Dall’incipit del libro:
Tra le infinite leggende che la fantasia dei popoli ha create, e che trapassano di generazione in generazione e d’una in un’altra età, ricordatrici immaginose delle cose passate, vivaci e colorite figurazioni dell’intime energie della evoluzione storica, una ve n’ha che, per la natura del tema e per la diffusione, merita in particolar modo di essere raccolta e studiata. È dessa la leggenda del Paradiso terrestre, della quale io intendo di tenervi discorso.
E comincio con dire che questa religiosa e cosmogonica concezione di un luogo intermedio per natura fra il cielo e la terra, dove è copia di ogni immaginabil delizia, e dove, con auspicii tanto dal successo diversi, comincia la vita della umanità; questa concezione cui contraddice in modo sì brusco la scienza moderna, è comune a tutte le genti della gran famiglia ariana, a tutte le genti della famiglia semitica. D’onde essa derivi per avventura nel Genesi non è qui il luogo d’andar rintracciando. Altri l’ha fatto con iscoprimcnti novi ed inattesi. L’Uttara-Kuru degli Indiani, situato sul sacro monte Mêru, è un vero paradiso terrestre, dimora degli dei, prima patria degli uomini. Tale è pure l’Airyana Vaêgô dei libri zoroastrici sino a che il fallo dei primi parenti e la malvagità di Arimane lo trasformano in gelato deserto. Le Merope dei Greci si riconnettono anche filologicamente al Mêru indiano, e l’età saturnia, l’età dell’oro, illumina de’ suoi fantastici riflessi la più colorita e varia poesia che sia stata nel mondo
Il testo è tratto da una copia in formato immagine presente sul sito Opal libri antichi di Torino, http://www.opal.unito.it/psixsite/default.aspx.

