Pietro GoriPietro Gori nacque a Messina il 14 agosto 1865 da genitori toscani (il padre dell’isola d’Elba era stato ufficiale di Napoleone; la madre era di Rosignano Marittimo).

Si laureò in legge all’università di Pisa con una tesi di sociologia criminale su “La miseria e il delitto”: tema caro ai giovani di allora. Ma già da studente, fin dal 1885, aveva cominciato con la parola e la penna a farsi propagandista delle idee anarchiche. Nel 1887 subisce il primo processo in Corte d’Assise per l’opuscolo Pensieri Ribelli e viene assolto. Collabora alla ripresa delle pubblicazioni a Livorno del «Sempre Avanti!», un titolo che era diffuso fin dai tempi dell’Internazionale, e a Firenze di una nuova serie de «La questione Sociale».

Il 1° Maggio 1890 – il primo dei primi di maggio della storia – è arrestato assieme ad altri 27 studenti e operai e processato come organizzatore dello sciopero indetto per quella ricorrenza. Condannato ad un anno di reclusione, conosce le carceri di Livorno, Pisa e Lucca. Quindi si trasferisce a Milano dove è accolto nello studio di Filippo Turati.

Partecipò al congresso di Capolago del 4-5-6- gennaio 1891, dal quale alla presenza di un’ottantina di delegati uscì la federazione italiana di un Partito socialista anarchico rivoluzionario internazionale. Il 2 e 3 agosto 1891 guida la minoranza anarchica nel Congresso operaio Italiano dove la maggioranza è saldamente in mano al gruppo rappresentato da Turati.

Furono questi gli anni della sua affermazione come penalista; presente nel collegio di difesa ad ogni processo politico, tanto da meritarsi l’appellativo di “avvocato-ovunque” e “cavaliere dell’ideale”, Pietro Gori divenne l’avvocato degli anarchici e di tutti i perseguitati politici. Famosa la sua difesa nei processi contro Paolo Schicchi nel 1893.

Fu costretto più volte all’esilio, viaggiò a lungo in Europa e nell’America Latina. Rientrato in Italia nel 1902 fondò con Luigi Fabbri il giornale «Il Pensiero».

In questi anni prese forma la sua interpretazione dell’idea di socialismo e di società nuova; qualunque forma di fatalismo rivoluzionario fu messa da parte per sottolineare l’importanza della volontà e dell’organizzazione di classe, individuando concretamente nel proletariato (“milizia del lavoro” come Gori amava definirlo) il vero “esercito di liberazione”. Fu sostenitore convinto dei principi organizzativi che però dovevano essere coniugati in una struttura che non era certamente quella di partito, idea alla quale fu sempre ostile. L’organizzazione di classe doveva avvenire attraverso le leghe, il sindacato, strumenti adatti a ottenere conquiste parziali e a preparare l’emancipazione definitiva del proletariato.

Fu promotore e organizzatore della nascita della prima Camera del Lavoro di Piombino e dell’Isola d’Elba, aderente all’Unione Sindacale Italiana. Più volte le sue opere, che spaziano da testi teatrali, bozzetti sociali, conferenze, poesie, ricordi di viaggio, saggi di criminologia, furono ristampate.

Autore di testi di canzoni, a lui si devono i versi di Addio Lugano Bella divenuto uno dei più popolari inni del movimento anarchico. Morì a Portoferraio l’8 gennaio 1911.

Fonti:

  • Sandro Foresi: La vita e l’opera di Pietro Gori, Milano 1949.
  • Pier Carlo Masini: Storia degli anarchici italiani, Milano 1973.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

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autore:
Pietro Gori
ordinamento:
Gori, Pietro
elenco:
G