Dall’incipit del libro:
Il soggetto principale della presente Commedia è appunto tale, qual lo volevano i nostri antichi, cioè mezzanamente vizioso. Ma ho detto male. I nostri antichi lo cercavano anzi intieramente vizioso, e i saggi moderni lo soffrono mezzanamente.
Non istarò a ripetere quel che più volte ho detto intorno al naturale mio abborrimento per li soggetti scostumati e pericolosi. S’io fossi imprudente a segno di compiacermene, la pubblica onestà e la santa provvidenza de’ Magistrati porrebbero freno all’incauta licenza, e detto sia a gloria de’ Comici de’ nostri tempi, non ci sarebbe alcun recitante, che esporsi volesse a sostenere un tristo carattere.
Eppure anche i tristi caratteri s’hanno da far conoscere sulla Scena, per rimproverarli, per opprimerli, per isvergognarli. L’arte insegna in tal caso a moderarne l’aspetto, a estendersi fin dove la modestia il permette, e lasciar campo all’uditore di concepire il di più, che non apparisce sul palco e che l’Autore ritiene nella penna per onestà e per dovere. Si trovano delle Donne pur troppo, che costrette dallo stato loro a vivere del pane altrui, se ne abusano malamente, e guadagnando l’animo del Padrone, lo conducono dove l’ambizione o il mal costume le porta.


