Dall’incipit del libro:
Nel primo volume della mia opera Roma nella memoria e nelle immaginazioni del medio evo, p. 338 e sgg. (v. anche vol. II, pp. 580-1) io ebbi a discorrere abbastanza distesamente della curiosa leggenda della gravidanza di Nerone, ricordata da Giacomo da Voragine nella Legenda aurea, da Giovanni da Verona nella Historia Imperialis, da Fazio degli Uberti nel Dittamondo, dall’autore del Libro Imperiale, e da altri scrittori italiani, per tacere degli stranieri. Io dissi quivi (p. 344) che il nome del Laterano può aver suggerito l’idea di far ingravidare Nerone di una rana, ma che la immaginazione stessa della gravidanza doveva avere ragioni meno fortuite e più consistenti, e mi argomentai di porre in vista alcune di queste ragioni. Ecco ora che quanto io asseriva viene in certo modo confermato da una curiosa e nuova testimonianza, da un passo cioè della Cronaca di Giovanni, vescovo di Nichiu, della quale pur teste pubblicò il Zotenberg il testo etiopico, accompagnato da una traduzione francese.
Giovanni, investito d’una delle principali dignità della chiesa giacobita di Egitto, fiorì nella seconda metà del sec. VII. Il testo originale della sua cronaca, scritto parte in greco e parte in coptico, andò perduto, e non ne pervenne sino a noi se non una versione etiopica, fatta a sua volta sopra una parafrasi arabica. L’autore attInse a fonti greche e a tradizioni locali, E il suo racconto è, in generale, assai scucito.

