Pietro Ferrari nacque a Filattiera il 28 maggio 1874, dal dottor Mario, medico condotto a Filattiera, dopo gli entusiasmi risorgimentali che lo portarono volontario nella sanità militare durante la guerra con l’Austria del 1866, e dalla pontremolese Colomba Mastrelli.
Frequenta dapprima il ginnasio a Pontremoli e successivamente il liceo Pellegrino Rossi di Massa, dove ha come compagni Alceste e Arturo De Ambris, Vico Fiaschi, Orlando Orlandini e Ceccardo Roccatagliata Ceccardi. Con questi stessi compagni liceali ed altri lunigianesi tra i quali Luigi Campolonghi e Luigi Buglia, Vico Fiaschi, Paride Chistoni, Pietro Ferrari si ritrova a studiare all’Università di Parma; ci dà abbondanti notizie di questa esperienza lo studioso parmense Jacopo Bocchialini che conobbe personalmente quella che definisce «l’ardente brigata apuana» all’interno della quale, pur se con diverse sfumature, l’influenza dello “scapigliatissimo” Ceccardo Roccatagliata Ceccardi è decisamente sentita.
Per iniziativa di Antonio Restori danno vita alla rivista “Per L’Arte” sulla quale il Ferrari inizia a scrivere novelle e poesie. Anni importanti nella formazione di Pietro Ferrari, che rievoca quel periodo commemorando, nel 1939, Vittorio Carloni e ricordando «quel socialismo romantico e idealista, che si affacciava allora, pieno di speranze e di promesse, nella vita politica italiana e che, per opera di quei goliardi, fece sentire, anche in Lunigiana, il suo spirito giovanile e rinnovatore».
Collabora al periodico “La Terra” per il quale scrive il significativo articolo Il socialismo e la religione di Cristo che incarna bene lo spirito socialista di quei giovani che non mancano di richiamarsi al cristianesimo delle origini. Ma nel primo numero aveva invece scritto I nostri contadini nel quale propugnava l’iniziativa socialista tra i contadini alimentando l’irritazione della borghesia locale che si trasformò in aperta repressione per un successivo articolo di condanna verso il deputato (democratico) Cimati che voleva licenziare i mezzadri passati al socialismo. Nel maggio del ’98 il giornale viene soppresso e i suoi collaboratori arrestati o fuggiti. Ferrari in quei giorni non si trova in Lunigiana.
Nel 1899, passata la bufera, si laurea in medicina, seguendo la tradizione paterna e sulle orme del fratello maggiore Carlo. Nello stesso anno è allievo ufficiale di complemento alla scuola di applicazione di Sanità Militare di Firenze e nel giugno del 1900 diventa sottotenente. Inizia così una carriera militare: dapprima a Padova come ufficiale della guarnigione; poi a Tripoli in Libia nell’ambito della sanità militare; nella prima guerra mondiale è direttore di sanità di una divisione in zona operativa. Di quel periodo di lontananza è la sua collaborazione alla rivista di Manfredo Giuliani “Lunigiana” che raccoglie le firme dei maggiori intellettuali lunigianesi dell’epoca.
Nel 1910 pubblica Monumenti romanici a Filattiera, in cui segnala la scoperta da lui fatta della lapide di San Giorgio, il più antico monumento letterario e storico del medioevo lunigianese. Questo lavoro segna la sua entrata nel campo degli studi storici e inizia anche a scrivere sul “Giornale Storico della Lunigiana”. Inizialmente si tratta di note “cronachistiche” per le quali si basa prevalentemente sul proprio archivio domestico.
Con la fine della guerra (che comporta per lui la medaglia di bronzo al valor militare) torna nella sua terra. Della sua esperienza militare, tutto sommato abbastanza marginale nell’insieme della sua esistenza, riporto quello che efficacemente sintetizza Alberico Benedicenti: «Uscito sottotenente medico dalla Scuola di Firenze s’avviò nella carriera militare e vi raggiunse il sommo grado di generale. E la medicina fu, per lui, come affermano coloro che intimamente lo conobbero, non un mezzo professionale qualunque per affrontare la lotta della vita, ma una passione, un’avventura intellettuale come la storia, la poesia, la letteratura che sempre con tanto successo coltivò».
Nel 1923 pubblica lo studio La Rocca Sigillina, i Seratti e una antica signoria feudale nell’alta Valle della Capria nel quale prende in esame le vicende della famiglia pontremolese dei Seratti. Importante questo studio perché per primo mette in evidenza il metodo storiografico al quale Ferrari si atterrà sempre: la ricostruzione delle genealogie familiari come strumento per ricostruire la storia lunigianese proseguendo il lavoro di Giovanni Sforza (Memorie e documenti per servire alla storia di Pontremoli) nei punti dove lo stesso non si era addentrato.
Su questi temi storiografici il Ferrari viene spesso invitato a tenere conferenze; in questo periodo emerge la sua sostanziale adesione alla posizione del Gabotto in merito alla origine “signorile” del comune in contrapposizione al comune come “fenomeno popolare” sostenuta fra gli altri con grande vigore da Gioacchino Volpe.
Nel volume La chiesa e il convento di S. Francesco di Pontremoli, vengono raccolti gli articoli pubblicati sul “Corriere Apuano” di Pontremoli negli anni 1925-1926 e queste idee del Ferrari sono espresse con chiarezza, se pur con un eccesso di attenzione ai particolari che ne affievolisce la struttura organica e la forza di sintesi.
Nel 1927 esce il volume Castelli di Lunigiana scritto in collaborazione con Bocconi, Conti e Formentini. Il primo saggio del volume (La Lunigiana e i suoi signori) è opera sua ed è frutto di ricerche minuziose e accuratissime, anche se ciò è poco messo in rilievo dalla scelta editoriale del Bassani che presenta il volume come un elegante album di castelli e tralascia quindi note e bibliografie.
Nel 1937, le fatiche del Ferrari relativamente alla storia comunale di Pontremoli prendono nuovamente forma di volume. Il libro Il «Comune» di Pontremoli e la sua espansione territoriale in Val di Vara è formato ristampando una pubblicazione a puntate sul “Corriere Apuano”.
Nel 1942 pubblica Noterelle storiche pontremolesi nel quale riprende almeno in parte i temi delle trasformazioni edilizie all’epoca medievale.
Con Escursioni in Val di Magra. Un paese che sta per scomparire: Ponticello, Castelli e «Caminate» nella Val di Capria, pubblicato sulla “Giovane Montagna” di Giuseppe Micheli nel 1942 il Ferrari propone un’altra intuizione storica, capacità che ha sempre caratterizzato la sua attività storiografica. Dopo una dura critica all’industria bellica responsabile del degrado e devastazione di tanti fertili poderi e fondi agricoli, Ferrari descrive le «caminate», antiche case-torri della valle della Capria, «costruite a scopo di difesa o di sicurezza, come vere e proprie torri ovvero come case d’abitazione, in tempi agitati e in territorio che doveva essere particolarmente esposto a insidie e pericoli». Il Ferrari avanza l’ipotesi dell’origine feudale di tali costruzioni.
Con lo pseudonimo di P. da Pontelungo pubblica nel 1944 la raccolta di racconti Novelle di Valdimagra pubblicata in soli 100 esemplari che ha goduto di una ristampa proprio nel 2015.
Il 1 febbraio 1945 muore nella sua Filattiera, con accanto la sorella Maria che sempre gli fu vicina, prima quindi della fine della guerra e senza poter vedere la liberazione della sua terra per la quale aveva lottato.
Fonti:
- BOCCHIALINI, Riviste parmensi del secolo scorso, in «Aurea Parma», XXXI (1947).
- M. ZAMPETTI, La vita, in «Il Campanone. Almanacco Pontremolese 1943-46. Volume III in memoria di Pietro Ferrari», Pontremoli 1946.
- PIETRO FERRARI: Ricordi ceccardiani. Ceccardo a Massa, in «Il Telegrafo», 21 novembre 1933.
- P. FERRARI, Figure di lunigianesi che scompaiono. Avv. Vittorio Carloni, in «La Giovane Montagna», XL (1939), n. 5
- A. BENEDICENTI, Il medico e il soldato, in «Il Campanone. Almanacco Pontremolese 1943-46» p. 14.
- GIUSEPPE BENELLI: Introduzione al volume: Pietro Ferrari, Studi di Storia Lunigianese. Pietro savi, Pontremoli 1985.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Novelle di Valdimagra
Raccolta di Novelle, che l'autore pubblicò l'anno prima della morte in un volumetto tirato in sole 100 copie vendute per beneficenza e firmato con lo pseudonimo P. da Pontelungo. - Studi di storia lunigianese
Ferrari traccia una linea di ricerca della storia medievale dell'alta Lunigiana e dell'origine del comune di Pontremoli, forte del suo metodo nato da importante esperienza scientifica accompagnata sempre da grande umanità.