Dall’incipit del libro:
Io ho sempre temuto il Pubblico, ma non mai tanto quanto nella congiontura presente. I motivi del mio timore li ho espressi nell’antecedente Epistola Dedicatoria, e dopo di essermi raccomandato ad una sì gran Protettrice, mi raccomando altresì a questo Pubblico istesso, che mi ha in distanza con tanta generosità compatito, e da vicino sinora con tanto amor consolato. Dovrebbe animarmi a sperar di essere compatito, la buona ciera che altrove a quest’Opera mia fu fatta, ma quantunque fosse diverso in Roma il di lei destino, non ardirò mai di dolermene, né di far confronti fra il gusto di un Paese, e quello di un altro. Può essere che non riesca bastantemente giocosa, ma l’arte insegna di crescere nel ridicolo colle opere posteriori. Insomma, quanto ho scritto finora spiega bastantemente ch’io temo, e questo è un segno del mio rispetto verso una Città ripiena di uomini insigni, di uomini letterati, che sono capaci di decidere e di giudicare, ma che avranno altresì, come io spero, disposto l’animo a compatire.


