Dall’incipit del libro:

Non presumo sputar fuori ned un paradosso, ned una novità; credo, anzi, ripeter cosa, ormai, consentita, da chiunque s’intenda, alcun po’, della partita; dicendo «che una relazione è, quasi sempre, piú pesante del matrimonio». Sicuro! Impone obblighi maggiori, senza diritti corrispettivi: e la parte piacevole tocca, non di rado, al marito; e la gravosa, all’amante. Questo, perché l’amore non è da tutte; bensì, da pochissime, arcipochissime. L’amore, anch’esso, è manifestazione della fantasia; la facoltà d’amare è cognata alla virtú poetica. Se una femmina non ha il cervelluzzo congegnato in quel dato modo, ben potrà civetteggiare, condiscendere, eccitare, lusingare, promettere, deludere, crucciare e crucciarsi, bisticciarsi, rappattumarsi, come chiunque sa contar fino ad undici può, scandire endecasillabi: ma i versi, per sé soli, non fanno poesia, né le condiscendenze, da sole, costituiscono l’amore. Il senso n’è sustrato e presupposto, non essenza.

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titolo:
Dio ne scampi dagli Orsenigo
titolo per ordinamento:
Dio ne scampi dagli Orsenigo
autore:
opera di riferimento:
"Dio ne scampi dagli Orsenigo" di Vittorio Imbriani; introduzione di Francesco Spera; Biblioteca Universale Rizzoli; Milano, 1975
licenza:

data pubblicazione:
25 giugno 2003
opera elenco:
D
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
pubblicazione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
Alberto Barberi, barberi.a@e-text.it
revisione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it