Divagazioni e racconti per dimostrare che l’ozio non è il padre dei vizi, ma della civiltà umana, “inimmaginabile saggezza e sapienza”, “studio profondo e ricerca ansiosa del vero”, “liberazione dello spirito dalle catene della materia”…

Dall’incipit del libro:

Di tanto in tanto sul Parnaso e sull’Elicona spira un vento allarmistico: «Siamo in crisi, siamo in crisi». Né mancano le recriminazioni fra le nove sorelle e Apollo stesso: – Ma chi te l’ha fatto fare di infondere il furor poetico nella zucca di quel tale? – E tu cosa speravi di trarne da quello sciocco? – Hai visto in che stato è la poesia lirica? – E quella epica? – E quella drammatica? Scene di questo genere oggi sono all’ordine del giorno, ma anticamente succedevano di rado. Un allarme grave si ebbe quando, alla morte di Omero, una frotta intera di…come dire? Di mandolinisti si misero a fare i poeti epici. Ne vennero fuori i cosiddetti poemi ciclici e non occorrono certo i sapientoni moderni per statuire circa la decadenza della poesia greca, perché se ne accorsero già gli antichi, che a quei barbosissimi poemi resero presto giustizia, facendosene lacci per i calzari, se scritti su pergamena, e strame per le mucche se scritti su papiri.

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titolo:
Diritto all'ozio
titolo per ordinamento:
Diritto all'ozio
autore:
opera di riferimento:
Diritto all'ozio Luigi Grande Editrice Intelisano Milano, 1956
licenza:

data pubblicazione:
29 gennaio 2001
opera elenco:
D
soggetto BISAC:
FICTION / Classici
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Eloisa Grande in Arioli, earioli@libero.it
pubblicazione:
Maria Mataluno, m.mataluno@mclink.it
revisione:
Emilio Arioli