André GideAndré Gide nacque a Parigi il 22 novembre 1869 da Paul Gide, docente di diritto alla facoltà di legge, appartenente a una famiglia di antica tradizione ugonotta; lo zio Charles era un noto economista. La madre era Juliette Rondeaux, di ricca famiglia borghese normanna.

Nel 1877 André venne iscritto all’Ecole Alsacienne, da cui fu espulso l’anno successivo per “cattive abitudini”, che furono poi confessate fin dalla prima pagina di Si le grain ne meurt. Nel 1880 il padre morì di tubercolosi e un anno dopo la famiglia si trasferì a Montpellier, dove André continuò i suoi studi privatamente. In questo non regolare andamento scolastico la madre, iperprotettiva e ansiosa, di severità opprimente, ebbe senza dubbio un ruolo rilevante. Come lo ebbe la piccola corte di donne “irreprensibili” della quale la madre si attorniava. I suoi fallimenti scolastici furono frequenti, costellati da liti con i compagni, cambi di scuola, classi ripetute.

Libero da preoccupazioni economiche uscì da questa spirale scolastica e poté quindi dedicarsi alla letteratura. In quegli anni nacque il suo amore per Madelaine, una cugina di due anni più grande, tra le braccia della quale poté attutire le proprie crisi nervose.

Nel 1887 rientrò nell’Ecole Alsacienne e fu lì che conobbe Pierre Louÿs, il quale esercitò su di lui una profonda influenza introducendolo all’interno dei circoli simbolisti e parnassiani allora di gran moda. Ma fu soprattutto l’incontro con Valéry nel 1890 ad aprirgli la strada verso il romanzo. Nel 1891 pubblicò i Cahiers d’André Walter, una serie di prose poetiche che secondo il suo intendimento avrebbero dovuto essere “una lunga dichiarazione, una professione d’amore” in grado di far crollare le difese della donna amata, in particolare della tergiversante Madeleine. Poco dopo conobbe Oscar Wilde. Durante quegli anni scrisse Le Traité de Narcisse, Les Poésies d’André Walter, Le Voyage d’Urien, La Tentative amoureuse. Con Le Voyage d’Urien, Gide porta a compimento la sua esperienza “simbolista” e in pratica si allontana da Mallarmé.

Nel 1893 decise di lasciare Parigi per recarsi in Africa dopo essere stato esonerato dal servizio militare per tubercolosi; si tratta di un tentativo di fuga ma anche in questo caso l’intervento materno tronca sul nascere una relazione con una ragazza africana.

Al suo ritorno troncò l’amicizia con Louÿs. Lasciata di nuovo la capitale andò in Svizzera, dove scrisse Paludes. In pratica in questo primo periodo l’attività letteraria di Gide era diretta verso un gruppo ristretto che faceva capo a Mallarmé e ai suoi famosi martedì letterari. Con Paludes Gide mette a nudo la propria insofferenza per una letteratura d’introspezione e denuncia la funzione opprimente dei cenacoli letterari.

Nel 1895 ripartì per l’Africa, e lì creò Les Nourritures terrestres, dove ha inizio la sua critica per la società borghese e le sue restrizioni moraliste alle quali fa da contraltare la scoperta della libertà e della sensualità. Celebre l’annuncio “Famiglie io vi odio, porte sprangate, focolai spenti”. In quello stesso anno morì la madre e André sposò Madeleine portandola subito dopo in Algeria. L’oggetto del suo amore sublime resterà comunque vergine per tutta la vita. Sulla morte della madre scrisse:

«quando infine il suo cuore cessò di battere, sentii tutto il mio essere inabissarsi in un vortice di amore, di angoscia, di libertà».

L’unione con la cugina non riuscì mai, però, a soffocare le sue tendenze omosessuali, dando vita così a una vita matrimoniale a dir poco insolita. Madeleine non interferirà mai né con il suo lavoro né con i suoi comportamenti.

Nel 1900 scrisse Le Prométhée mal enchaîné, Le Roi Candaule, L’Immoraliste, Saül, raggiungendo così la sua maturità. Nel 1903 entrò a far parte del comitato direttivo dell’“Ermitage”e nel 1908 fondò la “Nouvelle Revue Française” insieme a Jacques Copeau. Su questa rivista pubblicò La porte étroite, ancora una volta, dopo L’Immoraliste, con una protagonista che non può non richiamare la figura di Madelaine.

A partire dal 1905 stabilì un rapporto epistolare con il poeta Paul Claudel, conosciuto nel 1895. Claudel cercò invano di convertire l’amico al cattolicesimo e nel 1907 venne alla luce Le Retour de l’Enfant prodigue. Nel 1914 pubblicò Souvenirs de la Cour d’Assises dove racconta la sua esperienza di giurato volontario alla Corte di Rouen svoltasi dal 13 al 25 maggio del 1912. Più tardi questi Souvenirs entrarono a far parte di una trilogia “processuale” insieme a La séquestrée de Poitiers e L’Affaire Redureau, entrambi del 1930. La trilogia venne raccolta in volume nel 1969 con il titolo Ne jugez pas.

È del 1919 Les Caves du Vatican che più tardi Vaillant-Couturier avrebbe voluto pubblicare sul quotidiano comunista “L’Humanité” come un feuilleton, ma Gide per “parlare in maniera diretta” ai lettori dell’organo comunista avrebbe preferito pubblicare i già citati Souvenirs.

Poi partì per un viaggio in Turchia. Il problema religioso occupò sempre la mente di Gide e Numquid et tu…? – conosciuto anche come Cahier Vert – ne fu la risposta. La crisi religiosa fu squassante tra gli anni 1915-17, e Numquid et tu…? fu la risposta a questo momento contraddittorio, non a caso il libro è dedicato a Charles Du Bos che di questa crisi fu testimone e probabilmente anche qualcosa di più. Tale crisi fu certamente alimentata dalla conversione degli amici Jacques Rivière e Henry Ghéon. Ma fu soprattutto l’amore per il diciassettenne Marc Allégret a tormentare il suo animo e la sua vita matrimoniale. Madeleine ne subì un grosso trauma. Il padre di Marc, il pastore Elie Allégret, era entrato nella vita dello scrittore fin dal 1895, incaricato dalla madre dell’educazione religiosa di André. Elie era solo quattro anni più anziano Andrè. Il pastore si sposò con Suzanne Ehrhardt dalla quale ebbe cinque figli. Allo scoppio della prima guerra mondiale il pastore partì per il Cameroun affidando moglie e figli ai Gide. Tra Madelaine e Suzanne nacque una forte amicizia. I figli si legarono soprattutto allo scrittore chiamato Oncle Gide.

Ormai l’omosessualità di Gide non era più nascosta e apparvero Corydon e Si le g**rain ne meurt. Dapprima questi due testi furono stampati in un ridottissimo numero di esemplari (21 e 12 rispettivamente) presso un piccolo editore di Bruges nell’inverno del 1920. Nonostante i suoi testi fossero ormai normalmente stampati da un editore come Gallimard, in questo caso è chiaro che Gide intese dapprima “saggiare” le reazioni in un gruppo ristretto di amici intimi. La sua sessualità era già trapelata dalle esternazioni dell’amico Henri Ghéon (pentitissimo dei propri trascorsi omosessuali dopo la conversione al cattolicesimo). Corydon sarà poi pubblicato “apertamente” nel 1924, primo “outing” della storia letteraria del ’900. Nel testo Gide compie un excursus, abbastanza noioso in verità, sull’omosessualità in natura riscontrata in ogni specie animale allo scopo di presentarla come “naturale” e prosegue con la tripartizione tra pederastia, inversione e sodomia. Gide mette l’accento sulla pederastia (pederasta è colui che ama i ragazzi) attribuendole un valore pedagogico, sulle orme della Grecia classica, facendo intendere invece le altre manifestazioni di omosessualità come morbosi e addirittura anormali. Le sue convinzioni sono poi confermate dall’epistolario con il giovane Marc nel quale il lato educativo-pedagogico emerge nettamente ed è la costante di un amore sfumato poi in amicizia fino ad esaurirsi. Il libro però non suscita alcuno scandalo, cosa che si attendeva Gide, e passa, anche nella sua versione ufficiale, quasi inosservato. Lo scandalo avviene invece con il successivo Si le g**rain ne meurt nel 1926. Il primo novecento era culturalmente disposto a discutere di omosessualità (c’era il precedente del processo a Oscar Wilde che aveva senza dubbio promosso questa apertura). Nel 1926 invece il convergere codino degli integralismi comunista e fascista aveva già lavorato a sufficienza perché buon senso e intelligenza critica potessero soccombere di fronte all’ipocrisia e alla retorica “virile”.

Durante la guerra si era dedicato a attività umanitarie e assistenza a profughi. Si trova traccia del suo autocompiacimento relativo a queste attività e del fatto che queste stesse attività preludessero a una sorta di crisi mistica nel già citato Numquid et tu…?

Nel 1919 pubblicò la Symphonie pastorale e nel 1922 strinse una relazione con Elisabeth von Rysselberghe. Era la figlia di Maria Von Rysselberghe, moglie del pittore neo-impressionista Theo, che Gide conosceva fin dal 1899. Dal loro amore nacque Catherine. In verità il partner di Elisabeth avrebbe dovuto essere Marc, per esaudire il desiderio dello scrittore di avere un figlio, anche se per interposta persona. Ma questa unione tra i due “pupilli” non funzionò e Gide ottenne quello che desiderava con le proprie forze. In un primo momento Gide non poté nascondere la propria delusione per la nascita di una femmina. La Petite dame – così era soprannominata Elisabeth a causa della propria altezza di circa un metro e mezzo – era comunque entrata a pieno titolo a far parte della famiglia insolita ed eterogenea dello scrittore, famiglia nella quale Madeleine era malinconicamente sempre più emarginata. Lasciò un testo molto ponderoso, Cahiers de la Petite Dame che in pratica costituisce, dal 1918 e fino alla morte dello scrittore, quasi una controscrittura speculare del Journal di Gide. Solo nel 2006 ne è stata data alle stampe un’antologia a cura di Peter Schnyder con il titolo Je ne sais si nous avons dit d’impérissables choses.

Nel 1926 fu la volta dei Faux-Monnayeurs e del Journal des Faux-Monnayeurs. Nel primo è narrata la storia di un gruppo di scolari adolescenti che formano una banda guidata da un maturo subornatore che spinge al suicidio per scommessa il più giovane del gruppo. Sempre nel 1926 Gide partì per il Congo, e da quel viaggio nacquero Voyage au Congo e Le retour du Tchad. Anche in questi testi si ravvisa la sua vocazione umanitaria e la sua denuncia dello sfruttamento degli indigeni nelle piantagioni e nelle industrie coloniali provoca addirittura un’inchiesta parlamentare che però ha poche conseguenze.

Negli anni che seguirono, Gide abbracciò il comunismo e nel 1935 si iscrisse al partito comunista. Nel 1937 il nuovo entusiasmo lo spinse a visitare la Russia, da cui però tornò deluso. Le sue impressioni vennero riportate nel Retour de l’URSS e Retouche à mon Retour de l’URSS. In quel periodo venne pubblicato anche l’Oedipe.

Nel 1938 Madeleine morì; da tempo, in pratica dalle esternazioni di Herni Ghéon, viveva sempre più appartata limitando alla formalità esteriore i rapporti con il marito, pur non essendosi mai separata. L’anno successivo Gide cominciò a pubblicare il suo Journal (1889-1939). Giudicato più “romanzo” di tante sue opere narrative, è in sostanza l’apice della dimostrazione del proprio egocentrismo, coronamento di una scrittura che è costantemente autobiografica ma per presentare al pubblico la costruzione autocompiaciuta del “sé” personaggio che aveva voluto rappresentare. Anche la corrispondenza sembra scritta per i “posteri”; quando Madeleine bruciò le lettere ricevute da André, pianse sostanzialmente perché si erano perduti dei “capolavori”. Sono quindi pagine adatte a perpetuare l’immagine dell’autore, ma prive di interesse documentale e lontane da uno sfogo intimo e vero. Per questo divenne il teorico riconosciuto e largamente ascoltato dell’“atto gratuito”, della disponibilità di coscienza, dell’anticonformismo a tutti i costi – che rischia di diventare invece una invincibile corazza conformista – del dovere di conoscere a fondo se stessi, ponendosi quindi come una specie di maestro e di direttore di coscienze. Per raggiungere l’obiettivo di proporre la propria persona come esempio fulgido delle suddette posizioni dedicò in quegli anni praticamente tutte le proprie energie alla stesura, ripresa e messa a punto del Journal.

Durante la guerra si trasferì nel sud della Francia e sebbene inizialmente sembri appoggiare Pétain, in un secondo tempo comunicò a Drieu la Rochelle, nuovo direttore della “Nouvelle Revue Française”, il suo desiderio di togliere il proprio nome dalla rivista, cosa che la maggior parte degli intellettuali del momento aveva già fatto. Seguirono anni di viaggio in Tunisia, Algeria, Egitto e Libano. Nel 1946, rientrato a Parigi una volta terminata la guerra, pubblicò Thésée. Nel 1947 ottenne la laurea honoris causa dall’Università di Oxford e gli fu assegnato il premio Nobel per la letteratura a coronamento del rilievo che la sua opera ha ormai raggiunto in campo internazionale.

A chiudere la sua carriera di scrittore furono Et nunc manet in te, Feuillets d’Automne e il Journal (1942-1948), scritti tra il 1947 e il 1950. Affetto da qualche anno da disturbi cardiaci, morì il 19 febbraio 1951 per congestione polmonare alla vigilia di un nuovo viaggio in Marocco. L’anno dopo uscì postumo Ainsi soit-il ou les Jeux sont faits.

Fonti:

  • J. Cocteau, Gide Vivant. Paris 1952.
  • G.W. Ireland, Gide, a study of his creative writing. Oxford 1970.
  • V. Carofiglio, Nota Biografica in Teseo di André Gide. Cassano delle Murge 1996.
  • P. Gelli, Nota informativa in André Gide, Se il grano non muore. Firenze-Milano 2017.
  • G. Rubino, Gide: il movimento e l’immobilità. Roma 1980.
  • M. Bonfantini, La carriera di André Gide, in Ottocento francese, Torino 1950.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • L'immoralista
    Romanzo
    Gli aspetti fortemente autobiografici non sono l'unica chiave di lettura di quest'opera, nella quale risalta il tentativo di liberazione dall’educazione pressantemente religiosa e puritana. Gide vuole superare la morale corrente e costruirne una nuova, sintesi tra un’anarchia spirituale ispirata da un cristianesimo atipico e un individualismo aristocratico nietzschiano.
 
autore:
André Gide
ordinamento:
Gide, André
elenco:
G