Giuseppe Gabrieli nacque il 4 aprile 1872 nel Salento, a Calimera (Lecce); il padre Vito era agricoltore, la madre si chiamava Addolorata Macchia. Fu il secondo di sei figli.
Dopo essere stato nei seminari di Lecce e Otranto, frequentò il liceo classico a Lecce (1888-1891) dove si distinse soprattutto nello studio delle discipline letterarie. Conseguita la maturità, scelse di dedicarsi espressamente alle lingue e civiltà orientali, in seguito, pare, alla lettura del Libro dei Re di Firdusi, tradotto da I. Pizzi. Nel 1891 si iscrisse, perciò, alla Facoltà di Lettere dell’Università di Napoli e nello stesso anno iniziò lo studio della lingua araba.
Nel 1893 si iscrisse all’Istituto di Studi Superiori di Firenze dove si dedicò con particolare dedizione allo studio dell’arabo e dell’ebraico, e qui si laureò, nel 1895, con una tesi storico-filologica sul dīwān intitolata: I tempi, la vita e il canzoniere della poetessa araba Al-Hansà, pubblicata nel 1899 a Firenze. Sempre nel 1899 conseguì a Napoli il diploma di arabo presso l’Istituto Orientale.
Insegnò nei licei di Lecce, Santa Maria Capua Vetere e Napoli e nel biennio 1900-1902 fu preside e rettore del Liceo-Convitto di Maglie.
Nel 1902, dopo aver vinto il concorso come Bibliotecario della Reale Accademia dei Lincei, si trasferì a Roma, a Palazzo Corsini (sede dell’Accademia), insieme alla moglie, Carla Prati, dalla quale ebbe sette figli.
Nel 1915 ottenne la libera docenza di Lingua e Letteratura Araba nella Regia Università di Roma. Tuttavia duri contrasti con il mondo accademico ne limitarono e poi bloccarono la carriera universitaria. Fu probabilmente per lui una delusione, ma questo fatto contribuì ad aprire per lui nuovi interessi e a indurlo a incrementare la collaborazione a riviste e giornali sia locali che nazionali, ma soprattutto a dar vita al sodalizio con Leone Caetani con il quale collaborò dal 1918 in poi soprattutto ai monumentali progetti degli Annali dell’Islam e l’Onomasticon Arabicum del quale uscirono due volumi, nel primo dei quali l’introduzione “Il nome proprio arabo-musulmano” rimane forse il più significativo contributo di Gabrieli agli studi arabo-musulmani.
Leone Caetani nel 1924 gli affida la sua preziosa Biblioteca prima di espatriare in Canada in volontario esilio, costituendo una fondazione a suo nome legata all’accademia dei Lincei. È grazie all’opera di Gabrieli che questo fondo risulta ordinato ed accessibile per tutti gli studiosi del settore. L’amicizia e il sodalizio tra il Gabrieli e il Caetani è testimoniata dall’epistolario tra i due, pubblicato a cura del figlio di Gabrieli, Francesco.
Sempre del terzo decennio del secolo sono molti dei suoi saggi sulla storia degli studi orientali, fra i quali quelli su G. B. Rampoldi e su L. Marracci, e gli studi egittologici, tra i quali quelli incentrati sulla figura di I. Rosellini; inoltre una serie di articoli su Dante e l’Islam e due importanti saggi di bibliografia arabo-islamica: quello sui mandati nel Vicino Oriente (Bibliografia italiana degli Stati arabi sottoposti a mandato nel primo decennio dopo la guerra, Roma 1932), e quello su manoscritti e carte orientali posseduti da archivi e biblioteche italiane (Manoscritti e carte orientali negli archivi e nelle biblioteche d’Italia: dati statistici e bibliografici delle collezioni; loro storia e catalogazione, Firenze 1930).
Fondamentali restano i suoi saggi sulla storia dei primi lincei (1603-57) ai quali si dedicò fino all’ultimo profondendo le sue energie di studioso. Ancora fondamentali si considerano i suoi contributi alla letteratura sul fondatore dell’Accademia, F. Cesi, con la pubblicazione integrale del Carteggio linceo della vecchia Accademia di Federico Cesi, un repertorio di fonti unico per la ricostruzione delle vicende della prima Accademia. Inoltre fu autore di saggi biobibliografici sui principali lincei secenteschi, italiani e stranieri. Gran parte dei contributi del Gabrieli alla storia lincea, che annovera ben 89 titoli, è oggi raccolta in due volumi a cura dell’Accademia (Contributi alla storia della Accademia dei Lincei, Roma 1989).
Durante il periodo fascista, dopo la soppressione nel 1939 della Reale Accademia dei Lincei, venne riconfermato primo Bibliotecario della Reale Accademia d’Italia.
Morì il 7 aprile 1942, all’età di settanta anni.
Fonti:
- P. Sorrenti, Repertorio degli scrittori pugliesi contemporanei, Bari 1976, pp. 270-273.
- D. Giusto, Dizionario bio-bibliografico degli scrittori pugliesi, Bari 1929, pp. 183-185.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti.