Dall’incipit del libro:
Che una persona sia attiva o pigra, avveduta o sciocca, sincera o non sincera, è questione di fatto.
Che la alacrità sia preferibile alla pigrizia, e l’avvedutezza alla scempiaggine, e la sincerità alla doppiezza; e che l’una qualità sia un valore e l’altra un non-valore, è questione di valutazione. Alla risoluzione della prima è del tutto estranea la soluzione della seconda, come a decidere sulla seconda non giova la conoscenza dell’altra. Il che viene a dire che dai giudizi di fatto o di esistenza o teoretici non si possono ricavare giudizi di valutazione, come da giudizi di valutazione non si possono ricavare giudizi di realtà. Parimenti, e per la stessa ragione, da nessuna legge biologica si può dedurre che la vita sia un bene, né da nessuna legge sociologica che una società qualsiasi meriti o no di essere conservata.


