Achille Geremicca nacque a Napoli nel 1897; il padre fu il noto botanico Michele Geremicca. Mostrò predisposizione alla scrittura fin da giovinetto. Lo storico e scrittore Fausto Nicolini, che del padre di Achille fu allievo e poi amico, ricorda un Achille tredicenne che, sollecitato dal padre, lesse “riluttante e arrossendo” i suoi primi lavori letterari. Di questi il Nicolini dice che “nella peregrinità dell’invenzione e nella correttezza e proprietà della forma, facevano già prevedere il fine artista che egli sarebbe divenuto un giorno”.
Dopo la laurea iniziò una carriera di insegnamento di Italiano all’Istituto d’arte; carriera che fu breve, perché preferì dedicarsi ad altra occupazione piuttosto che entrare in conflitto con i suoi ideali politici e morali di stampo liberale, nel momento in cui era diventato praticamente obbligatorio per i docenti di ogni ordine e grado avere la tessera del partito fascista. Il tutto senza mai pubblicizzare o dare risalto a questa sua rinuncia, in sintonia con un carattere schivo e malinconico. Fu quindi collaboratore dell’Archivio storico del Banco di Napoli e del Bollettino che lo stesso Archivio pubblicava. Attività che lo occupò per il resto della sua vita. Nel 1949 in quest’ambito poté ritrovare proprio il Fausto Nicolini che di questa istituzione era divenuto presidente.
Fu amico di Benedetto Croce e frequentatore del Palazzo Filomarino, del quale il Croce aveva acquistato il secondo piano trasformandolo in sede per gli incontri filosofici e letterari che soleva trattenere, frequentatissimi fino al 1925 e sempre più ridotti dopo che il filosofo fu promotore del famoso manifesto che fu forse una delle prime espressioni culturali di avversione al regime da poco insediato.
Dedicatosi all’attività di scrittore nell’ambito della narrativa, il suo romanzo I fantasmi della mia vita – di stampo certamente autobiografico – fu premiato al concorso della Società degli autori di Roma nel 1925. Cinque anni dopo fece seguito un altro romanzo, Commedia di maggio e successivamente, nel 1932 uscì il volume di novelle Amore mattutino. Si sentì però più portato per la poesia e, nonostante queste opere in prosa avessero ottenuto buoni riscontri dalla critica, abbandonò la narrativa per dedicarsi appunto ai componimenti poetici. Sempre nel 1930 tradusse dal tedesco il libretto del pittore e poeta August Kopisch Scoperta della grotta azzurra nell’isola di Capri libretto che a fine ’800 aveva avuto parecchia notorietà e non era stato ancora tradotto in italiano. Nel 1937, in occasione del matrimonio di Elena Croce, figlia di Benedetto, con Raimondo Craveri, compose una raccolta di versi.
Alla caduta del fascismo e già sotto l’occupazione del meridione d’Italia da parte delle truppe alleate, si dedicò più compiutamente al giornalismo. Attività alla quale si era dedicato già dalla prima giovinezza collaborando con “Il Mattino” di Serao e Scarfoglio. Quando la nota rubrica “Mosconi” – dedicata a cronache mondane ma anche a ricordi e divagazioni varie – fu affidata a Ugo Ricci (che scriveva con lo pseudonimo Triplepatte), l’intuito di quest’ultimo lo portò ad avvalersi della collaborazione del Geremicca. L’attività nella rubrica “Mosconi” portò anche a processi per diffamazione. Novelle e articoli a sua firma furono anche pubblicati da alcuni quotidiani tra i quali “Il giornale d’Italia”. La sua meticolosità e coscienza morale tuttavia lo ponevano lontano da quelle forme di giornalismo con caratteristiche di estemporaneità che cominciavano a dilagare in quegli anni. Ma fu appunto dopo l’8 settembre del 1943 che si trovò quasi catapultato a forza nei gorghi redazionali di un quotidiano.
Trovando che la ripresa di una attività culturale libera e civile in una città che per la guerra e il fascismo aveva molto sofferto fosse necessario un quotidiano che prendesse il posto della stampa asservita al potere, le truppe alleate e il Comitato di Liberazione – pare con qualche contrasto – affidarono a Floriano Del Secolo, giornalista e docente vicino a Benedetto Croce, la direzione del quotidiano “Il Risorgimento” che iniziò le pubblicazioni nel 1944. Del Secolo volle tra i suoi collaboratori Salvatore Aversa, Francesco Flora (che era riuscito a tornare avventurosamente a Napoli attraversando le linee tedesche), Gino Doria e Achille Geremicca. La redazione si riuniva a casa di Del Secolo a San Carlo delle Mortelle e aveva da barcamenarsi tra la tutela delle autorità occupanti e gli aneliti e la fiducia per la ritrovata libertà e l’azione risanatrice che il quotidiano si proponeva di condurre nell’ambito di questa libertà. Nonostante le accuse, per lo più ingiuste, di asservimento allo straniero, Del Secolo e la sua redazione seppero districarsi con abile diplomazia, ma talvolta anche con estrema determinazione, tra le interferenze delle autorità d’occupazione e l’esigenza di tenere alta la dignità del giornale.
Il Geremicca si occupò in una prima fase della cronaca cittadina, forse non troppo congeniale alla sua natura pacata, ma che condusse comunque soffermandosi di preferenza sui fatti concernenti la vita universitaria, l’arte, la cultura, il costume. Geremicca contribuì anche con articoli editoriali e con corsivi polemici sempre improntati – con l’Italia ancora divisa in due – a richiami alla concordia e alla pace. Dopo un anno gli venne affidata la critica drammatica prima nel “Risorgimento” e poi anche nel “Mattino”, e mantenne il suo posto pur nel succedersi frenetico di proprietà, amministrazioni e direttori di questi giornali, a testimonianza di come fosse apprezzata la sua integrità e dignità professionale. Inserendosi nella tradizione della critica teatrale napoletana di Riccardo Forster e Saverio Procida, Geremicca portò nella sua critica anzitutto un metodo che aveva le radici evidenti nell’estetica crociana.
Morì a Napoli nel 1951.
Fonti:
- F. Nicolini, B. Croce, G. Doria, R. Franchini: Ricordando Achille Geremicca. Napoli 1952.
- F. Cavara: Michele Geremicca: commemorazione. Napoli 1922.
- V. Cilento: Le poesie di Achille Geremicca. Napoli 1956.
- G. Doria: Resoconto stenografico del processo di diffamazione a carico di Alessandro Cutolo, Gino Doria, Achille Geremicca, Mario Montereggio, Fausto e Benedetto Nicolini, Riccardo Ricciardi e Francesco Schlitzer. Napoli 1932.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Amore mattutino
Novelle
Preziosa raccolta di novelle questa di Geremicca, nelle quali, con una scrittura estremamente curata, l’autore presenta il cuore umano che sogna e che si tormenta, la passione d’amore che si abbatte su anime buone per le quali non possiamo non provare una partecipe pietà. - Commedia di Maggio
Romanzo
Il romanzo, la cui lettura è certamente piacevole, è pervaso da un’atmosfera serena e pittoresca, malinconica ma con leggerezza, senza cadute nella disperazione e senza picchi di entusiasmo, che fa da sfondo ad una miriade di episodi e personaggi minori. - I fantasmi della mia vita
Romanzo
Opera autobiografica nella quale l’autore racconta la sua vita piena di fantasmi e paure, dall’infanzia alla maturità di uomo sognatore ed idealista. Le pagine, pur delicate e ricche a volte di potenza e stile, sembrano un preludio ad una narrazione più strutturata che si realizzerà nel successivo Commedia di Maggio. - La virtù di Cenerentola e altre poesie
L’opera ripropone la favola classica con grande originalità, arricchendola di una simpatica e pungente satira e aggiungendo tratti di umanità e di egoismo a Cenerentola. Il testo fa emergere già una sicurezza della forma nonostante la giovane età dell’autore.