Dall’incipit del libro:
COL. Paggio, fatemi un piacere, datemi quelle spille.
PAGG. Volentieri, ora ve le do. (le va a prendere da un tavolino)
COL. Non vi è cosa che mi dia maggior fastidio, quanto il far le scuffie. Poche volte riescono bene. La mia padrona è facile da contentare; non è tanto delicata, ma se va in conversazione, subito principiano a dire: Oh, donna Eularia, quella scuffia non è alla moda. Oh, quelle ale sono troppo grandi! La parte diritta vien più avanti della sinistra. Il nastro non è messo bene; chi ve l’ha fatta? La cameriera? Oh, che ignorante! Non la terrei, se mi pagasse. Ed io non istarei con quelle sofistiche, se mi facessero d’oro.
PAGG. Eccovi le spille.
COL. Caro paggino, venite qui. Sedete appresso di me. Tenetemi compagnia.
PAGG. Sì, sì, starò qui con voi, giacché la padrona mi ha mandato via dall’anticamera, e mi ha ordinato non andare, se non mi chiama.
COL. Ha visite la padrona?
PAGG. Oibò: vi è il padrone in camera con esso lei.


