Col titolo: In cerca di chiarezza. Questioni di morale. I. I limiti del razionalismo etico, fu pubblicato nel 1919 casa editrice tipografia Capella, Ciriè. Avrebbero dovuto seguire altre tre “Questioni” che però non uscirono.
Dall’incipit del libro:
Ho cercato di mostrare altrove come e perché sorga logicamente — e, si può dire, dalla necessità intrinseca dello svolgimento morale — il problema di una pluralità di contenuto nella coscienza morale; sorga, quando si abbandoni il presupposto che è la forza segreta del formalismo kantiano, che l’imperativo categorico, l’universalità della legge, la razionalità del volere convengano a un solo, a quel solo contenuto, che si pretende poi, nelle deduzioni della dottrina del Diritto e della Virtú, di ricavarne; in termini piú chiari e meno tecnici, quando si cessi di ammettere che la coscienza morale sia una e la medesima in tutti; non solo per il tono con cui parla dentro ogni persona, ma per le cose che dice; non solo per l’autorità con la quale comanda, ma per ciò che comanda. Questo problema viene a sovrapporsi o meglio ad anteporsi (se non anche a sostituirsi), — e in ogni caso (come pure ho cercato di dimostrare) a mutar senso e posizione — al problema che è tuttora, almeno nella forma consueta, considerato come il problema centrale, il vero problema dell’etica: quello del fondamento.


