Anna Catharine Green nacque l’11 novembre 1846 nel quartiere residenziale di Brooklyn Heights dove la famiglia si era da poco trasferita da Manhattan (e prima ancora dall’Indiana). Il padre James Wilson Green era un avvocato penalista e la madre si chiamava Katherine Ann Whitney Green. Anna Catharine era la quarta figlia. Cambiò il secondo nome di battesimo in Katherine quando pubblicò il suo primo libro per essere più vicino al nome della madre, la quale morì per un’epidemia di colera quando Anna Catharine aveva solo tre anni ed era da poco nato il quinto figlio, al quale era stato dato nome Henry Ward in onore di Henry Ward Beecher, famoso predicatore della chiesa presbiteriana cui nel frattempo i genitori avevano aderito. Il quinto figlio sopravvisse comunque solo due settimane alla morte della madre.
James Green divenne solo responsabile della famiglia e il suo carattere irrequieto lo portava a mutare spesso residenza; si trasferì quindi dapprima nel Connecticut e ad Albany prima di stabilirsi nel 1857 a Buffalo, dove la professione cominciò a dargli il successo economico consentendo quindi alla famiglia un alto tenore di vita; qui egli si sposò una seconda volta. A dispetto dei suoi atteggiamenti patriarcali, James Green fece studiare le figlie anche se all’epoca non erano molti i college che accettavano le studentesse.
Anna Katharine si diplomò alla scuola superiore di Buffalo nel 1863 e partì quindi per Poultney, nel Vermont, dove frequentò il Ripley Female College (l’attuale Green Mountain College). Fu qui che incontrò Ralph Waldo Emerson. I suoi insegnanti, come la matrigna, l’incoraggiarono sulla strada della scrittura.
Una volta laureata Anna Green tornò a casa. Esercitare una professione non era un’opzione accettabile all’epoca per una giovane donna della classe media. Tornare a casa era, per la famiglia Green, poco più di un modo di dire perché la residenza continuava a mutare frequentemente, prevalentemente nei dintorni di New York, per tornare infine a Brooklyn Heights.
Cinque anni dopo la laurea Anna Green inviò diverse poesie a Emerson la cui risposta di incoraggiamento non appariva però troppo convinta: «quanto ho letto è indice di un buon livello espressivo e merita le congratulazioni; ma tutta un’altra cosa è farne una professione, cioè lasciare alle spalle tutto il resto e darsi allo scrivere…». Anna ne rimase scoraggiata ma la matrigna la esortò a perseverare soprattutto lasciando la poesia per la narrativa.
Anna aveva avuto modo, poiché il padre era un rinomato e attivissimo avvocato penalista, di conoscere il codice, ma non solo: accompagnando spesso il padre, più volte aveva ascoltato i suoi colloqui con i responsabili della polizia. Per questo cominciò a farsi strada in lei l’idea di scrivere un romanzo sulla falsariga di quelli di Wilkie Collins: un racconto di tensione su crimini, avvocati, investigatori. A questo scopo iniziò a prendere appunti sulle implicazioni legali di testamenti e matrimoni, prendendo interesse per le normative sulla subordinazione femminile e sulle leggi a proposito dell’eredità.
Impiegò sei anni per sviluppare la storia riempiendo quaderni su quaderni e arrivando a confezionare un manoscritto di 150.000 parole. Nacque così The Leawenworth Case (a Detective Story). Quando il romanzo era verso il suo completamento lo fece leggere al padre che diede numerosi consigli, oltre ad esprimere il proprio compiacimento. Anni dopo Anna scrisse a proposito dell’intervento paterno:
«Sono grata a mio padre per la sua gentilezza nell’aiutarmi, anche se il modo con il quale ha fatto a pezzi alcune delle mie elaborazioni più care è stato quasi scoraggiante. Ma ho ricostruito e riassemblato le parti che aveva condannato e ho completato il mio lavoro.»
Il padre insistette anche per far leggere a un giudice che lui conosceva il manoscritto prima di consegnarlo a un editore, in maniera da verificarne il linguaggio tecnico e giuridico. Sembra che il giudice abbia suggerito solo una piccola correzione lessicale.
Il manoscritto fu infine presentato all’editore newyorkese George Putnam che insistette per tagliare 60.000 parole. Con un po’ di rammarico l’autrice portò a termine questa riduzione e nel 1878 il libro fu finalmente pubblicato divenendo in breve tempo estremamente popolare. Lusinghiere le considerazioni di Wilkie Collins sulle capacità inventive e sulla padronanza della tematica giudiziaria. Del romanzo fu consigliata la lettura agli studenti di Yale come esempio dei rischi derivati dalle prove circostanziali.
Sei anni dopo la pubblicazione del libro Anna sposò Charles Rohlfs, giovane aspirante attore e disegnatore di mobili; lei aveva 37 anni e lui 28. Charles Rohlfs apparteneva ad una ricca famiglia del New England e i genitori erano immigrati tedeschi. Per avere un’idea di quanto l’autrice venisse identificata con il suo romanzo, Rohlfs ebbe a dichiarare che si sentiva come se avesse sposato The Leavenworth Case più ancora che la sua autrice.
L’influenza di questo romanzo sulla storia del romanzo poliziesco è del tutto indiscutibile. Valga per tutti l’esempio del romanzo di Agatha Christie del 1963 The Clocks, nel quale Hercule Poirot cita, oltre alle storie di Sherlock Holmes, Le Mystère de la Chambre Jaune di Gaston Leroux e di The Leavenworth Case dice: «Si apprezza la sua atmosfera d’epoca, il suo melodramma studiato e pianificato». Non credo che ci siano dubbi che la caratterizzazione del personaggio dell’investigatore Hercule Poirot sia influenzata in modo significativo da Ebenezer Gryce, che oltre al suo esordio in The Leavenworth Case fu protagonista in molti atri romanzi successivi di Anna Green. Anche nella zitella investigatrice Amelia Butterworth – che affianca Gryce in alcune investigazioni – non è azzardato scorgere un’antenata di Miss Marple. A sua volta Ebenezer Gryce attinge da precursori illustri come l’ispettore Bucket (personaggio secondario di Bleak House di Dickens ma forse il più importante dei primissimi detectives della narrativa) e soprattutto il Sergente Cuff protagonista di Moonstone di Wilkie Collins. Gryce inoltre ha una sorta di “Watson” nelle vesti di narratore, Everett Raymond, che tuttavia non segue con passiva ammirazione le orme del personaggio preminente ma, come avvocato intelligente e impulsivo ha una sua metodica per radunare indizi.
Green si sofferma su tematiche di tipo sociale e, diremmo oggi, di “genere”. Dice Raymond:
«In passato, le modalità per prendere moglie erano le stesse di quelle per acquisire qualsiasi altro tipo di proprietà, e al giorno d’oggi non sono sostanzialmente cambiate».
Tuttavia Green fu nettamente sfavorevole al movimento per il suffragio femminile e per tutta la sua vita rimase fondamentalmente conservatrice. Nel 1917, ormai settantenne ricca e famosa, al culmine della prima guerra mondiale, scrisse una lettera pubblica al “New York Times” nella quale esortava gli uomini a votare contro la concessione del diritto di voto alle donne, perché tale diritto avrebbe creato confusione nel governo, incoraggiato l’immodestia, provocato dissidi coniugali e aggravato inutilmente i tradizionali fardelli delle donne.
Dopo The Leavenworth case la fama di Anna Katharine Green crebbe grazie a più di tre dozzine di libri nel campo del mistero, da A Strange Disappearance nel 1880 a The Step on the Stair nel 1923. Raggiunta la fama poté finalmente pubblicare anche un volume di poesie. Il recensore di “Harper’s Magazine” fece quello che a lui – e relativamente all’epoca aveva probabilmente ragione – sembrava il complimento più ambito, affermando che la poesia di questa donna è assolutamente maschile nella sua potenza e concisione.
Successivamente Green pubblicò anche un dramma, Risifi’s Daughter. Nel frattempo il marito, che non aveva cessato completamente la carriera di attore recitando anche in una versione teatrale di The Leavenworth Case, era divenuto un importante designer di mobili, tanto che lo storico dell’arte Joseph Cunningham poté definirlo «uno dei designer americani più enigmatici e celebrati dell’inizio del XX secolo».
La coppia ebbe una figlia e due figli entrambi piloti d’areo. Di questi, Sterling morì nel 1928 pilotando un aereo privato sorvolando il Messico, mentre Roland fu un pilota collaudatore da record.
Anna Green non scrisse altri libri dopo il 1923. Morì l’11 aprile 1935 all’età di 88 anni. Alla sua morte “Publishers Weekly” scrisse che il suo primo libro aveva venduto più di un milione di copie. Un anno prima ne era avvenuta un’ennesima ristampa in una edizione speciale con prefazione di S. S. Van Dine. È sepolta nel cimitero di Forest Lawn a Buffalo nella tomba di famiglia Rohlfs. Paul Morand disse che
«un buon romanzo poliziesco, anche se non è necessariamente un’opera d’arte, è sempre un risultato dell’intelligenza, un prodotto dell’immaginazione più viva e fertile, unita alla più fredda logica».
Fonti:
- M. Sims, Introduction to The Leavenworth Case, New York, 2010.
- S. Benvenuti, Prefazione a Il mistero delle due cugine, Milano, 1973.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Il mistero delle due cugine
Un alto livello letterario e una grande capacità di intreccio caratterizzano questa “detective story”, che coniuga vena innovatrice e grande originalità alla cura dei particolari giuridico-investigativi, ambientata in una versione newyorkese di una casa di campagna inglese. - Tenebre rosse
Romanzo giallo
Intricatissima trama ed intricata vicenda editoriale per questo “giallo” la cui prima “traduzione” italiana fu curata da Alfredo Pitta con più di qualche licenza. Comunque la vena inventiva dell’autrice è salva ed anche il piacere della lettura.