Dall’incipit del libro:
Unico forse tra i poeti, lasciava Omero al mondo due epopee, nel loro genere sì perfette, da bastare ognuna a farlo immortale; unico tra i poeti ritrasse intera la vita di un popolo in una data età, e quella che si agita all’aperta luce del Sole, sotto le tende o sul campo di battaglia, fra gli strepiti della piazza e della pubblica via; e quella che più modesta, ma più feconda di utili ammaestramenti, si passa nel santuario della famiglia: la vita pubblica vogliamo dire nell’Iliade , nell’Odissea la privata; in quella l’eroe, in questa l’uomo, il cittadino. Nell’Iliade pertanto vedi quasi sempre ancora la forza feroce che trionfa, giusta il concetto che della umana grandezza aver dovea un popolo testé uscito dal la barbarie; le passioni vi seguono spontanee il loro corso natura le, con una schietta baldanza e una foga, quali non può comprendere una società come la nostra, dove anche il vizio procede sì guardingo e sì velato. Gli odii e le inimicizie mortali trasportano irresistibilmente gli eroi combattenti sotto le mura di Troia; coprir l’ira, il disprezzo, per altro fine che di compiere una vendetta o d’ingannare un nemico, è arte ignota a quei rozzi figli della natura; a nessuno prende vergogna di sue passioni, quali che sieno, ma nessuno pure fuggendo vorrebbe confessarsi vile.


