Dall’incipit del libro:
LUCA
Vi è nessun che ci ascolti?
PAN.
No, certissimo.
Siamo soli, parlate.
LUCA
Odimi, Panfilo.
Sai se ti amo qual figlio, e se in te fidomi;
Né servo mai ebbe padron più docile
Di quel ch’io sono, né padron può esigere
Servo più fido.
PAN.
Sì, onorato veggomi
Dall’amor vostro assai più ch’io non merito.
LUCA
Ora vuò confidarti un duol che l’anima
Tienmi afflitta a tal segno, che se mancami
Pronto rimedio, mi conduco a perdere.
PAN.
Un uomo, come voi…
LUCA
Soggetti gli uomini
Sono a impazzare, e se nol fan da giovani,
Da vecchi il fanno e per lor peggio. Ascoltami.
La mia pupilla, Caterina amabile,
Cresciuta è meco, e la beltade aumentasi
In lei cogli anni, ed ogni giorno veggole
Accrescer grazie alla vezzosa immagine.
L’amai qual padre nell’età più tenera,
Né mi guardai dalle coperte insidie
D’amor, cui diede la pietade il mantice.
Volea tacer, ma il tempo ormai si approssima
Di collocarla. Un tal pensier mi lacera;
Cor non ho di veder da me dividere
Quella che il viver mio sostiene e modera.
Ma d’altra parte come mai difendermi
Posso da cento che costei mi chiedono,
Giovani, ricchi, poderosi e nobili?
Panfilo mio, ti apro il mio cuore: aiutami.


