Carlo Tullio Giordana nacque a Crema nel 1877. La famiglia era di origini piemontesi; in giovane età rimase orfano prima del padre Pietro, luogotenente dei carabinieri, e poi della madre Elvira Carniti e venne cresciuto dai parenti materni.

A vent’anni, nel 1897, seguì Ricciotti Garibaldi in Grecia per combattere nella guerra contro l’Impero ottomano e, grazie all’intervento di Ugo Ojetti, fu nominato corrispondente del quotidiano romano “La Tribuna”. Esordì come corrispondente, sia per “La Tribuna” sia per “La Stampa”, dalla Spagna dove, l’8 agosto di quell’anno, l’anarchico Michele Angiolillo aveva ucciso il presidente del consiglio iberico Antonio Cánovas del Castillo.

La scelta improvvisa di partire per la guerra non rimase certo un caso isolato nella vita del Giordana: intraprendente, attivo e fortemente partecipe degli avvenimenti della sua epoca, fu presente in una forma o nell’altra, ma più spesso come combattente, in tutti i conflitti nei quali l’Italia fu coinvolta durante il primo cinquantennio del Novecento.

Sul finire del secolo scrisse alcuni romanzi nello stile dannunziano allora imperante (Il patto 1897, La fiamma e l’ombra 1898, L’occhio del lago 1899) e pubblicò la raccolta di novelle Le greche (1899), legata alla sua breve esperienza in terra ellenica.
Si laureò in giurisprudenza e divenne avvocato. Nel 1901 sposò Clelia Bertollo, figlia di un ricco industriale. Sull’onda delle proteste degli intellettuali europei per il tentativo di russificazione del Granducato di Finlandia, nel 1902 scrisse il saggio La morte d’una Costituzione (Finlandia 1809-1899) con lo pseudonimo Patrius.

Nel 1904 si recò con Ojetti negli Stati Uniti in occasione della Fiera mondiale di Saint Louis. Per Giordana fu l’occasione per conoscere da vicino il giornalismo americano, di cui avrebbe adottato alcuni aspetti caratteristici (come la cronaca degli eventi più importanti scritta sul posto). Nello stesso anno divenne redattore de “La Tribuna”, incarico che tenne fino al 1910, quando lasciò il quotidiano romano per andare a dirigere (forse con l’appoggio di Vittorio Emanuele Orlando) “L’Ora” di Palermo. A partire dal 1907 fu anche corrispondente del “New York Herald”; sempre nel 1907 pubblicò il saggio giuridico La proprietà privata nelle guerre marittime secondo il diritto internazionale pubblico e, alla fine del 1908, prese parte come infermiere volontario a una spedizione di soccorso alle vittime del disastroso terremoto di Messina.

Politicamente, in quegli anni il Giordana si collocava su posizioni democratiche ed era iscritto alla sezione romana del Partito radicale. Sotto la sua direzione “L’Ora”, pur non legandosi ad alcun partito, seguì una linea genericamente progressista, sostenendo la necessità che la vita politica italiana, soprattutto nel Mezzogiorno, fosse rinnovata e moralizzata, e caldeggiò con forza l’allargamento del suffragio.

Dopo aver seguito al fronte i primi mesi della guerra di Libia, nel 1912 Giordana lasciò la direzione del quotidiano siciliano per riprendere il lavoro di redattore a “La Tribuna”, rimanendovi fino al dicembre 1917. Nel 1914 fu nominato presidente della Stazione sperimentale di batteriologia agraria di Crema e l’anno successivo partecipò da volontario alla prima guerra mondiale: ufficiale degli alpini, venne ferito due volte meritandosi due medaglie d’argento.

Dopo la disfatta di Caporetto (ottobre 1917) in Italia cadde il governo. Vittorio Emanuele Orlando fu nominato capo dell’esecutivo. Sicuro del suo appoggio, Giordana fondò nel dicembre 1917 un nuovo quotidiano politico a Roma: “L’Epoca”. Fondò anche la società editrice del quotidiano, la «Urbs». Successivamente acquisì parte della proprietà della «Urbs» grazie al ricco patrimonio della moglie. Dal 1918 al 1925 fu proprietario anche del settimanale satirico “Il travaso delle idee”.

Giordana diede a “L’Epoca” un indirizzo liberal-democratico in sintonia sia con le sue posizioni politiche progressiste già manifestate sia con l’amicizia che lo legava a Vittorio Emanuele Orlando, e alla quale forse si deve l’accentuarsi dei toni patriottici del giornale. Al termine della guerra l’impegno politico di Giordana si concretizzò nelle sue candidature come radicale nelle coalizioni dei cosiddetti Blocchi Nazionali alle elezioni politiche del 1919 e a quelle di poco successive del 1921, ma ebbe scarso successo. Nel 1922 partecipò anche alla fondazione del Partito Democratico Sociale Italiano. In questa fase egli non guardava il fascismo di cattivo occhio. Pur deplorandone gli eccessi e le violenze, riteneva che il movimento fascista potesse fornire un valido contributo al rinnovamento morale della nazione.

Nel 1921 Giordana lasciò la direzione de “L’Epoca”, di cui non aveva più la proprietà. Dopo il tentativo di acquisire, insieme con il principe Giovanelli, “Il Giornale d’Italia”, tentativo fallito per l’opposizione di Antonio Salandra, suo fondatore, di Alberto Bergamini, suo direttore, e di Benito Mussolini, interessato a sua volta all’acquisizione del prestigioso quotidiano. Giordana e Giovanelli rilevarono allora la proprietà de “La Tribuna” e Giordana ne assunse la direzione nel dicembre 1923.

Dalle pagine del quotidiano, dopo un certo favore nei confronti del neonato governo Mussolini, le critiche alle violenze e faziosità del fascismo si accentuarono dopo il delitto Matteotti (10 giugno 1924), trasformandosi in aperto dissenso in seguito al discorso mussoliniano del 3 gennaio 1925 e infine nella scelta dell’apoliticismo. La presa di distanza dalla politica non salvò Giordana, a settembre, dall’aggressione di Telesio Interlandi, direttore del quotidiano fascista “Il Tevere”, e poi da un vero e proprio assalto alla sua abitazione.

Alla fine del 1925 Giordana lasciò la direzione del quotidiano e si ritirò a Spoleto, dove si occupò dell’amministrazione della propria tenuta di Colle Montano realizzando anche un volumetto sulla coltivazione del grano, Oro in chicchi. Culture attuali del frumento (1929). Il regime lo teneva sotto controllo, ma in maniera assai blanda. La forzata inattività politica e giornalistica pesava comunque molto a Giordana.

Nel 1932 pubblicò, con lo pseudonimo Enrico Piernera, alcuni scritti sul settimanale umoristico-sportivo “Il Settebello” e, sempre favorevole all’espansione coloniale, allo scoppio della guerra d’Etiopia (1935-1936), partì ancora una volta volontario per il fronte. Fratturatosi due costole in un incidente automobilistico, nell’aprile del 1936 dovette ritornare in Italia. Frutto di quell’esperienza furono la promozione a tenente colonnello e due pubblicazioni: Adi Abò e Scirè: misteri svelati. Note di un combattente (1936, pubblicato con lo pseudonimo di Triarius) e il romanzo Settimo piano dell’obelisco (1937).

Pochi anni dopo, allo scoppio della seconda guerra mondiale, si fece richiamare in servizio tra gli Alpini ma, dopo aver partecipato alla cosiddetta “battaglia delle Alpi Occidentali” (10-25 giugno 1940), venne congedato per raggiunti limiti d’età; fu comunque premiato con la nomina a cavaliere dell’Ordine militare di Savoia e la promozione a colonnello. Nel 1941 rientrò nel mondo giornalistico. Lavorò come capo dell’Ufficio Propaganda nell’amministrazione della Società Editrice Torinese, proprietaria della “Gazzetta del Popolo”. Dopo la caduta del fascismo ne assunse la direzione, con l’approvazione del Ministero della Cultura Popolare badogliano, fino all’8 settembre 1943.

Iscrittosi al Partito Democratico del Lavoro, dal maggio 1944 partecipò (col nome di battaglia Delfino) alla resistenza in Val Chisone entrando nella Brigata autonoma “Val Chisone”; il 10 agosto, pressoché accerchiati dai tedeschi, i partigiani trovarono rifugio in territorio francese. Qui Giordana cercò di riorganizzare le formazioni della resistenza. Dopo la Liberazione collaborò con “La Nuova Stampa” di Torino e il “Corriere del Popolo” di Genova; nel 1946 assunse la direzione al “Resto del Carlino”, cui diede la propria tradizionale impostazione progressista, moderata e patriottica.

Il 26 maggio 1946 scrisse l’articolo Castelfranco-Manzolino-Piumazzo. Un triangolo tracciato col sangue, in cui coniò la locuzione “triangolo della morte” per indicare la zona sull’Appennino emiliano fra Modena e Reggio teatro di numerose esecuzioni di ex fascisti da parte dei partigiani comunisti. Il che gli valse una critica “diffamatoria” da parte del deputato comunista Arturo Colombi. All’inizio del 1947 lanciò il giornale in un’altra campagna a sostegno dell’indipendenza, soprattutto economica, della magistratura (Giudici alla fame). Probabili contrasti politici con la proprietà del giornale, che pare lo giudicasse troppo a sinistra, lo convinsero a dimettersi il 1º ottobre 1947.

Con lo pseudonimo Enrico Piernera scrisse ancora nel 1948 per “L’illustrazione del Popolo”, supplemento illustrato della “Gazzetta del Popolo”, prima di spegnersi a Milano nel gennaio 1950.

Fonti:

Elaborazione dalle fonti a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi aps

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Le greche
    Novelle
    L'opera comprende tre novelle di ispirazione ellenica (1899) in cui Giordana rappresenta la sofferenza e l’ardore patriottico dei Greci attraverso tre figure femminili, forti e insieme delicate.
  • L’occhio del lago
    Romanzo
    Il romanzo breve L'occhio del lago (1899) è uno dei rari romanzi scritti da Tullio Giordana, il cui impegno letterario fu prevalentemente in campo giornalistico. La vicenda di un amore infelice è raccontata con una prosa ricca, barocca, carica di tutti gli stilemi tipici dannunziani, tanto in voga a quell'epoca, nel descrivere la natura, le persone, i sentimenti.
 
autore:
Tullio Giordana
ordinamento:
Giordana, Tullio
elenco:
G