Cesare Goretti nacque a Torino il 24 aprile 1886, primogenito di un ufficiale dell’esercito, mentre la madre, Olimpia Pezzano, era casalinga. La sorella minore morì in giovane età.

Costretto a trasferimenti, probabilmente a causa dell’attività paterna, risulta che si diplomò a Bari. Nel 1905 si iscrisse però a giurisprudenza a Torino, facoltà nella quale erano tra gli insegnanti studiosi e personalità di grande rilievo fra i quali – rappresentati nella nostra biblioteca Manuzio – Francesco Ruffini, Gaetano Mosca e Gioele Solari che fu relatore di Goretti per la sua tesi di laurea in filosofia del diritto I presupposti filosofici del diritto il 9 luglio 1909. Benché il lavoro sia breve venne comunque pubblicato e già emerge in questo quanto sia stata importante per Goretti la figura di Benedetto Croce, il quale, secondo le parole di Goretti stesso «segnò la vera distinzione filosofica fra il diritto e la morale».

Appena laureato si vide affidata la rubrica delle recensioni della “Rivista Internazionale di Scienze Sociali e Discipline ausiliarie”. Tra il 1909 e il 1924 sarà autore di ben centodieci recensioni. La necessità di rendersi economicamente indipendente, e ancora privo di un curriculum accademico di buon livello, si dedicò alla professione di avvocato. Durante la prima guerra mondiale fu riservista e esercitò funzioni di magistrato.

Al termine della guerra si iscrisse alla facoltà di lettere, ammesso direttamente al terzo anno. Anche in questo caso tra i suoi insegnanti figurano nomi illustri come – sempre scegliendo tra quelli disponibili nella nostra biblioteca – Vittorio Cian, Giovanni Vidari (commemorazione di Maresca), Erminio Juvalta, e Adolfo Faggi che sarà nel pubblico domino a partire dal primo gennaio 2024. Forse a causa dell’esito negativo di un esame di latino trasferì la sua iscrizione a Milano, dove era già residente, laureandosi quindi nel giugno del 1921 discutendo la tesi Il carattere formale della filosofia giuridica kantiana, relatore Piero Martinetti. Lo stesso Martinetti favorirà la pubblicazione di questa tesi nella collana libraria da lui diretta. Con Martinetti stesso – anche di questo importante filosofo idealista possiamo leggere alcune opere tra le edizioni elettroniche Manuzio – Goretti strinse un importante e duraturo sodalizio. Approfondì soprattutto gli aspetti del pensiero giuridico kantiano, ispirato certamente dall’interesse che per gli studi su Kant manifestava appunto il Martinetti che di Kant fu anche traduttore importante, ma studiando appunto soprattutto gli aspetti giuridici sempre trascurati dagli studiosi di questo filosofo. Questi studi ebbero concretezza nella pubblicazione del saggio Carattere formale della filosofia giuridica kantiana. Per Goretti la chiave interpretativa della dottrina giuridica di Kant sta nella tripartizione dei diritti soggettivi: «la realtà che noi possiamo categorizzare si divide in tre modi: diritto reale (jus reale), diritto obbligatorio (jus obligationis) diritto reale personale (jus realiter personale)». Attraverso queste categorie si trova la sintesi tra la realtà reale trascendente e i mondo reale quotidianamente affrontato.

In queste riflessioni Goretti trova la strada per giungere a Sorel e alla sua teoria giuridica dei sindacati. A Sorel dedica il saggio del 1922 Il sentimento giuridico nell’opera di Giorgio Sorel. Come lo studio di Kant fu per Goretti influenzato e guidato da Martinetti, quello su Sorel fu invece influenzato da Benedetto Croce, che già nel 1909 aveva introdotto la traduzione italiana del soreliano Considerazioni sulla violenza. Tuttavia le recensioni e persino il giudizio di Gioele Solari non sono certo positive.

Tramite lo studio di Sorel, Goretti si avvicina a posizioni politiche di orientamento socialista e inizia una collaborazione con la rivista “Critica Sociale” di Filippo Turati per la quale scriverà tre articoli tra il 1919 e il 1920, e successivamente con la rivista “Quarto stato” per la quale scriverà due articoli nel 1926. Abbiamo in progetto di radunare in e-book i cinque suddetti articoli.

Nel marzo del 1926 Goretti sarà segretario al VI Congresso della società filosofica italiana presieduto da Martinetti. Congresso che venne interrotto dall’intolleranza fascista; sulla base delle proteste fasciste infatti il rettore giunse a negare l’uso delle sale nelle quali il congresso aveva iniziato a svolgersi. Non mancò ovviamente la disgustosa critica di Giovanni Gentile rivolta al congresso e ai congressisti dalle colonne del “Popolo d’Italia” che con toni da osteria riservò anche un breve attacco personale a Goretti «giovanotto che è un vecchio precoce».

Certamente la vicinanza con Martinetti – che più tardi fu tra i dodici professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo – gli precluse fin dall’inizio la possibilità di accesso a una vita accademica scoraggiandolo a farsi parte diligente per raggiungere una docenza e alla partecipazione ai concorsi. Affiancò quindi Martinetti dal 1927 al 1943 nel lavoro di ispirazione e rivitalizzazione della “Rivista di Filosofia” che rimase, assieme alla “critica” di Benedetto Croce, l’unica rivista di filosofia non soggetta all’ispirazione forzata del fascismo. Anche se non formalmente, Martinetti ne era in pratica il direttore e il principale collaboratore; dopo di lui il collaboratore più attivo fu certamente Goretti con numerosi articoli e recensioni.

L’articolo del 1928 L’animale quale soggetto di diritto lo presentiamo in questa biblioteca tra le opere di Goretti. Certamente lo spunto veniva ancora una volta da Martinetti che, nel 1926, aveva pubblicato La psiche degli animali (scaricabile in questa biblioteca Manuzio) dando però un taglio di tipo giuridico come era senza dubbio nelle sue corde.

Nel corso degli anni ’30 prende corpo e infine pubblica nella collana “Isis” diretta da Martinetti la sua opera principale I fondamenti del diritto, nella quale dà forma sistematica alle sue idee giuridiche e prende parte al dibattito sull’istituzionalismo giuridico attivo a livello europeo. Gioele Solari non fu tenero nei confronti dell’antico allievo nella sua recensione all’opera di Goretti pubblicata in “Rivista di filosofia” nel 1931. E le tensioni tra i due probabilmente proseguirono fino all’allontanamento nel 1939 di Goretti dalla “Rivista di filosofia”. Solari stesso narra come il dissidio ultimo fosse stato determinato dalla volontà di Goretti di pubblicare un articolo sulle tesi di Martinetti in merito al “matrimonio in prova” (vedi L’amore di Piero Martinetti). Sarebbe stato pericoloso per l’evidente avversione della politica del regime tutta tesa ad affermare le unioni matrimoniali.

Martinetti morì il 22 marzo 1943 e l’esecutore testamentario fu proprio l’avvocato Cesare Goretti. Tra i contrasti e l’opposizione della famiglia, Martinetti stesso volle affidare le sorti della sua biblioteca a Gioele Solari, Nina Ruffini – nipote di Francesco Ruffini e del drammaturgo Giacosa – oltre che allo stesso Goretti. Questo fatto obbligò in pratica un riavvicinamento tra Solari e Goretti, il quale dopo l’uscita dalla “Rivista di filosofia” aveva mantenuto contatti con il solo Antonio Banfi, cosa che gli aveva consentito la partecipazione all’“Archivio della Cultura Italiana” pubblicando alcuni articoli. Con Banfi, Goretti condivise l’interesse per la filosofia anglo-americana: Banfi aveva dato vita e diretto una collana “Idee nuove” che ospitò molti testi provenienti da quell’area filosofica. Goretti si dedicò quindi alla traduzione del testo di F.H. Bradley Apparenza e realtà negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, testo che fu stampato proprio nella collana diretta da Banfi per le edizioni Bompiani dopo la fine del secondo conflitto mondiale nel 1947, preceduto da una prefazione dello stesso Banfi. Le immagini di questo testo sono disponibili in Internet Archive. Banfi aveva anche progettato un’edizione delle opere complete di Martinetti – progetto che non andò in porto – e su questo tema ebbe anche uno scambio epistolare con Solari nell’ambito del quale si trovano alcune notizie biografiche (oltre alle valutazioni lusinghiere per la persona – onestissimo uomo, devoto alla memoria di Martinetti – ma non per lo studioso) relative al Goretti. Da questa lettera di Solari a Banfi del 17 settembre 1944 apprendiamo che Goretti viveva con l’anziana madre vedova e che aveva perso la moglie deceduta in giovanissima età. Nello stesso periodo nuovamente Solari a Banfi parla del fatto che Goretti si stia adoperando per una sua sistemazione accademica post-bellica «che gli auguro di cuore, lieto però di non essere giudice». E infatti Goretti riesce ad ottenere una cattedra all’università di Ferrara. Un concorso – per la cattedra di filosofia del diritto all’università di Siena – era stato indetto nella primavera del 1947, ma per il suo esito si dovette attendere fino al novembre 1948. Tra i diciannove candidati Goretti si classificò secondo dietro Federico Opocher. Ma il 30 novembre 1948 il Consiglio di facoltà di Giurisprudenza decide di affidargli la cattedra di Filosofia del diritto per un triennio come professore straordinario. Al termine del triennio viene proposto per la promozione a ordinario ma la nomina ministeriale (retroattiva) giunge il 28 maggio 1952. Cesare Goretti era morto cinque giorni prima. Le felicitazioni per la nomina furono recapitate alla madre ultranovantenne.

Durante il triennio, certamente il periodo più intellettualmente proficuo della sua vita e, forse, anche il più felice, produsse ben 11 pubblicazioni. Norberto Bobbio scriverà il necrologio pubblicato nel n. 29 del 1952 della “Rivista Internazionale di Filosofia del diritto”, parlando come causa del decesso di «breve e violenta malattia». Nel necrologio Bobbio rivaluta l’originalità dell’elaborazione teorica di Goretti, pur se superata ormai dall’affermarsi del normativismo kelseniano. Questa visione del Goretti della filosofia del diritto che negli anni ’20 e ’30 aveva conosciuto una certa diffusione come scuola “istituzionalistica” è stata rinominata da Giuseppe Lorini “istitutismo”. Giulio Bruni Roccia, che successe a Goretti sulla cattedra di filosofia del diritto di Ferrara, gli dedicò la monografia, pubblicata nel 1955, Filosofia e realizzazione spirituale in Cesare Goretti. La città di Ferrara ha intitolato nel 1959 una strada a Cesare Goretti e la sua ricca biblioteca è oggi conservata in parte alla biblioteca comunale Ariostea e in parte alla biblioteca dipartimentale di Giurisprudenza.

Filippo Domenicali, citato nelle fonti, è anche autore di una conferenza “Preferisco di no. Vita onesta di Cesare Goretti” trasmessa in streaming il 22 maggio 2022 e che è disponibile attualmente su Youtube nel canale di Archibiblio Web TV nell’ambito del ciclo “Elogio dell’onesto ignoto” a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara.

Fonti:

  • F. Domenicali, Cesare Goretti (1886-1952). Un profilo bio-bibliografico, in “Rivista di Storia dell’Università di Torino” Anno XI, n. 1. 2022.
  • R. Orecchia, La filosofia del diritto nelle università italiane, 1900-1965. Milano 1967.
  • G. Bruni Roccia, Filosofia e realizzazione spirituale in Cesare Goretti. Ferrara 1955.
  • N. Bobbio, Cesare Goretti, Estr. da: Rivista internazionale di filosofia del diritto. Milano 1952.
  • G. Boatti, Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini. Torino 2001.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • L’animale quale soggetto di diritto
    Goretti, forte della sua preparazione giuridica, offre un taglio più legale che non filosofico al tema del diritto animale, negli anni ‘20 del ‘900 piuttosto vivo, e cerca le giustificazioni sulle quali poterne fondare la legittimità.
  • Sorel
    Goretti aveva conosciuto l’opera di Sorel all’inizio degli anni ’20 e aveva trovato congeniale l’impostazione crociana per interpretare le mille sfaccettature del pensatore francese. Questo testo offre un panorama del pensiero soreliano, però filtrato attraverso l’ottica del moderatismo liberale che non sempre fornisce le chiavi migliori per comprendere Sorel.
 
autore:
Cesare Goretti
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Goretti, Cesare
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