Dall’incipit del libro:
«Alle lettere umane spetta l’officio della colonna di fuoco che condusse gli Ebrei fuori della schiavitù dell’Egitto.»
Così scriveva Guerrazzi nell’additare qual via dovesse tenere lo Scrittore italiano: e se ai suoi giorni quella schiavitù era veramente di catene materiali e rafforzata da fitta siepe di bajonette fra indigene e straniere, ai nostri giorni è schiavitù di pensiero e di passioni. Lo scrittore deve prefiggersi uno scopo: non basta chiedere se un’opera è artisticamente buona, ma ancora se moralmente buono è il suo scopo, perchè giusta il pensiero di Foscolo, il poeta e il letterato devono formare una cosa col cittadino. E perchè a questi principii fu fedele il Guerrazzi, così all’apparire dei suoi romanzi, gli italiani si scossero come ad una rivelazione.


