“Ricordi”, cioè pensieri ed appunti sparsi, raccolti da Guicciardini, contemporaneo e corrispondente di Machiavelli. Massime morali e consigli politici si mescolano in un’opera che manca della sistematicità de “Il Principe” o della stessa “Storia d’Italia” del Guicciardini. Vivamente polemico contro lo stato della chiesa, sotto cui ha servito in alte cariche per molti anni, Guicciardini è stato bollato da De Sanctis per la sua ipocrisia, tesa solo al raggiungimento del proprio “particulare”.
Dall’incipit del libro:
Quelli cittadini che appetiscono onore e gloria nella cittá sono laudabili e utili, pure che non la cerchino per via di sètte e di usurpazione, ma con lo ingegnarsi di essere tenuti buoni e prudenti, e fare buone opere per la patria; e Dio volessi che la republica nostra fussi prima di questa ambizione. Ma perniziosi sono quelli che appetiscono per fine suo la grandezza, perché chi la piglia per idolo non ha freno alcuno, né di giustizia, né di onestá, e farebbe uno piano di ogni cosa per condurvisi.
Chi non è in veritá buono cittadino non può lungamente essere tenuto per buono; però ancora che non desiderano piú presto parere buoni che essere, bisogna che si sforzino di essere; altrimenti alla fine non possono parere.


