Bartolomeo Camillo Emilio Golgi (Córteno, 7 luglio 1843 – Pavia, 21 gennaio 1926) è stato uno scienziato e medico italiano.
Dopo un iniziale e breve intervallo come ordinario di anatomia all’Università di Siena, ricopre a lungo il doppio incarico di professore di istologia e patologia generale all’Università di Pavia. È, qualche settimana prima di Giosuè Carducci, il primo Italiano in assoluto a essere designato nel 1906, dal Karolinska Institutet di Stoccolma, per l’assegnazione del Premio Nobel.
Nasce il 7 luglio 1843 a Corteno, in alta Val Camonica, dove il padre Alessandro, appena laureato, si è trasferito come medico condotto. Qui frequenta le scuole primarie e rimane per circa quindici anni. Nello stesso periodo studia anche a Edolo e poi a Lovere (BG). Terminati nel 1865 gli studi a Pavia e laureatosi in Medicina con la tesi “Sull’eziologia delle malattie mentali”, discussa con Cesare Lombroso, entra nel laboratorio istologico fondato da Paolo Mantegazza e diretto da Giulio Bizzozero, che sarà suo maestro di ricerca. Per l’urgenza di trovare un lavoro sicuro e pressato dal padre, Golgi decide di partecipare al concorso per un posto di primario chirurgo presso le Pie Case degli Incurabili di Abbiategrasso (fondato nel 1785 nell’ex monastero femminile di Santa Chiara). Golgi vince il concorso e, grazie all’articolo 86 del regolamento interno, gli viene riconosciuto come merito speciale dei sanitari il potersi occupare degli studi anatomo-psicologici.
Come laboratorio di ricerca usa una piccola cucina rudimentale, con un microscopio e pochi strumenti. Proprio durante il periodo di Abbiategrasso si contraddistingue per la grande attività di ricerca e in questo senso è essenziale la sua amicizia con Bizzozero, che lo aiuta a mantenere vivo l’interesse per l’istologia e la vicinanza all’università. In quella cucina allestisce un laboratorio di istologia in cui, nel 1873, mette a punto la rivoluzionaria “reazione nera” (metodo di Golgi). Questo metodo permette di colorare selettivamente le cellule nervose e la loro struttura organizzata. La sua scoperta viene conosciuta e apprezzata nella dovuta misura solo molti anni più tardi, soprattutto per merito del suo principale mentore, il patriarca della biologia ottocentesca Rudolf Albert von Kölliker. Trasferitosi a Pavia, ottiene le cattedre ordinarie di Istologia e Patologia generale, indi è nominato rettore dell’Università, incarico che ricoprirà a più riprese (1893-1896 e 1901-1909).
Nella sua lunga e indefessa vita di ricercatore compie anche altre importanti scoperte. Ad esempio nel campo della malariologia, dove studia e chiarisce le fasi di sviluppo e riproduzione del Plasmodium malariae, formulando la “legge di Golgi”, che consente di trattare e guarire gli infetti al momento giusto con il chinino. Studia e descrive poi la precisa anatomia e la funzione delle terminazione nervose dei tendini, dette corpuscoli del Golgi, e compie importanti studi sui reni, la corea di Huntington, i bulbi olfattivi, ecc.
Nel 1877 sposa Evangelina Aletti, di tredici anni più giovane, nipote di Giulio Bizzozero. Il viaggio di nozze è a Córteno, l’amato paese natale tra le Alpi di Lombardia, per il quale Golgi serberà sempre grande affetto e si prodigherà per aiutare in mille modi. I due coniugi non avranno mai figli.
Golgi si interessa alla questione della malaria quando il suo collega di Pavia Francesco Orsi verifica la teoria di Corrado Tommasi Crudeli e di Edwin Klebs e decide di rivolgersi al nostro scienziato italiano in quanto i risultati che ha ottenuto gli hanno fatto sorgere diversi dubbi. Golgi stesso nota per via sperimentale che i dubbi di Orsi sono fondati e che i risultati di Tommasi Crudeli sono certamente viziati da diversi errori metodologici.
Il confronto di queste due curve termometriche dimostra come il cosiddetto Bacillus malariae di Klebs, Tommasi Crudeli e Bernardo Schiavuzzi non abbia nulla a che fare con la malaria. Infatti non è possibile rilevare alcuna differenza significativa tra l’andamento della curva prima e dopo l’inoculazione, anche se qualche volta sia presente un transitorio aumento di temperatura. Quest’ultimo, spiega Golgi, è dovuto essenzialmente all’irritazione locale esercitata dall’iniezione. Golgi, infine, conclude la sua trattazione asserendo che il cosiddetto Bacillus malariae di Schiavuzzi appartiene alla categoria di quelli che facilmente si riproducono nei comuni mezzi di coltura in quanto, se fosse dotato di una specifica azione patogena, dovrebbe diffondersi nell’organismo conservando la sua identità biologica e la capacità di riprodursi. Tuttavia Golgi nota, inoculando il B. malariae in alcuni conigli sani, che quest’ultimo non presenta alcuna delle caratteristiche elencate precedentemente. La scoperta fondamentale di Golgi in materia consiste nell’aver individuato il legame tra l’accesso febbrile e la scissione (che Golgi chiama “segmentazione”) del plasmodio. Il successivo 20 dicembre completa la stesura della lettera “Sulla infezione malarica” indirizzata a Ettore Marchiafava e Angelo Celli. Nel 1885 dimostra che i due diversi tipi di febbre malarica, la terzana e la quartana, sono provocati da due specie di plasmodio diverse: Plasmodium vivax, responsabile della terzana benigna, e Plasmodium malariae, responsabile della quartana. Nel 1889 dimostra che gli attacchi febbrili si verificano nel momento in cui i merozoiti (stadio del ciclo del plasmodio) rompono i globuli rossi e si liberano nel circolo sanguigno.
Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Camillo_Golgi