Il genere di letteratura di viaggio proposta da Ibn Jubayr – che effettuò altri due lunghi viaggi nell’ecumene islamica senza che suoi scritti ci siano peraltro pervenuti – divenne tanto famoso nel mondo arabo-islamico da fungere da modello per le successive generazioni di scrittori-viaggiatori. Una traduzione italiana fu garantita da Celestino Schiaparelli (1841-1919), l’unico allievo di Michele Amari, l’autore dell’insuperato capolavoro della “Storia dei musulmani di Sicilia”.
Sinossi tratta da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Ibn_Jubayr
Dall’incipit del libro:
Fu cominciato a scrivere questo [memoriale] il giorno di venerdì 30 del mese di šawwāl dell’anno 578 (25 febbraio 1183), in mezzo al mare, dirimpetto al monte Šulayr (Sierra Nevada). — Dio per grazia sua ci conceda salvezza.
Aḥmad ibn Ḥassān e Muḥammad ibn Ǵubayr lasciarono Granata — Dio la difenda — col proposito di fare il santo pellegrinaggio — Dio lo renda prospero, facile e partecipe del suo grazioso favore, — nella prima ora del giovedì 8 di šawwāl (578), cioè il 3 di febbraio (1183) degli stranieri. Passammo per Ǵayyān (Jaen) per disbrigare alcune faccende e ne partimmo alla prima ora del lunedì 19 del mese stesso, ossia il 14 di febbraio, prolungando la nostra prima tappa fino al forte di alQabdāq (Alcaudete). Di là passammo al forte di Qabrah (Cabra), alla città di Istiǵah (Ecija), al forte di Ušūnah (Osuna), a Šallibar (Jeliver), al forte di Arkuš (Arcos de la Frontera), al borgo detto Borgo di Qašmah (Casma) che è borgo dipendente da Madīnat Ibn as-Salīm (Medinasidonia), e poi all’isola di Ṭarif (Tarifa) dove arrivammo il lunedì 26 del mese. Quando fu il mezzogiorno del martedì [seguente], cioè il dì [vigesimo] secondo [di febbraio], ci concedette Iddio di passare il mare con una traversata incantevole, ed approdammo a Qaṣr Maṣmūdah (Alcazar). — La lode spetta a Dio.

