Aleksandra Kollontaj (è il cognome del primo marito) nacque a San Pietroburgo il 19 marzo 1872 all’interno di una famiglia aristocratica di proprietari terrieri. Il padre Mikhail Domontovich era stato generale zarista, la madre era finlandese e si chiamava Alexandra Masalina. Nel 1878 la famiglia, preoccupata da attentati contro importanti funzionari russi si trasferì a Sofia; rientrarono a San Pietroburgo l’anno successivo.
Nell’aprile del 1881, in seguito al riuscito attentato contro lo zar Alessandro II avvenne l’impiccagione pubblica di sei cospiratori tra i quali Sofya Perovskaya. Sembra che l’episodio abbia fatto grande impressione alla giovane Aleksandra.
Nel 1888 ottenne il diploma di insegnante e prese a frequentare corsi privati di storia e letteratura. Nel 1890 incontrò innamorandosene Vladimir Kollontaj che sposò nel 1893 avendone un figlio, Misha, nel 1894. Nel frattempo aveva viaggiato ed era stata a Berlino e Parigi.
Fu insegnante nei corsi serali per operai e nel 1895 iniziò a collaborare con la Croce Rossa Politica. Nel 1896 partecipò all’organizzazione dello sciopero dei lavoratori tessili di San Pietroburgo; era stata molto colpita dalla visita alla più grande fabbrica tessile della città. Nel 1898 si recò a Zurigo per studiare economia marxista e a settembre di quell’anno pubblicò il suo primo articolo sull’istruzione. Nell’estate del 1899 si recò a Londra e rientrò a San Pietroburgo in autunno. Nel 1900 pubblicò alcuni articoli sulla Finlandia. Nel 1901 tornò a Zurigo e poi a Ginevra e infine a Parigi per proseguire gli studi. Contemporaneamente scrisse numerosi articoli sulla Finlandia. Nel gennaio del 1903 pronunciò il suo primo discorso pubblico di forte critica a Nietzsche e subito dopo, nel febbraio, fu pubblicato il suo libro sui lavoratori finlandesi.
Le sue permanenze all’estero sono intervallate dai ritorni in patria, durante i quali per sostentarsi proseguiva nell’attività di insegnamento nei corsi serali per operai. Nel 1904 a suggello della sua attività di militante marxista finalizzata soprattutto a stringere i rapporti tra movimento operaio russo e finlandese, Lenin la chiamò alla collaborazione con un periodico bolscevico. Nel novembre Kollontaj si unì definitivamente ai bolscevichi avviando anche corsi di marxismo per i lavoratori. Il 22 gennaio 1905 fu presente alla manifestazione di San Pietroburgo che è passata alla storia come “la domenica di sangue” e che aprì la strada alla rivoluzione. Nel marzo divenne tesoriere del comitato socialdemocratico di San Pietroburgo, nel quale i bolscevichi erano in maggioranza.
Ad aprile si tenne il primo incontro delle donne liberal-femministe al quale Kollontaj partecipò esprimendo dubbi sul fatto che donne con interessi di classe diametralmente opposti potessero far parte di uno stesso movimento. A luglio venne pubblicato il suo opuscolo Sulla questione della lotta di classe.
Subito dopo il termine della guerra russo-giapponese, nell’autunno del 1905, si tennero scioperi di massa che videro anche l’intervento di Kollontaj la quale oltre a scrivere su diversi giornali marxisti intervenne direttamente nelle assemblee di fabbrica, e, nell’ottobre, alla prima riunione del Soviet di san Pietroburgo. Dopo la sconfitta della rivoluzione aderì al partito menscevico e intensificò la sua attività per organizzare le operaie in un movimento femminile socialista.
Nell’autunno del 1906 venne pubblicata una sua raccolta di articoli sulla Finlandia e a settembre dello stesso anno partecipò al Congresso del partito socialdemocratico tedesco e al congresso delle donne socialiste tedesche a Mannheim. Nella primavera del 1907 iniziò un’attività politica tra le lavoratrici tessili a San Pietroburgo. Ad agosto si recò a Stoccarda per partecipare al settimo congresso dell’Internazionale e subito dopo fu l’unica donna russa a partecipare al Primo Congresso Internazionale delle Donne. In autunno tornò a San Pietroburgo dove diede vita alla prima organizzazione legale di donne lavoratrici. Nel 1908 si batté perché le donne lavoratrici portassero le loro rivendicazioni e le loro istanze al primo congresso panrusso delle donne organizzato dal movimento femminista. Scrisse Social Basis of the Women’s Question.
Nel settembre venne emanato un mandato di arresto nei suoi confronti per la sua appartenenza al Partito Socialdemocratico e per incitamento alla rivoluzione. Si diede alla latitanza riuscendo tuttavia a partecipare a numerose iniziative, in genere sotto false identità. Ma nel dicembre, in occasione di un congresso femminista venne identificata e rocambolescamente riuscì ad abbandonare la Russia e recarsi a Berlino, dove aderì al SPD iniziando un’attività di agitazione in Renania. Tra aprile e maggio si recò a Londra con Klara Zetkin. Ad agosto del 1910 partecipò all’ottavo congresso dell’Internazionale a Copenaghen e al secondo Congresso delle Donne Socialiste. A settembre portò la sua attività di agitatrice rivoluzionaria in Svezia. All’inizio del 1911 insegnò nella scuola socialista per emigranti russi organizzata a Bologna da Gor’kij e Aleksandr Bogdanov. In primavera si recò a Parigi per tenere conferenze e raccogliere fondi per gli esuli russi. Scrisse Around Workers’ Europe (sulle sue esperienze in Germania, ecc.) e i suoi primi articoli sui temi della sessualità. Collaborò con il Partito socialista francese. Si recò in Belgio per parlare ai minatori locali. Sempre nel 1911 si legò sentimentalmente ad Aleksandr Šljapnikov, operaio autodidatta che nello stesso periodo si trovava in esilio come la Kollontaj. Tale legame durò fino al 1916. Precedentemente Kollontaj aveva avuto una relazione con un agronomo. Nel 1912 viaggiò in Belgio, Svezia, Inghilterra, Svizzera, per far poi ritorno in Germania. Dal giugno al novembre del 1913 fu a Londra, lavorando, presso la Biblioteca del British Museum, al suo libro Society and Motherhood.
Nel 1914, a maggio, fu colpita da mandato di arresto da parte della polizia di Berlino in seguito a degli incontri di donne contro la guerra da lei organizzati. Per evitare l’arresto fuggì in Tirolo e si dedicò all’organizzazione di un Congresso internazionale delle donne. Tornò a Berlino in agosto al momento della proclamazione della guerra e venne arrestata. Al momento del rilascio a settembre si recò in Danimarca e subito dopo in Svezia dove venne nuovamente arrestata a Stoccolma. Nel frattempo in seguito alle divisioni fra socialisti sul tema bellico si unì ai bolscevichi rimanendo da quel momento in poi in costante contatto con Lenin che viveva in Svizzera. Proseguì i suoi spostamenti “militanti” tra Danimarca e Norvegia. Il tema delle sue conferenze era la trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria.
Nell’estate del 1915 scrisse Who Needs War?, opuscolo destinato ai soldati che combattevano nelle trincee sui vari fronti di guerra in Europa. In agosto venne invitata a fare un giro di conferenze negli Stati Uniti e lasciò quindi la Norvegia per New York in ottobre e restò negli Stati Uniti fino al marzo 1916.
Rientrata in Norvegia riuscì a far pubblicare Society and Motherhood a Pietrogrado. Tornò negli Stati uniti, questa volta con il figlio, ad agosto, e restò fino al gennaio successivo tenendo conferenze e scrivendo. Nuovamente di ritorno in Norvegia apprese della rivoluzione di febbraio e poté leggere le Lettere da Lontano di Lenin (contenenti il suo appello a trasformare la guerra in una guerra rivoluzionaria).
Rientrò a Pietrogrado il 18 marzo portando le Lettere da lontano che sarebbero state pubblicate sul giornale bolscevico “Pravda”. Venne eletta delegata al Soviet di Pietrogrado e il 3 aprile incontrò Lenin che era rientrato dalla Svizzera. Kollontaj in quell’occasione fu da sola nel partito bolscevico a sostenere le famose Tesi d’Aprile elaborate da Lenin. Da aprile a ottobre lavorò infaticabilmente per sostenere la rivoluzione con comizi e interventi in piazza, nelle fabbriche, sulle navi corazzate della flotta del mar Baltico. Fu in quest’ultima occasione che conobbe Pavel Dybenko, sottufficiale ucraino molto più giovane di lei, che sposò poi nel 1918 in seconde nozze. La sua attività nel movimento femminista si concretizzò soprattutto tramite il giornale femminista bolscevico “Rabotnitsa”.
Dal 2 al 5 giugno Kollontaj fu delegato russo al congresso del Partito Socialdemocratico Finlandese. Sempre a giugno intervenne al Primo Congresso dei Soviet di Pietrogrado e alla prima conferenza sindacale di Pietrogrado dove pronunciò un discorso sulle necessità delle donne. Subito dopo organizzò uno sciopero delle lavandaie. Si recò a Stoccolma come delegato bolscevico insieme a Vorovsky in un congresso contro la guerra. Rientrata a Pietrogrado venne arrestata come “agente tedesca”. Nonostante fosse in prigione venne eletta nel Comitato Centrale al sesto congresso del Partito Bolscevico. Venne rilasciata il 21 agosto su cauzione. Subito organizzò insieme ad altre donne collaboratrici di “Rabotnitsa” il primo congresso delle donne lavoratrici a Pietrogrado.
Il 10 ottobre partecipò alla storica riunione del Partito nel quale si decise la rivolta armata contro il governo. Il 22 ottobre (Giorno del Soviet di Pietrogrado) intervenne a innumerevoli riunioni. Il 24 ottobre pubblicò un articolo sulla “Pravda” proponendo un Congresso delle donne. Nella notte tra il 24 e 25 ottobre fu a Smolny, quartier generale della sollevazione armata. Partecipò allo storico incontro del Soviet di Pietrogrado, durante il quale venne in pratica annunciata la rivoluzione. Il giorno successivo i bolscevichi presero il potere. Aleksandra venne eletta Commissario (cioè ministro) dell’assistenza (social walfare si direbbe oggi). Il 5 novembre partecipò al Primo Congresso delle Donne lavoratrici di Pietrogrado, dove illustrò la proposta di tutela della maternità. Entro l’anno molti dei suoi opuscoli vennero ripubblicati.
Il 2 marzo 1918, il comitato centrale la nominò capo-delegazione per una missione in Svezia, Inghilterra e Francia finalizzata a sollecitare sostegno ai bolscevichi, minacciati dai tedeschi e dai loro alleati in guerra; gli stessi bolscevichi erano divisi sulla linea da seguire. Infatti al settimo congresso del partito, tenutosi tra il 6 e l’8 marzo, Kollontaj fece un discorso contro il trattato di pace di Brest-Litovsk con la Germania. Nel corso del IV Congresso dei Soviet, tra il 14 e il 16 marzo, durante il quale venne ratificato il trattato di pace, si dimise dal Commissariato.
In primavera ed estate iniziò la guerra civile e Kollontaj fece in autunno un giro di conferenze nelle città tessili vicino a Mosca, dove incontrò molte lavoratrici. Organizzò il Primo Congresso Russo delle donne operaie e contadine, che si tenne a Mosca dal 16 al 21 novembre. Durante questo congresso lesse la sua opera (successivamente pubblicata) Communism and the Family.
All’inizio del 1919 ebbe problemi cardiaci. Tuttavia tra il 2 e il 6 marzo partecipò al Primo Congresso (fondatore) della Terza Internazionale (Comunista) (Comintern), dove parlò della necessità della partecipazione delle donne. Tra il 18 e 23 marzo si tenne l’VIII Congresso del Partito e, come membro del comitato centrale, intervenne sui problemi del lavoro delle donne e della famiglia.
In Aprile si recò in Ucraina promuovendo attività militante e di agitazione soprattutto tra le donne lavoratrici. Questa attività proseguì con viaggi nel Donbas, Bakhmut, Lugansk. A giugno si recò in Crimea, dove venne nominata Presidente del Dipartimento politico della Repubblica di Crimea. Ma l’incarico durò poco perché tra luglio e agosto la Crimea cadde nelle mani dei bianchi. Tornò quindi a Kiev, dove fu nominata commissario per la propaganda e l’agitazione per l’Ucraina. In questi mesi scrisse numerosi opuscoli e articoli. A settembre rientrò a Mosca in seguito all’attacco dei bianchi in Ucraina. A Mosca collaborò con il Dipartimento femminile del Partito (lo Zhenotdel), che aveva preso vita proprio in quella fase. Si ammalò di tifo, infezione del sangue, nefrite e problemi cardiaci e fino all’autunno successivo non si rimise in salute.
Nel novembre 1920, appena ristabilita, venne nominata direttrice di Zhenotdel, organizzando mostre, conferenze, esposizioni; scrisse articoli diretti alle donne lavoratrici e alle prostitute, in tutta la Russia. A fine anno, aderì all’Opposizione Operaia. Da febbraio a luglio 1921 tenne una serie di conferenze alla Sverdlov University di Mosca, sulle donne nell’economia e sulla moralità comunista. Dal febbraio iniziò a lavorare apertamente per l’Opposizione Operaia (nella quale aveva una posizione non secondaria il suo ex compagno Aleksandr Šljapnikov che fu poi fucilato nel 1937 in seguito alle purghe staliniane) e al Decimo Congresso del Partito, tra l’8 e il 16 marzo, presentò il suo opuscolo sull’Opposizione Operaia e venne attaccata da tutti i dirigenti del Partito. Intervenne quindi sul lavoro delle donne alla Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste tenutasi tra il 9 e il 15 giugno. Venne eletta vicepresidente del segretariato femminile del Comintern. Dal 22 giugno al 12 luglio illustrò le ragioni e la vicenda dell’Opposizione Operaia al Terzo Congresso del Comintern. Continuò a lavorare con Zhenotdel. Nel febbraio 1922 presentò con altri oppositori operai la “Dichiarazione dei ventidue” (una denuncia verso le carenze di democrazia all’interno del partito bolscevico e di critica alla sua burocratizzazione) alla commissione speciale del Comintern. Le fu impedito di prendere la parola per iniziativa proprio di Trotsky e Zinovev. Nel corso dell’Undicesimo Congresso del partito tra il 27 marzo e il 2 aprile, per l’Opposizione Operaia, e soprattutto per Kollontaj, fu prospettata l’espulsione. Nel suo discorso di autodifesa rivendicò il ruolo fondamentale e trainante che dovrebbe avere la classe operaia all’interno del partito.
Il 3 aprile Stalin divenne segretario ad interim del partito. Il 26 maggio Lenin ebbe un primo ictus che di fatto lo allontanò dalla politica. Kollontaj fu inviata a Odessa cadendo chiaramente in disgrazia presso la nuova dirigenza che andava formandosi nei due anni e mezzo che precedettero la morte di Lenin. In estate fu richiamata a Mosca da Stalin che le promise un incarico diplomatico come da lei espressamente richiesto, poiché al sentirsi ormai emarginata – e forse con rischi anche più gravi – si aggiungeva il difficile periodo personale che la condusse al divorzio dal secondo marito Pavel Dybenko. Il 4 ottobre infatti Kollontaj venne nominata membro della delegazione commerciale sovietica a Oslo. E nel 1923 venne nominata capo di questa stessa delegazione commerciale; fu la prima donna a ricevere un simile incarico diplomatico. Ma nel frattempo i suoi articoli sulla moralità sessuale vennero aspramente attaccati in Russia.
Nel febbraio 1924 Kollontaj concluse un accordo commerciale tra la Norvegia e la Russia sullo scambio di grano e aringhe. La Norvegia riconobbe ufficialmente l’URSS e Kollontaj venne nominata ambasciatrice sovietica. Nell’estate e autunno 1925 fece ritorno a Mosca per partecipare al dibattito sulla proposta di una nuova legge sul matrimonio. Le sue idee ebbero un certo successo. Nel settembre 1926 fu nominata delegato commerciale sovietico in Messico. Ma nel giugno 1927 motivi di salute la costrinsero a lasciare il Messico e ad ottobre fece ritorno come ambasciatore in Norvegia.
Nel novembre del 1927 in URSS iniziarono le epurazioni staliniane verso le opposizioni di sinistra con le espulsioni di Trotsky e Zinoviev dal Partito. Ma Kollontaj aveva prudentemente pubblicato su “Pravda” il 30 ottobre un articolo nel quale si schierava definitivamente dalla parte degli stalinisti. Tale articolo era intitolato L’opposizione e la base del partito. Sempre nel 1927 scrisse un romanzo Vassilissa, tradotto in italiano nel 1978 da Andrea Barbaranelli. Nei due anni successivi iniziano per gli oppositori esìli, deportazioni e processi. Nell’autunno del 1930 Kollontaj ebbe un incarico presso l’ambasciata sovietica a Stoccolma. Nel marzo 1933 venne insignita dell’Ordine di Lenin per la sua attività tra le donne. Nel giugno ottenne la restituzione alla Russia delle riserve auree, nascoste in Svezia dagli antibolscevichi dopo la rivoluzione. Dal dicembre 1934 l’assassinio di Kirov fornì il pretesto per nuove selvagge purghe nel partito. Nel maggio del 1935 Kollontaj fondò a Stoccolma l’associazione culturale russo-svedese. A settembre si unì alla delegazione russa presso la Società delle Nazioni e lavorò sui diritti legali delle donne.
Il 23 agosto 1939 ci fu la firma del patto russo-tedesco. Due settimane dopo Hitler invase la Polonia. Tra gennaio e marzo del 1940 Kollontaj negoziò la pace tra Finlandia e Russia. Nel 1942 fu insignita della Bandiera Rossa del Lavoro per il suo lavoro diplomatico proprio il giorno del suo settantesimo compleanno. Nello stesso anno fu posta a capo del corpo diplomatico sovietico in Svezia. Il 22 giugno 1942 Hitler invade la Russia.
Kollontaj ritornò in Russia nel 1945. Fu candidata al premio Nobel per la pace e le fu assegnata la seconda Bandiera Rossa del Lavoro. Dal 1946 lavorò come consigliere del Ministero degli Affari Esteri sovietico. Morì in seguito a un attacco cardiaco il 9 marzo 1952.
Fonti:
- C. Porter, Alexandra Kollontai. A Biography. London, 1980.
- B. Farnsworth, Socialism, Feminism and the Bolshevik Revolution. Stanford University Press, 1980.
- A. Holt, Introduction to: A. Kollontai. Selected Writings. W.W. Norton Company, 1980.
- B. Evans Clements, Bolshevik Feminist. The Life of Aleksandra Kollontai. Indiana University Press Bloomington and London, 1979. (Disponibile in Internet Archive, solo consultazione).
- A. Kollontai, The autobiography of a emancipated communist Woman. Herder and Herder, New York 1970. (Disponibile in Internet Archive, solo consultazione).
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- L'“Opposizione Operaia” in Russia
Il saggio del 1921 costituisce un notevole contributo a sostegno di «Opposizione Operaia», corrente del Partito comunista legata al mondo sindacale e critica nei confronti della gestione burocratica e della scarsa attenzione alla collettività operaia.