Parish Burial Ground di Cambridge.
A parte l’anno dedicato all’avvocatura, Frazer per tutta la vita si occupò di studi antropologici con una dedizione totale. Gli studi di Frazer sono di antropologia sociale in quanto oggetto ne sono i comportamenti degli individui all’interno della società, ma insieme di antropologia culturale perché intento dello studioso scozzese è anche cercare di fornire un significato, uno schema di valori, una contestualizzazione a quei comportamenti. Il termine usato prevalentemente in Italia per definire questo tipo di studi complessi è scienza etnoantropologica.
La sua opera capitale fu The Golden Bough : a study in magic and religion (Il ramo d’oro : studio sulla magia e la religione), pubblicata la prima volta nel 1890 e della quale egli stesso curò varie edizioni ampliate. Fece due brevi viaggi in Italia e in Grecia, ma le fonti dei suoi studi, oltre alle antiche leggende britanniche ed europee in generale, per le quali fu fortemente debitore all’etnologo tedesco Wilhelm Mannhardt (1831 – 1880), erano i continui e numerosissimi contatti con tutti coloro – funzionari amministrativi, esploratori, missionari, … – che viaggiavano e venivano a conoscenza diretta delle diverse culture sparse nel mondo intero. È assolutamente innegabile che l’opera sia ricchissima di un’infinità di dati ed informazioni sulle società primitive. A proposito dei suoi viaggi, egli fu in Grecia due volte, nel 1890 e nel 1895 e rimase affascinato dall’archeologia, dalle antichità, dalla storia antica di quella regione. Al termine compose il libro in sei volumi Pausanias’s Description of Greece : traslated with a commentary, edito nel 1898, che ebbe un grande riscontro e che ripubblicò in estratto nel 1917 con il titolo Studies in Greek scenery, legend and history : selected from his commentary on Pausanias’ ‘Description of Greece’ (1917) e che divenne un’imperdibile guida per chiunque si ponesse in viaggio verso la Grecia. Il viaggio in Italia, con una delle tappe a Roma, avvenne nel 1900 e fu la prima prima vera ‘vacanza’ dopo il suo matrimonio, vacanza che durò, per motivi di lavoro, non i nove mesi programmati, ma cinque.
Frazer è comunemente considerato ateo alla luce della sua critica del cristianesimo e in particolare del cattolicesimo romano contenuta in The Golden Bough. L’imponente lavoro di studio e di ricerca collegato a quest’opera portò l’autore ad addentrarsi in altre discipline come la psicoanalisi, la filosofia, la storia delle religioni. In realtà il suo rapporto con Sigmund Freud (1856 – 1939) fu abbastanza limitato: sembra che se da una parte Freud ammise che la lettura delle opere di Frazer gli aveva comunicato la passione per la preistoria e fornito ipotesi per i suoi studi nella mente umana e per il complesso di Edipo, dall’altra Frazer non ebbe nei confronti di Freud una speciale stima. In particolare Freud lesse certamente Totemism and Exogamy : atreatise on certain early forms of superstition and society di Frezer (1910) e quando lo studioso austriaco, scrive Ackerman, inviò al collega scozzese il suo libro Totem und tabu : Einige Übereinstimmungen im Seelenleben der Wilden und der Neurotiker (Totem e tabù: somiglianze tra vita mentale dei selvaggi e dei nevrotici, 1913), Frazer commentò, comunque senza disprezzo,in una lettera ad un conoscente:
«I have got a new book Totemism and Taboo [sic], the translation of a book by a German or Austrian psychologist, who borrows most of his facts from me and tries to explain them by the mental processes, especially the dreams of the insane! Not a hopeful procedure, it seems to me, though he seems to have a great vogue with some people.»
Tutta la visione del mito e del pensiero magico nelle società primitive, la sua applicazione di un metodo darwiniano all’evoluzione delle comunità umane – per cui da una concezione magica originaria del mondo si passa ai sistemi religiosi e da questi alla strutturazione di un’idea ‘moderna’ di società e alla nascita del pensiero scientifico –, presente nelle opere di Frazer, in particolare nella sua opera principale, The golden bough, fu oggetto di ampi riconoscimenti come di accese critiche come quelle del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein (1889 – 1951) che nel suo Bemerkungen über Frazers «The golden bough» (1967) contestava le interpretazioni di Frazer della mitologia primitiva e del cristianesimo. Wittgenstein scriveva tra l’altro:
«Frazers Darstellung der magischen und religiösen Anschauungen der Menschen ist unbefriedigend: sie lässt diese Anschauungen als Irrtümer erscheinen. […] Die historische Erklärung, die Erklärung als eine Hypothese der Entwicklung ist nur eine Art der Zusammenfassung der Daten – ihrer Synopsis. Es ist ebenso wohl möglich, die Daten in ihrer Beziehung zu einander zu sehen und in ein allgemeines Bild zusammenfassen, ohne es in Form einer Hypothese über die zeitliche Entwicklung zu tun //machen//.» [La presentazione che Frazer fa delle credenze magiche e religiose delle persone è insoddisfacente: egli fa apparire queste credenze come errori. […] La spiegazione storica, la spiegazione come ipotesi di sviluppo è solo un modo di riassumere i dati, la loro sinossi. È ugualmente possibile vedere i dati nella loro relazione reciproca e riassumerli in un quadro generale senza ipotizzarne l’evoluzione nel tempo.]
In realtà nell’opera di Frazer non è mai presente un aspetto giudicante; è presente, si è detto, un’idea di sviluppo darwiniano, come una delle ipotesi di evoluzione della società del tutto condivisibile. Peraltro una generazione di intellettuali del movimento modernista – tra questi Eliot, Joyce, Pound, Lawrence ed altri – ebbero per l’opera di Frazer un interesse uguale soltanto, forse, a quello suscitato dall’opera di Freud. Lo stesso Eliot nelle sue note originali al poemetto The Waste Land (La terra desolata, 1922), vero e proprio manifesto del modernismo, scrisse:
«To another work of anthropology I am indebted in general, one which has influenced our generation profoundly; I mean The Golden Bough; I have used especially the two volumes Adonis, Attis, Osiris.»
Alcune altre importanti opere dell’autore sono Totemism (1887), Adonis, Attis, Osiris : studies in the history of oriental religion (1906), Folk-lore in the Old Testament : studies in comparative religion, legend and law (1907), Psyche’s task : a discourse concerning the influence of superstition on the growth of institutions (1909) ripubblicato nel 1928 con il titolo Devil’s Advocate, Totemism and Exogamy : atreatise on certain early forms of superstition and society (1910), The belief in immortality and the worship of the dead (1913), Man, God and immortality (1927), Graecia antiqua e Myths of the origin of fire (1930), The fear of the dead in primitive religion (1933), Anthologia anthropologica : a copious selection of passages for the study of social anthropology from the manuscript notebooks of James George Frazer (1938-1939). Quest’ultima opera comprende una ricca serie di studi, organizzati per aree geografiche, dai titoli The native races of Africa and Madagascar, The native races of Australasia : including Australia, New Zealand, Oceania, New Guinea and Indonesia, The native races of Asia and Europe, The native races of America.
Numerose sono le opere tradotte in italiano, oltre naturalmente a Il ramo d’oro : studio sulla magia e la religione (The golden bough). Tra queste Totemismo, Il mito di Adone, La tradizione magico-religiosa nell’Antico Testamento : il folclore nell’Antico Testamento, La paura dei morti nelle religioni primitive, Miti sull’origine del fuoco, L’avvocato del diavolo : il ruolo della superstizione nelle società umane, Matriarcato e dee-madri : miti e figure femminili delle origini.
Fonti:
- Thomas Stearns Eliot,The Waste Land,1922 – https://eliotswasteland.tripod.com/
- “Nuova Antologia” 1922, n. 300, fascicolo 1197 p.29
- https://archive.org/details/sim_nuova-antologia-revista-di-lettere-scienze-ed-arti_january-february-1922_300/page/292/mode/2up
- Giuseppe Cocchiara, Prefazione, in Il ramo d’oro : studio sulla magia e la religione di James George Frazer, Torino, 1965.
- Ludwig Wittgenstein, Bemerkungen über Frazers «The golden bough», in“Syntese” 1967, 17)
https://www-wittgensteinproject-org.translate.goog/w/index.php/Bemerkungen_über_Frazers_“The_Golden_Bough”?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc - Mary Douglas, In the active voice, Londra, 1982. Il testo di Douglas su Frazer, Giudizi su James Frazer (Judgements on James Frazer), contenuto nell’opera indicata In the active voice, è stato consultato nell’edizione digitale de Il ramo d’oro del 2016 di Bollati Boringhieri / Il Libraio, dove compare come Introduzione. L’interessante testo è incentrato, ma non solo, sulla fama ondivaga che seguì l’opera di Frazer.
- Robert Ackerman, J. G. Frazer, His Life and Work, Cambridge, Cambridge University Press 1987.
- Fabio Dei, La discesa agli inferi : James G. Frazer e la cultura del Novecento,Lecce, 1998. Il testo di Dei, messo a disposizione per finalità didattiche dall’Università degli studi di Pisa (https://fareantropologia.cfs.unipi.it/dei-1998/), ricostruisce il lavoro di Frazer contestualizzandolo con la cultura del suo tempo. L’opera presenta una ricchissima bibliografia.
- Giacomo Scarpelli, Frazer, Hardy e la magìa simpatica (con due lettere inedite)
https://web.archive.org/web/20110816184647/http://www.griseldaonline.it/percorsi/ecologia_sguardo/scarpelli.html - Ugo Enzo Mauro Fabietti, Etnologia e antropologia, da Storia della civiltà europea, a cura di Umberto Eco, 2014, in Enciclopedia Treccani. Esperienze – https://www.treccani.it/enciclopedia/etnologia-e-antropologia_(Storia-della-civiltà-europea-a-cura-di-Umberto-Eco)/
- https://en.m.wikipedia.org/wiki/James_George_Frazer
- https://en.m.wikipedia.org/wiki/Lilly_Frazer
- https://it.wikipedia.org/wiki/James_George_Frazer
- Former Fellows of The Royal Society of E dinburgh 1783 – 2002 –
https://web.archive.org/web/20130124115814/http://www.royalsoced.org.uk/cms/files/fellows/biographical_index/fells_indexp1.pdf - A questo indirizzo è possibile trovare anche l’indicazione degli articoli scritti da Frazer per le edizioni del 1888 e del 1911 dell’Encyclopædia Britannica, per la rivista “Folk-Lore: A Quarterly Review” e della rivista “Popular Science Monthly”.
https://en.wikisource.org/wiki/Author:James_George_Frazer - https://iep.utm.edu/milljs/
- https://www.pangea.news/james-frazer-il-ramo-doro/
- Bo Svensén, The Nobel Prize in Literature: Nominations and reports 1901–1950, NobelPrize.org. Nobel Prize Outreach 2025. Mon. 27 Jan 2025 –
https://www.nobelprize.org/prizes/themes/the-nobel-prize-in-literature-nominations-and-reports-1901-1950.
Si tratta di un interessante testo sui meccanismi delle candidature e dell’assegnazione dei Premi Nobel alla Letteratura dalla nascita del Premio fino al 1950.
Note biografiche a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi
NOTA: In caso di riproduzione di tutto o parte di questo testo, si prega cortesemente di citarne l’autrice e Liber Liber.
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Il ramo d’oro
Studio sulla magia e la religione
Il ramo d’oro di Frazer più che per le sue tesi, solo in parte a volte ancora valide e forse in parte destinate ad una nuova rilettura positiva, conserva una notevole importanza e un grandissimo interesse per l’infinità di materiale antropologico che presenta e di problemi che suscita.