Theodor FontaneTheodor Fontane nacque il 30 dicembre 1819 a Neuruppin, una tranquilla cittadina brandeburghese a una cinquantina di chilometri da Berlino; sia da parte paterna che materna, discendeva da francesi rifugiatisi alla fine del Seicento, ugonotti sfuggiti alle persecuzioni seguite alla revoca dell’editto di Nantes nel 1685. Originariamente il nome era “Fontaine”; la “i” fu eliminata dal bisnonno dello scrittore e contemporaneamente venne spostato l’accento sulla prima sillaba ma mantenendo muta la “e” finale.

Il nonno paterno, Pierre Barthelemy Fontane fu insegnante di disegno per i figli di Federico Guglielmo II e in seguito segretario di gabinetto della regina Luisa. Dopo la catastrofe di Jena che costrinse la corte prussiana ad abbandonare Berlino, Pierre Barthelemy rimase assumendo la carica di castellano presso il castello di Niederschönhausen.

Il padre di Theodor, Louis Henri, che era nato nel 1796, si sposò con Emilie Labry nel 1819. Nella famiglia materna l’elemento francese era stato mantenuto più fortemente. Anche se talora questa ascendenza latina è stata enfatizzata in modo acritico, tuttavia appare molto probabile che essa costituisca un precedente piuttosto indicativo della capacità di Fontane di affrontare argomenti anche spinosi con affabilità conversativa e dell’equilibrato rapporto tra fermezza morale e scetticismo, quali si osserveranno nell’opera matura dello scrittore. In quest’opera infatti emerge già il rapporto obbligante, improntato a fedeltà critica, che il “rifugiato” Fontane aveva con la Prussia, il paese che aveva dato lungimirante e generosa ospitalità ai suoi avi perseguitati; più tardi tutto questo diverrà un fattore importante della sua narrativa.

Proprio nel 1891, anno di nascita di Theodor, il padre aveva acquistato a Nueruppin una farmacia (Löwen-Apotheke). Dovette venderla nel 1826, probabilmente per debiti accumulati a causa del gioco d’azzardo al quale era dedito, acquistando la “Adler-Apotheke” l’anno successivo a Swinemünde. Qui Theodore fu educato da precettori privati e dallo stesso padre con il metodo “socratico”.

Nel 1832 Theodor tornò a Neuruppin dove frequentò il liceo. Il legame con Neuruppin fu sempre vivo. Nel 1850 la stessa madre che in quell’anno s’era separata dal marito tornò a Neuruppin insieme alla figlia più piccola Elise.

Già nell’autunno del 1833 Theodore si trasferì a Berlino dove studiò presso la Scuola Commerciale fondata dallo storico brandeburghese Freidrich Klöden. Nel marzo del 1836 iniziò a intraprendere la strada paterna entrando come apprendista nella farmacia Zum Weißen Schwan. Ma la sua vocazione letteraria era già viva. Da avido lettore si trasformò presto in scrittore, dapprima con componimenti poetici e pubblicando il suo primo racconto Geschwisterliebe sul “Berlin Figaro” il 19 dicembre 1839.

Questa prima serie di opere di genere diverso sono considerate oggi di scarso valore, anche se lasciano occasionalmente trasparire alcune qualità di fondo: soprattutto il piglio ardito della scrittura e la capacità di fissare con pochi tratti la fisionomia di un personaggio e il succedersi di un’azione, come si vede in particolare nelle ballate.

Nello stesso periodo entrò a far parte dei circoli letterari Platen e LenauKlub di Lipsia e Tunnel di Berlino. Completato il suo apprendistato si trattenne ancora nove mesi alla Rosesche Apotheke e si trasferì quindi alla farmacia del dottor Kannenberg a Burg nel Magdeburgo. Successivamente il 1 aprile 1841 si trasferì a Lipsia presso la farmacia Zum Weißen Hirsch del dottor Neubert.

A Lipsia frequentò l’Herwegh Club che recentemente Christa Schultze ha individuato come associazione studentesca progressista e illegale di stampo liberale. Dal 1841 al 1843 pubblicò regolarmente poesie sul “Die Eisenbahn” di Robert Binder. Da queste poesie, che esprimono malcontento politico, si deduce l’appartenenza di Fontane al gruppo dei giovani letterati “Vormärz”. Anche nella corrispondenza giornalistica da Dresda, dove nel frattempo si era occupato nella “Salomonis Apotheke” del dottor Struve, si riscontra uno spirito politicamente polemico ma arguto e spiritoso. In questo periodo a Dresda tradusse l’Amleto di Shakespeare e vari poeti inglesi di matrice socio-politica come John Prince. Ma ancora non era deciso nel dedicarsi completamente alla carriera letteraria alla quale continua ad abbinare, di pari passo, quella di farmacista ai fini della quale continua a studiare e dare esami. Infatti nel 1842 rifiuta l’offerta editoriale della “Eisenbahn”. A più riprese, nel 1843 e nel 1845, lavorò presso la farmacia del padre che nel frattempo si era trasferito con la famiglia a Letschin nell’Oderbruch.

Dal 1 aprile 1844 al 1 aprile 1845 prestò servizio volontario nel reggimento “Keiser Franz”. Tra maggio e giugno del 1844 fece un viaggio a Londra di poco più di due settimane insieme all’amico Ruppin Herman Scherz. Strinse amicizia con il tenente Bernhard von Lepel che prestava servizio nello stesso reggimento e con il quale condivideva gli stessi interessi letterari. Questa amicizia gli schiuse le porte di altri circoli letterari tra cui il Tunnel über der Spree nel quale entrò ufficialmente il 29 settembre 1844 con il nome “Lafontaine”. Questo fu determinante per il suo sviluppo letterario e per allontanarlo dal “Vormärz” e dal suo orientamento politico.

La sua collaborazione, già sporadicamente iniziata nel 1843, con la rivista “Morgenblatt für Gebildete Leser” divenne costante e più organica. Nel 1847 comparve in questa rivista Preußischen Feldherrn e nel 1850 il suo poema epico Von der schönen Rosamunde. Nel 1851 venne pubblicata la sua prima raccolta di poesie. Nel 1852 curò la pubblicazione del Deutsches Dichteralbum (album dei poeti tedeschi) che ebbe un buon successo con quattro edizioni fino al 1858. La più completa e interessante trattazione di questa associazione di poeti e letterati la offre Ernst Kohler nel suo studio Die Balladendichtung im Berliner «Tunnel über der Spree». Certamente l’influenza di questo ambiente su Fontane fu grande, anche se recentemente nuove ricerche tendono a vedere con occhio più critico questo periodo e a valutare che la permanenza nel “Tunnel” abbia portato l’autore a correre il rischio di insabbiarsi in un vicolo cieco. Ma ovviamente questa esperienza non va vista isolatamente ma contestualizzata nella situazione sorico-letteraria generale. Fu comunque probabilmente l’esperienza più importante nella vita di Fontane che mantenne i contatti con i gruppi “Rütli” ed “Ellora”, formatisi nell’ambito del Tunnel, fino alla fine della sua vita. Fra i membri si trovavano ufficiali, nobili, funzionari, oltre che ovviamente poeti e artisti come Paul Heyse o Adolf von Menzel. Ovviamente questo determinò anche una svolta rispetto al suo precedente sviluppo intellettuale, non mancando come inevitabile conseguenza di generare contraddizioni.

Anche alla luce di questi fatti c’è da dire che la vita e la produzione letteraria di Fontane, in cui ormai si riconosce, anche fuori dei paesi tedeschi, uno dei grandi realisti europei dell’Ottocento, si articolano in periodi che riproducono fasi parallele nella storia del suo paese: dalla fine della Restaurazione ai moti del ’48; successivamente i due decenni di stabilizzazione e di unificazione nazionale che hanno il loro apice nella proclamazione del Kaiserreich; infine i decenni della pax bismarckiana che si conclude con la destabilizzazione operata da Guglielmo II.

Grazie a Wilhelm von Merckel nel 1850 entrò al servizio di un governo reazionario, che fino a poco tempo prima aveva osteggiato e attaccato e addirittura dieci anni dopo, grazie a Georg Hesekiel si impiegò al “Neuen Preußischen (Kreuz-)Zeitung” giornale ultra conservatore. Negli anni precedenti, in particolare nell’agosto del 1848 aveva invece pubblicato su “Berliner Zeitungshalle” – organo del comitato centrale dei democratici tedeschi – quattro saggi sui problemi della libertà e sulla posizione problematica della Prussia in merito a questo argomento. Questo attesta la sua partecipazione almeno intellettuale ai moti del ’48.

Nello stesso periodo si occupa anche di storia inglese del XVII secolo, del periodo di Carlo I e della guerra civile sotto Cromwell; da questi studi scaturisce anche il frammento drammatico Carl Stuart. Guardando retrospettivamente a questo periodo in Von Zwanzig bis Dreißig Fontane spiega il suo ammorbidimento politico con evidente autoironia.

Fontane, che durante i moti rivoluzionari del ’48 aveva lavorato come assistente nella farmacia “Zum Schwarzen Adler” situata nel centro di Berlino, – pur avendo conseguito il diploma di farmacista di prima classe continuava ad occuparsi come commesso, non avendo le risorse per gestire autonomamente una farmacia – si trasferì all’ospedale cristiano Bethanien il 1 settembre 1848 grazie alla mediazione di un amico di sua madre, il pastore Ferdinand Schultz; il suo compito era la formazione di due diaconesse in farmacia nell’ambito di questo ospedale che era stato fondato da Federico Guglielmo IV. Questa attività gli lasciò molto tempo per la sua opera letteraria e l’ambiente conservatore non tolse nulla ai suoi sentimenti rivoluzionari, come mostra chiaramente la sua corrispondenza con Lepel.

Fu l’ultimo esercizio della sua professione di farmacista, perché terminato il suo lavoro a Bethanien decise di intraprendere la carriera di scrittore indipendente e iniziò come corrispondente da Berlino per “Dresdner Zeitung”, giornale di tendenza radicale e democratica al quale collaborò dal novembre 1849 all’aprile 1850. Da maggio dello stesso anno in poi iniziò invece un avvicinamento alla stampa governativa dapprima con articoli sulla “Deutsche Reform”, curata dal membro del “Tunnel” Werner Hahn, e infine col lavoro nel “Gabinetto letterario”, sviluppatosi sotto la direzione di Wilhelm von Merckels. Ragioni pratiche, progetti matrimoniali e la necessità di sicurezza economica possono essere la principale spiegazione di questa rapida conversione, ma certamente il ripiegamento generale della borghesia tedesca dopo la fallita rivoluzione giocò un ruolo non di poco conto. Ma il passo, una volta compiuto, significò per Fontane il trovarsi, dapprima con disagio e tentennamenti e sempre in posizione ambigua, in un campo politico al quale in realtà non apparteneva.

Il 16 ottobre 1850 Fontane sposò Emilie Rouanet-Kummer, con la quale si era fidanzato alla fine del 1845. Era una berlinese anch’essa di origine francese-ugonotta.

Nel breve scritto Unsere lyrische und epische Poesie seit 1848 (La nostra poesia lirica ed epica dopo il 1848, 1853), lo scrittore fa una decisa professione di fede realista, abiurando per sempre il romanticismo epigonale della produzione precedente.

Con qualche interruzione, Fontane lavorò fino alla fine dell’agosto 1855 nel “Gabinetto letterario”, poi ribattezzato “Ufficio centrale per la stampa”. L’occupazione gli lasciava tempo per il lavoro letterario; intraprese la pubblicazione di un giornale di racconti l’«Argo», e si dedicò a lezioni private di storia, che lo introdussero nell’ambiente della famiglia von Wangenheim.

Nel settembre 1855 Fontane si recò in Inghilterra per conto della “Zentralpreßstelle”, giungendo così a realizzare un desiderio accarezzato da anni. Durante il suo secondo viaggio in Inghilterra, nell’estate del 1852, aveva già tentato di aprire una filiale a Londra. Fallito il suo incarico, fallita l’instaurazione di una corrispondenza tedesco-inglese, interrotta già nel marzo 1856, Fontane lavorò per la “Zentralpreßstelle” come addetto stampa e grazie all’ambasciatore prussiano a Londra, il conte Bernstorff, divenne cronista letterario. Nel 1857 potè trasferire la sua famiglia a Londra.

Gli anni dell’Inghilterra furono cruciali per lo sviluppo e la maturità di Fontane. Il suo sguardo si fece più ampio, le sue conoscenze, che riteneva inadeguate, si approfondirono attraverso attenti studi della storia e delle istituzioni inglesi; sviluppò soprattutto le sue doti giornalistiche.

La lettura di Thackeray, Dickens, più tardi George Eliot e altri scrittori inglesi contemporanei, sovrapponendosi alla vecchia passione per Walter Scott gli fornirono un modello di narrativa di cui Fontane saprà fare una variante originale rapportata alla realtà tedesca.

Scrisse per giornali di orientamento politico estremamente diversificato come la “Vossische Zeitung”, la “Neue Preußische (Kreuz-) Zeitung”, la “Zeit” (in seguito chiamata “Preussische Zeitung”) e altri giornali e riviste. Preferiva gli articoli di commento e riflessione alla cronaca politica, attività che fu il preludio ai suoi libri sull’Inghilterra, con i quali Fontane concretizzò definitivamente il passaggio da poeta a scrittore di prosa. Alla luce dei numerosi articoli di Fontane sull’Inghilterra, le conclusioni sulle sue convinzioni politiche possono essere tratte solo con estrema cautela. Nell’Inghilterra vittoriana poté mantenere una certa libertà e indipendenza.

L’era reazionaria di Otto Theodor von Manteuffel terminò quando il principe Guglielmo di Prussia divenne reggente nell’ottobre 1858. Fontane, spinto probabilmente anche da ragioni personali legate alla sua attività letteraria, prese il cambio di governo come una ragione esterna per mettere fine al suo soggiorno in Inghilterra.

La vita economico-politica e culturale della capitale britannica, allora veramente centro del mondo, era caratterizzata da una straordinaria libertà di giudizio, un senso realistico delle cose, un’apertura cosmopolita. Tutto questo diverrà, unitamente a una forte carica di humour, la connotazione essenziale della sua persona e si manifesta già nelle eccellenti corrispondenze giornalistiche, nelle lettere, nelle acute prose di Ein Sommer in London (1854). Nel 1859/1860 furono raccolti e pubblicati in volume i saggi realizzati in Inghilterra e pubblicati sui giornali: Aus England, Jenseit des Tweed (1860) e Aus England. Studien und Briefe über Londoner Theater, Kunst und Presse (1860).

Con il suo ritorno a Berlino nel gennaio 1859, era il momento di iniziare una nuova vita. Paul Eyse cercò di portarlo alla posizione di bibliotecario privato per il re bavarese a Monaco di Baviera, ma il tentativo non ebbe successo. Ma poi Fontane trovò un collegamento, per un breve periodo, con il nuovo governo più liberale, dapprima in un rapporto libero e indipendente, e da metà luglio di nuovo con un impiego fisso nell’ufficio stampa centrale, ora guidato da Max Duncker. Sembrava un’opportunità per uscire dalla dicotomia decennale insita nel suo lavoro con governi reazionari e per lavorare finalmente con uomini le cui politiche fossero più in linea con le sue opinioni. Ma un incidente un po’ sfortunato, un’ingenuità tattica di Fontane attraverso la pubblicazione prematura di un messaggio confidenziale, rese difficile il rapporto di lavoro, inducendo un disagio che non gli si addiceva affatto e che non poteva sopportare. Il lavoro ufficiale di Fontane per il governo prussiano cessò definitivamente nel dicembre 1859.

L’anno 1859 è un anno di transizione: gli sforzi per raggiungere la sicurezza economica per un’esistenza tranquilla falliscono, ma con le sue prime peregrinazioni nella regione del Brandeburgo si apre una nuova strada, che lo avrebbe avvicinato lentamente ma con costanza al suo destino artistico.

L’anno 1860 porta a comunque a Fontane l’agognata tranquillità economica. Grazie alla mediazione del suo amico del circolo “Tunnel” Georg Hesekiel, Fontane si unì alla “Neue Preußische (Kreuz-) Zeitung” il 1 giugno 1860, come redattore della sezione inglese. Da questo momento i problemi pratici della vita divengono relativamente semplici. Berlino rimane il suo luogo di residenza fino alla fine della sua vita; dall’ottobre 1872 non cambiò più appartamento (Potsdamer Straße 134c). Il matrimonio aveva già prodotto due figli, George, nato nel 1851, e Theodor, nato nel 1856, (altri figli erano morti infanti); nel 1860 nasce la figlia Martha; Friedrich, nato nel 1864, sarà in seguito quello che curerà la pubblicazione delle opere del padre. Il lavoro editoriale lasciava a Fontane il tempo per dedicarsi alla propria opera letteraria.

Il primo numero dei Wanderungen andò in stampa tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 1859, e il primo volume uscì alla fine del 1861. Si tratta di una originale, penetrante e minuziosa rappresentazione del paese, sul cui passato, rivissuto attraverso i cimeli, le memorie storiche e il paesaggio, Fontane proiettava la sua partecipazione agli eventi della Prussia contemporanea. Fu impegnato con i lavori sul Margraviato del Brandeburgo fino al termine della sua vita: l’ultimo volume uscì nel 1882. Si può dire dei Wanderungen, che non vi sia esempio analogo nell’ambito della letteratura di viaggio per come riesce a coniugare descrizioni, storia e aneddoti, con brani assolutamente brillanti.

I progetti per il romanzo For dem Sturm prendono forma tra il 1860 e il 1862. Con lo scoppio della guerra dello Schleswig-Holstein, l’anno 1864 aprì a Fontane un campo tutto nuovo, quello della storiografia di guerra, che insieme alle altre due guerre bismarkiane del 1866 e del 1870/1 lo occuparono per dodici anni. In conseguenza di questa occupazione Fontane viaggia sui teatri di guerra (maggio e settembre 1864 nello Schleswig-Holstein e in Danimarca; agosto e settembre 1866 in Boemia e Germania meridionale; settembre 1870 e aprile/maggio 1871 in Francia), e ne scaturiscono articoli e resoconti di grande interesse che si concretizzeranno nella pubblicazione di tre libri. Questi scritti si distinguono per la chiarezza e la qualità essenzialmente letteraria dello stile, che rende comprensibili al lettore non specialista dettagli tecnici e manovre complicate, per la magistrale descrizione del contesto storico e politico e del terreno in cui si svolgono le ostilità, dei momenti cruciali delle battaglie e della sua drammatica rievocazione. Le descrizioni sono esenti dalla ristretta partigianeria nazionale e capaci invece di entrare nelle menti e negli atteggiamenti dei soldati del fronte opposto. Sono queste qualità che hanno assicurato la sopravvivenza delle sue storie militari, mentre gli studi specialistici dell’epoca, scritti da persone che si rifiutavano di credere che un semplice civile fosse in grado di scrivere del loro mestiere, sono da tempo sprofondati nell’oblio.

Durante uno di questi viaggi viene catturato come spia davanti alla casa natale di Giovanna D’Arco a Domremy e rimane prigioniero di guerra per circa due mesi; questa esperienza viene raccontata in Kriegsefangen, Erlebtes 1870.

Nella biografia di Fontane, Hans-Heinrich Reuter scrive che i più grandi pregi dello scrittore erano la sua capacità di acuta osservazione, le sue doti critiche e il suo senso della storia, e che erano questi fattori, gradualmente sviluppati e reciprocamente autosufficienti, a costituire la sua originalità e a determinare il carattere della sua opera.

Il decennio 1860-1870 fu decisivo perché i i suoi contemporanei lo considerassero un conservatore. Prima il collegamento con “Kreuzzeitung”, il giornale estremamente conservatore della nobiltà prussiana, il primo volume delle Wanderungen durch die Mark Brandeburg (Reuter lo chiama “Libro prussiano” di Fontane), fino ai suoi libri sulle guerre, tutto contribuisce a rafforzare questa opinione. Anche se il suo rapporto con “Kreuzzeitung” fu fin dall’inizio ambiguo, era tuttavia inevitabile che certe influenze diventassero evidenti, tanto più che Fontane nei suoi “vagabondaggi” entrava in contatto con gli stessi circoli sociali che questo giornale rappresentava.

Nel 1870 iniziò per Fontane una nuova fase di vita. Il 20 aprile si dimise dal suo posto fisso al quotidiano “Kreuzzeitung”, facendo dipendere la sua intera esistenza economica dalla sua opera letteraria. Per la prima volta negli ultimi due decenni, Fontane aveva raggiunto l’indipendenza intellettuale. Questo influenzò tutto il suo ulteriore sviluppo interiore. Nel giugno stipulò un contratto con la “Vossische Zeitung”, per occuparsi della critica teatrale, e la stessa occupazione realizza anche per il “Kgl. Schauspielhaus Berlin”; diede sempre prova di grande scrupolo professionale e di pronta attenzione verso le tendenze più avanzate della letteratura drammatica dell’epoca. Questa occupazione gli fornì una certa base economica, sempre modesta certamente, e al tempo stesso gli garantì un’attività adeguata ai suoi interessi e alle sue capacità critiche, attività che svolse – salvo due brevi interruzioni – fino alla fine del 1889, cioè per vent’anni. La prima interruzione fu causata dalla già citata prigionia nell’autunno del 1870; l’altra dalla sua posizione temporanea di segretario permanente dell’Accademia delle Arti di Berlino, una posizione di alto funzionario che assunse il 6 marzo 1876. Alla fine di maggio dello stesso anno presentò le dimissioni e si dimise formalmente il 31 ottobre 1876. Questo tentativo di riconquistare una maggiore sicurezza materiale per il sostentamento della sua famiglia fallì, perché sostanzialmente era un’inversione del cammino verso l’indipendenza che era stato intrapreso nel 1870. Fontane ne era consapevole, da qui la crisi e le dimissioni.

Nel 1874 e 1875 compì due brevi viaggi in Italia sempre in relazione alla sua attività di critico teatrale per la “Vossische Zeitung”.

Dopo il 1876, l’attività letteraria di Fontane fu ininterrotta. Nel 1878 esce il suo primo romanzo, dopo una gestazione più che ventennale, Vor dem Sturm, una pietra miliare nello sviluppo artistico di Fontane: era un romanzo ancora legato alla rievocazione storica, naturalmente in Prussia, vista attraverso una vicenda privata alla vigilia della riscossa nazionalistica del 1813. Il romanziere prende a questo punto il deciso sopravvento.

Quando pubblicò il suo primo romanzo Fontane aveva quindi 58 anni; questo fu seguito da altri sedici romanzi, «sempre uno più bello dell’altro» – come ebbe a dire un grande ammiratore di Fontane, Thomas Mann – che stabilirono la sua reputazione nel ventesimo secolo come il miglior romanziere realista della Germania.

Dapprima vennero due romanzi brevi d’impianto novellistico-popolare e di trama alquanto fosca: Grete Minde (1880), ambientato nella Germania sconvolta dalla guerra dei Trent’anni; e l’anno dopo Ellernklipp (Il burrone degli ontani), che sullo sfondo di una provincia montana dominata da superstizioni e pregiudizi, narra la storia di una giovane donna vittima e partecipe essa stessa dell’ambiente. A queste due opere si possono associare i posteriori Unterin Birnbaum (Sotto il pero) del 1885 e Quitt (Pari e patta), in quanto entrambi sono il racconto di un fatto criminale alfine svelato.

I delicati ritratti di Fontane della vita delle donne nella società di fine Ottocento sono insuperabili nella letteratura europea. Con L’adultera (1882), così titolato anche in lingua originale per l’allusivo riferimento a un dipinto del Tintoretto, Fontane imbocca il filone più fruttuoso e congeniale della sua narrativa, cioè le storie di unioni o passioni morganatiche e di adulterio, in stretta connessione con i costumi e la morale della società tedesca del tempo. Cécile (1886), Irrungen, Wirrungen (1888), Frau Jenny Treibel (1892) ed Effi Briest (1895) si concentrano sui problemi dell’amore e del matrimonio, mentre le ultime opere Die Poggenpuhls (1896) e Der Stechlin (1898) forniscono umoristici ritratti di famiglia della società prussiana in declino.

La passione storica che – in forme post-romantiche, retrospettive e leggendarie – aveva retto gli esordi e – in forma cronachistica – il periodo mediano della produzione di Fontane, si ripresenta qui in un modo sottile e indiretto come sguardo acuto alla storia in atto, nella sua concretezza di un salotto berlinese di nuovi ricchi o di un diroccato castello della Marca dove tramonta una stirpe aristocratica che era stata gloriosa. Sebbene tutto sia solo conversazione più o meno quotidiana e svagata, sebbene non accada nulla di sensazionale, il lettore avverte in questi romanzi lo spessore di una consapevolezza storica che riassume il destino della Germania moderna, dalla sua prima costituzione nel mirabile progetto fridericiano fino alla discutibile ma solida realizzazione bismarckiana: e ancora, sul finire del secolo e della propria vita, il vecchio scrittore, attraverso la controfigura del signore di Stechlin, preconizza con profonda tristezza l’involuzione e l’avventurismo dell’incipiente era guglielmina e sembra presagire i disastri che questo sviluppo annunciava al nostro tempo.

Il tredicesimo romanzo Frau Jenny Treibel era appena apparso quando la stesura di Effi Briest, già a buon punto, fu interrotta nel 1892 da una grave malattia. Ciò portò a una crisi psicologica che poté essere superata solo lavorando a Meine Kinderjahre. Segue un secondo volume autobiografico Von Zwanzig bis Dreißig. Le interconnessioni tra queste due opere e gli ultimi grandi romanzi Effi Briest e Der Stechlin sono evidenti. Poco prima della pubblicazione di Der Stechlin, Fontane morì improvvisamente il 20 settembre 1898 nel suo appartamento in Potsdamer Strasse.

Dopo il ritorno di Fontane dall’Inghilterra, ai vecchi amici dei “Tunnel”, “Rütli” ed “Ellora” si erano aggiunti nuovi amici: tra questi merita di essere ricordata almeno Mathilde von Rohr, alla quale era debitore di materiale e resoconti per le sue Wanderungen. In una vivace corrispondenza confida a lei, amica di sua madre, molte delle sue preoccupazioni domestiche e le difficoltà della sua attività di scrittore. Nonostante le frequenti lamentele sul crescente isolamento interno ed esterno, Fontane aveva una vasta cerchia di amici e conoscenti, all’interno della quale era rappresentata la Berlino letteraria, il mondo dei giornali e del teatro, che includeva tra gli altri Ludwig Pietsch, Otto Brahm e Paul Schlenther.

Le residenze estive vengono regolarmente pianificate – Harz, Turingia, Riesengebirge, Mare del Nord, poi Karlsbad – e giovano al lavoro non meno degli stimoli della vita sociale. Anche loro diventano ambientazioni per i suoi romanzi, per esempio Quitt e Cecile. A Schmiedeberg conosce Georg Friedlaender, un funzionario pubblico, che diventa presto il più importante corrispondente di Fontane. Le lettere di Fontane a Friedlaender testimoniano di una notevole lungimiranza politica conseguita in quegli anni. Sono state pubblicate in volume nel 1994 presentate da un saggio di Thomas Mann. I decenni successivi alla fondazione dell’impero portarono enormi cambiamenti nella struttura economica della nazione oltre che in quella sociale e spirituale. Fontane, la cui partecipazione all’attualità è sempre stata vivace, soprattutto in tempo di spinte verso il cambiamento, era ben consapevole del grande fermento che si andava preparando. La sua mente critica ha riconosciuto la fragilità dell’idea conservatrice e le esigenze del futuro. Questo spiega le sue confessioni sempre più democratiche degli ultimi anni, per le quali Thomas Mann coniò la frase “radicalismo dell’età”. Il suo sviluppo artistico in questo periodo può essere visto anche in quest’ottica. La sua conoscenza dei cambiamenti nella struttura sociale in Germania e delle traballanti tradizioni è bene espressa nei suoi ultimi romanzi, che con forza testimoniano appunto di questo cambiamento. Müller-Seidel spiega in dettaglio nel suo libro su Fontane questa evoluzione. In sintesi, si può dire per quest’ultima fase della vita che l’interesse di Fontane per la storia si rivolge sempre più al presente, che le sue opere critiche (teatro e critica letteraria) sono il fertile substrato per il suo lavoro di romanziere e che l’opera di questi suoi ultimi anni rappresenta la sintesi di tutto questo suo lavoro intellettuale.

Fonti:

  • T. Mann, Nobiltà dello Spirito, Milano 1953
  • G. Lukacs, Realisti tedeschi del XIX secolo, Milano 1962
  • C. Jolles, Theodor Fontane. 2. Durchgesehen und argäntze Auflage. Stuttgart, 1976.
  • G.A. Craig, Theodor Fontane Literature and History in the Bismarck Reich. New York-Oxford, 1999
  • M. Rychner, in AA.VV., Da Lessing a Brecht, Milano 1968
  • H. H. Reuter, Fontane, 2 voll., Monaco 1968
  • L. Mittner, in Storia della Letteratura tedesca dal Realismo alla Sperimentazione, Torino 1971
  • G. Sichelschmidt, T. Fontane Lebens-stationen eines grossen Realisten, Monaco 1986.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • L'adultera
    Romanzo
    Partendo dalla storia apparentemente banale di un triangolo amoroso, Fontane disegna il ritratto di una donna dai lineamenti sorprendentemente moderni, capace di scoprire la grande trappola della vita nella sua convenzionale esistenza borghese e che decide di agire per sbarazzarsi del "senso meschino che è associato a tutte le bugie".
  • Effi Briest
    Spesso considerato il capolavoro di Fontane, l'opera, pur nella semplicità della trama, si eleva nella luce di una intensa pietà, di un giudizio morale equanime, di un'arte narrativa propria del grande realismo europeo del secolo scorso nella precisione del dettaglio ma senza forzature veristiche, nel dominio della psicologia ma senza sofismi introspettivi.
 
autore:
Theodor Fontane
ordinamento:
Fontane, Theodor
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