Dall’incipit del libro:
Povero me, povera la mia famiglia! — gridava singhiozzando Melesecche sul corpo allampanato del suo ciuco che giaceva stecchito attraverso alla stalla. — Che ho fatto io di male in questo mondo, — continuava Melesecche, — per essere perseguitato dalla sventura con tanto accanimento? Eccola lí quella bestia impagabile! Eccola lí la mia speranza, il mio sostegno, il pane per i miei disgraziati figliuoli! Un monte d’ossa e di pelle, senza movimento e senza calore! E Dio solo sa se per avvezzarlo bene avevo adoperato pazienza e fatiche. Trovatelo, se vi riesce, trovatelo un altro ciuco che si pigli di sotto gamba, come se le pigliava lui, some da slombare un manzo. Le bastonate pareva che fossero la sua consolazione; il sole dell’agosto se lo godeva come un rinfresco; i ghiacci dell’inverno lo riscaldavano tutto; la pioggia, la grandine e la neve s’era abituato a succhiarsele come una benedizione del cielo… E ora… in questi ultimi giorni, sul piú bello… quando gli avevo anche insegnato…


