Amalia Guglielminetti nacque a Torino il 4 aprile 1881.
Il padre, un piccolo industriale, muore quando lei ha solo cinque anni. Viene accolta in casa del nonno paterno, Lorenzo, con tutta la sua famiglia, cioè la madre e i tre fratelli Ernesto, Emma e Erminia. Il nonno, molto religioso e legato ai valori tradizionali di un cattolicesimo ortodosso, delega l’educazione della piccola Amalia ad istituti privati sempre di stretta osservanza cattolica e spesso con caratteristiche di convento.
A soli ventidue anni pubblica la sua prima raccolta di poesie, Voci di Giovinezza, di impronta ancora carducciana. Nell’inquieto ambiente culturale di Torino dove frequentava la Società di Cultura insieme a Thovez, Pastonchi, Graf, Gozzano, Borgese forgiò il suo personaggio di “donna appassionata e sensuale, dominatrice e crudele, ardente e sensibile vestita all’ultima moda di Parigi secondo lo schema del gusto liberty” (Giorgio Barberi-Squarotti).
Nel 1907 pubblicò Le vergini folli, dove le esperienze del chiostro si rivelano più apertamente, insieme però ai temi che saranno dominanti nei successivi lavori.
La lettura di Le vergini folli e il loro incontro alla Società di cultura, spinge il poeta Guido Gozzano a interessarsi di Amalia dando vita alla loro storia che trova testimonianza nell’interessante carteggio pubblicato da Garzanti a cura di S. Asciamprener nel 1951.
Le accoglienze della critica a Le vergini folli sono positive. Non solo Gozzano, che esprime il suo entusiasmo in una lettera all’autrice e in un articolo apparso sul n. 7-8 di «La Rassegna latina» del 1907, ma anche Arturo Graf e Pastonchi scrivono recensioni molto positive. Borgese ne parla nel suo libro La vita e il libro e il giudizio che ne dà è sicuramente molto incoraggiante (artista di tale strepitosa forza che bisogna lasciarla sola).
Non mancano naturalmente giudizi negativi: G. S. Gargano, nella rivista «Il Marzocco» di Firenze (anno XVIII, n. 29), pubblicava un giudizio poco favorevole, e soggiungeva: “Un gran dolore però è in fondo a tutta la lussuria di queste pagine; almeno così ci assicura la poetessa”. E Alfredo Panzini, in altro brillante e sarcastico articolo, pubblicato nel «Secolo di Milano» (28 febbraio 1914), diceva alla sua volta che l’autrice ha una bella tempra d’artista, ma che l’editore aveva fatto bene ad usare per questo volume «copertura grigia e non candida», avuto riguardo alle grandi scollacciature, per non dir di più, di quelle pagine.
Attraverso il carteggio sopra menzionato si ricostruisce il quadro della relazione con Gozzano, che il poeta vede in una dimensione “tutta letteraria, tutta scritta e cerebrale” e che Amalia stenta invece a non cercare di trasformare in una solida relazione d’amore. Ma tra gli alti (un incontro tra il 1 e 9 dicembre 1907) e i bassi (testimoniati dalla lettera di Gozzano del 24 maggio 1908) di questa relazione, nasce comunque la raccolta poetica Le seduzioni, dove insieme a una più determinata “Avidità di vivere” si mescola un’amara rinuncia all’amore sognato nelle precedenti raccolte poetiche.
L’influenza autobiografica e della relazione con Guido appare evidente, ma Amalia sa andare comunque oltre, collocandosi con autorevolezza nella storia letteraria italiana del primo novecento. D’Annunzio la definirà l’unica vera poetessa che abbia oggi l’Italia.
Sempre nel 1909 – e ormai la relazione con Guido ha segnato il raggiungimento dell’«ora dell’amicizia» – pubblica il volumetto di poesia Emma dedicato alla sorella morta di tifo a soli 29 anni. Tale opera si trova poi ripubblicata in I serpenti di Medusa (1934).
Le idee che Amalia matura a proposito della mascolinità rappresentata da Gozzano si esprimono dapprima in un articolo su «La Stampa», di cui è collaboratrice, e poi nel nuovo volume di poesie L’Insonne pubblicato nel 1913. La lirica di apertura, Risposta a un saggio, appare verosimilmente la risposta alle poesie di Gozzano L’onesto rifiuto e Una risorta.
L’insonne è in pratica l’ultimo lavoro poetico di Amalia Guglielminetti, che solo nel 1934 pubblicherà il già menzionato I serpenti di Medusa, dove però le novità sono poche e la preponderanza è per la parte antologica della produzione poetica precedente. Su L’insonne il giudizio che ne diede il giornale «La Donna» (20 giugno 1913) fu questo:
«Artisticamente parlando, l’Insonne è una sicura ed alta affermazione. La Guglielminetti vi è intera: con una materia sua, con una forma sua, con uno stile suo. Le Seduzioni già avevano svelato il suo ingegno robusto, dato la nota fondamentale del suo temperamento e quindi della sua poesia, segnate le qualità e le audacie. Le prime liriche sono forse di più dilettevole lettura, più varie di tono se non di sostanza; le nuove sono monocordi, ma molto più mature e profonde. Là ancora si possono risentire influenze letterarie; qui la personalità artistica dell’autrice emerge forte, indipendente, caratteristica e s’impone. L’Amante ignoto l’ha guarita da ogni influsso dannunziano… Lo stile conciso, serrato, sdegnoso di aggettivi, è un martello che batte il suo distico e lo piega a movenze originali, con un’armonia aspra talvolta di dissonanze, ma che foggia e scolpisce e incide la sua materia con segno gagliardo. Certo la Guglielminetti nell’Insonne si è occupata più di dar preciso e forte rilievo al suo concetto, che di forbire la sua parlata e il suo verso; dopo la minaccia di virtuosismo che aveva fatto capolino in alcuni brani dell’Amante ignoto, questo più secco colpo di pollice con cui plasma la sua materia ha un merito grande anche se dobbiamo notarne qualcuno trascurato o meno sicuro e meno efficace. Forma e sostanza si compenetrano mirabilmente, sì che l’espressione muta, pronta e fedele, con una gamma delicatissima ad ogni fluttuar del pensiero, ha snelle insidie, punte acute, improvvise asprezze, languori morbidi, il tutto chiuso nel breve esametro raddoppiato e rimato alterno… Io vedo nell’Insonne non solo un’affermazione, ma un orientamento verso una via più ampia, verso una più complessa e composta verità: credo la Guglielminetti destinata a segnare un’orma profonda nella poesia italiana”.
Nel 1911 cura l’introduzione al volume di Versi di Edmond M. Dodsworth, il futuro primo traduttore italiano dell’opera di William Blake, edito a Torino dai Fratelli Pozzo.
Si può quasi affermare che la relazione con Gozzano abbia prosciugato l’ispirazione poetica di Amalia. Il suo primo lavoro in prosa è del 1913 (I volti dell’amore). Non c’è vera frattura: i personaggi femminili delle sue opere narrative restano in linea con le tematiche che maggiormente erano presenti nei componimenti poetici precedenti. Abbiamo persino la protagonista di La Signora della quiete che muore “dell’indifferenza del suo amante” e si tratta di morte davvero inquietante…
Amalia scriverà ancora versi ma solo per volumi dedicati all’infanzia (Il ragno incantato, La reginetta Chiomadoro, Fiabe in versi). Afferma che il raccontare favole ai ragazzini “la riposa”.
La critica reagisce in modo contraddittorio alla nuova produzione in prosa della scrittrice, spesso giudicata esibizionista e “femminile”. Cosa si intenda per “femminile” in questo caso lo esplicita Boine quando invita la Guglielminetti a leggere Weininger… Serra addirittura ridimensiona anche quella produzione letteraria che era stata accolta positivamente in precedenza.
In questo periodo Amalia, lavorando ad alcune riviste alle quali collabora, conosce Dino Segre (Pitigrilli) che per le stesse riviste scrive poesie e prosa comica e burlesca. Differenza di età (il Segre è più giovane di 12 anni) e di carattere rendono improbabile questa relazione che comunque durerà fino al 1924. Biancotti in Poeti di Piemonte racconta che Gozzano, informato della nuova relazione di Amalia, abbia esclamato: «Povera Amalia, ecco una delle sue solite “crisi” di bontà! Meglio se rimanesse perfida!»
Nel 1911 pubblica L’amante ignoto, la sua prima opera teatrale e, forse, omaggio a D’Annunzio. Quest’opera conosce una iniziale notorietà grazie anche alla nota attrice Lyda Borelli che ne recita qualche scena nel salotto Donna di Torino, mandando in visibilio l’uditorio. Nel 1917 esce Nei e cicisbei e nel 1919 Il baro dell’amore. Le rappresentazioni di queste opere saranno spesso un clamoroso insuccesso.
Aumenta invece la fortuna delle opere di prosa: tra il 1915 e il 1920 Anime allo specchio, Le ore inutili, La porta della gioia e il romanzo Gli occhi cerchiati d’azzurro. Nel 1923 esce il romanzo La rivincita del maschio; qui è più evidente l’influenza di Pitigrilli e la pubblicazione di questo testo da parte dell’editore Lattes procurerà ad Amalia anche problemi giudiziari. Guai che si intensificheranno quando, interrotta la relazione con Pitigrilli e fondata la rivista «Seduzioni» “raccolta quindicinale di novelle seducenti” – alla quale collaboreranno anche scrittori come Marinetti, Bontempelli, Pirandello, Trilussa, per citarne solo alcuni tra i più noti – userà quest’ultima come tribuna per attacchi personalistici contro l’ex amante e la sua rivista «Le grandi novelle». Tra denunce, calunnie, querele e controquerele, si termina con una condanna di quattro mesi di reclusione alla Guglielminetti che pare avesse falsificato alcune lettere di Pitigrilli nel tentativo di far passare lui – informatore OVRA – per antifascista… Queste vicende giudiziarie non portano beneficio alla vita letteraria di Amalia, che chiude nel 1928 la rivista «Seduzioni» e in pratica cessa la sua produzione letteraria. Questo non le evita un terzo processo per oltraggio al pudore, nel 1935, per un articolo sulla rivista «Cinema illustrazione» dedicato all’attore Jach Le Rue. Difesa dal celebre avvocato Cassinelli viene assolta perché il fatto non costituisce reato.
Si trasferisce a Roma nel 1935 cercando uno sbocco alle sue attività letterarie nell’ambiente giornalistico, ma con scarso successo.
Torna a Torino nel 1937 dove fino alla morte condurrà una vita appartata.
Muore il 4 dicembre 1941 in seguito a setticemia provocata da una ferita che si era procurata qualche giorno prima cadendo da una scalinata nel tentativo di raggiungere il rifugio antiaereo poiché era partito l’allarme per il bombardamento che stava per incombere su Torino.
Aveva lasciato poco tempo addietro le sue volontà relative alle modalità di sepoltura (una tomba a piramide con l’iscrizione “Essa è pur sempre quella che va sola”) e l’istituzione di un premio letterario a suo nome. Entrambe le richieste non saranno realizzate. È sepolta al cimitero monumentale di Torino, e il suo valore di poetessa è oggi quasi completamente dimenticato e ignorato.
Bibliografia
Poesia
- Voci di giovinezza,Torino; Roma, Roux e Viarengo, 1903
- Le vergini folli, Torino; Roma, Societa Tip. Ed. Nazionale, 1907
- Le seduzioni, Torino, S. Lattes e C., 1909 – Con introduzione di E. Sanguineti, Palermo, Nuova Editrice meridionale 1990 – a cura di Vanna Zaccaro, Bari, Palomar, 2001
- Emma, Torino, Tip. V. Bona,1909
- L’insonne, Milano, Treves, 1913
- Fiabe in versi, Ostiglia, La scolastica 1916
- Il ragno incantato, Roma; Milano, Mondadori 1922 – Bergamo, Bolis 1927
- La carriera dei pupazzi, Milano, Sonzogno, 1924
- I serpenti di Medusa, Milano, La Prora, stampa 1934 – Artiglio, Mantova, 2004
- Poesie a cura di Grazia Bianchi, Torino : Bottega dell’arte di Penna d’autore, 2005
Narrativa
- I volti dell’amore, Milano, Fratelli Treves,1913
- Anime allo specchio, Milano, Treves, 1915
- Le ore inutili, Milano, F.lli Treves, 1919
- Gli occhi cerchiati d’azzurro, Milano, Italia, 1920
- La porta della gioia Milano, Vitagliano, 1920
- La reginetta Chiomadoro, Roma; Milano, Mondadori,1921
- Le distrazioni di Mimi, Milano, Gandolfi 1922
- La rivincita del maschio: romanzo, Milano, Lattes, 1923
- Quando avevo un amante, Milano, Casa Ed. Sonzogno, 1923
- Il pigiama del moralista, Roma, Fauno, 1927
- Tipi Bizzarri, novelle, Milano, Mondadori, 1931
- Passione, novella in: L’uomo che è mio di Luciana Peverelli, Rizzoli 1940.
- Il cuore tardo, Pisa, ETS 1985
Teatro
- L’amante ignoto, poema tragico, Milano, Treves, 1911
- Una Colpevole, atto unico, Milano 1917
- Il gingillo di lusso, commedia in un atto, 1924
- Il ladro di gioielli, commedia in un atto, 1924
- Nei e cicisbei – Il baro dell’amore – Commedia in un atto: Commedia in tre atti, Milano, Mondadori, 1926
Epistolari
- Lettere d’amore di Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti, prefazione e note di Spartaco Asciamprener, Milano, Garzanti, 1951
Fonti:
- Cassinelli, Bruno: In difesa di Amalia Guglielminetti, Roma, Biblioteca de “L’eloquenza”, 1942
- Alabiso, Gino: Ritratti d’epoca : belle époque, Amalia Guglielminetti, Angelo Musco, Eleonora Duse, Tutanchamon, Nicolò Paganini. Pisa, Giardini editore, 1981
- De Toma, Aldo: Lo sconosciuto unico incontro d’amore di Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti. Firenze: Olschki, 1986
- Piromalli, Antonio: Amalia Guglielminetti: il femminismo erotico e il sogno del maschio ‘despota signore’ Milano, Marzorati, 1971
- Apostoliti, Paolo: Pitigrilli: Contiene una premessa critica, uno studio critico alla letteratura dell’umorista, Ricordi personali, Pitigrilli e la Guglielminetti, un’intervista con Pitigrilli, le false accuse della Guglielminetti e di Iona a Pitigrilli. Arresti. Cosenza, A. Pranno Edit. Tip., 1928
- Biancotti, Angiolo Poeti di Piemonte : Arturo Graf, Giovanni Camerana, Giovanni Cena, Enrico Thovez, Amalia Guglielminetti, Guido Gozzano, Arturo Foà. Torino, Montes, 1937
- M. Gastaldi: Amalia Guglielminetti. Milano 1957.
- Bianchi, Adolfo: Il poema d’una cocotte: assaggio di critica sulla poesia di Amalia Guglielminetti preceduto da una canzonetta oscena. Cosenza, Tipi dell’Avanguardia, 1914
- Furgoni, Riccardo: Introduzione all’opera poetica, in I Serpenti di Medusa, Artiglio, Mantova 2004
- Carlo Villani: Stelle femminili, Milano Albrighi e Segrati, 1915
- Pitigrilli: Amalia Guglielminetti, Milano Modernissima, 1919.
- Sciacca N. “Quella che va sola” (Biografia di Amalia Guglielminetti), Lunario Nuovo, Maggio-Giugno 1983.
- Boine, Giovanni: Il peccato; Plausi e botte; Frantumi; Altri scritti, Milano, Garzanti, 1983.
Nota biografica a cura di Paolo Alberti.
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- L'amante ignoto
- Anime allo specchio
- Lettere d'amore
- Nei e cicisbei
- Gli occhi cerchiati d’azzurro
Romanzo
La notorietà del romanzo fu certamente favorita dalle vicende giudiziarie del successivo romanzo, La rivincita del maschio. Tuttavia l’opera è pur capace di mostrare in maniera convincente aspetti meno nobili della seriosa borghesia del tempo e un certo stato di disordine morale. - Le ore inutili
- Il pigiama del moralista
- La porta della gioia
- Le seduzioni
- I serpenti di Medusa
- Le vergini folli
- I volti dell’amore
Prima opera in prosa; l’autrice certamente scriverà poi opere migliori. Queste novelle, invise alla critica ma apprezzate dal pubblico di allora, descrivono però ambienti artefatti e sentimenti superficiali con sincerità e sottesa ironia.