Gottfried KellerGottfried Keller nacque a Zurigo il 19 luglio 1819. Il padre, Hans Rudolf, originario di Glattfelden (villaggio nei dintorni di Zurigo) era di famiglia contadina e di professione tornitore. La madre, Elisabeth Scheuchzer, di quattro anni maggiore del marito, era figlia di un medico condotto. Gottfried rimase orfano di padre a soli cinque anni. Il padre, gran lavoratore con l’obiettivo di acquistare la grande casa, che costituì in seguito per la famiglia la fonte principale del reddito tramite le pigioni, morì a soli trentatré anni, affetto da tubercolosi; oltre alla moglie e al piccolo Gottfried vi era anche la sorellina di quest’ultimo, Regula, di soli due anni.

Keller trascorre l’infanzia affidato alla sollecitudine materna. I suoi inizi scolastici sono travagliati; terminata l’Armenschule (la scuola elementare pubblica per gli orfani indigenti), frequenta, dal 1831 al 1833, una scuola privata, il Landknabeninstitut, dove studia dapprima le materie letterarie, e successivamente, presso la sezione industriale della scuola cantonale, frequenta i corsi di studi linguistici e letterari. Nel 1934 viene però espulso in seguito ad un episodio di indisciplina collettiva per iniziativa dagli studenti più grandi e nel quale probabilmente il Keller fu coinvolto più per ingenuità che per reale responsabilità ma per il quale pagò forse sproporzionatamente rispetto ad altri.

Iniziò quindi la sua esperienza di autodidatta, trascorrendo un periodo di sconforto e molto dispersivo. Si trasferì a Glattfelden, presso uno zio. Qui, nonostante fin dal 1932 avesse dato prova del proprio talento scrivendo drammi di ispirazione schilleriana – poi raccolti con il titolo Kleine Dramen – iniziò a dedicarsi a pittura e disegno, soprattutto di paesaggi. La madre, dopo vari tentennamenti, finì con l’assecondare l’inclinazione del figlio. Il suo primo maestro fu un mestierante, Peter Steiger e si rivelò una perdita di tempo perché il pittore si limitava a impiegarlo in lavori di copiatura ripetitivi e non utili. Un secondo maestro, Rudolf Meyer, valente acquerellista, lo indirizzerà non solo al vero studio della pittura, ma anche alla lettura dei classici letterari, tra cui Omero, Ariosto e Tasso. Tuttavia Keller non era soddisfatto. Decise allora di cambiare città. Attirato in particolare da Monaco e dall’Accademia di Belle Arti convinse lo zio a supportarlo economicamente e il 26 aprile 1840 si potè trasferire a Monaco. Sebbene non regolarmente iscritto per la mancanza di un titolo di studio, egli frequentò l’Accademia. Nonostante il buon inserimento nell’ambiente e le amicizie che riuscì a stringere – entrò a fare parte di gruppi studenteschi, fu nominato redattore prima della “Wochenzeitung” poi della “Kneipzeitung”, organi della gioventù goliardica – dopo poco più di due anni, deluso e travagliato dalla precarietà economica, Keller si vide costretto a tornare a Zurigo.

Qui fu ripreso prepotentemente dagli interessi letterari. Agli iniziali tentativi dell’adolescenza si aggiunsero quindi i primi bozzetti in prosa e una abbondante produzione lirica. Spinto forse dalla sua grande ammirazione per Jean Paul e per Hesperus iniziò a comporre sonetti. Nel febbraio 1844, su “Die Freie Schweiz”, apparve il suo primo saggio poetico. L’ispirazione proveniva in questa fase soprattutto dalle lotte politiche che imperversavano nei cantoni svizzeri poco prima del 1848. Zurigo stava diventando il centro di raccolta dei liberali tedeschi perseguitati in patria e costretti all’esilio. Keller entrò in contatto con alcuni di loro: August Adolf Folien, ricco mecenate, Wilhelm Schulz, Julius Frobel, fondatore del “Literarische Comptoir” (dove venivano pubblicate le opere vietate in Germania), e più tardi Ferdinand Freiligrath sui canti rivoluzionari del quale furono modellati i canti di Keller in difesa della libertà di pensiero e di religione. Aderì quindi al partito liberale mentre anche la situazione politica svizzera si andava complicando. Le lotte tra liberali e conservatori avevano causato una scissione della Confederazione e il costituirsi di una vera e propria federazione separatista (Sonderbund) conservatrice. I liberali ne volevano lo scioglimento e non esitarono a impugnare le armi; alla spedizione contro i conservatori di Lucerna, partecipò anche Keller. Nel novembre 1847 il Sonderbund fu sconfitto e si giunse a un nuovo ordinamento costituzionale.

Keller continuava frattanto l’attività poetica: nel 1846 furono pubblicati, a cura del Folien, i suoi Gedichte (Canti di un autodidatta) che comprendono anche i canti d’amore per la cugina Enrichetta K., il Buch der Natur (Libro della Natura) e i due cicli epico-drammatici, Feueridylle (Idillio del fuoco) e Lebendig begraben (Sepolto vivo). In casa di Freiligrath incontrò Marie Melos, della quale si innamorò non corrisposto. Strinse nuove amicizie, con il musicista Wilhelm Baumgartner, l’incisore Johannes Ruff, il magistrato Eduard Dosseckel. Visse in casa di Schulz in seguito alla morte della moglie di quest’ultimo e incontrò Luise Rieter, della quale s’innamorò ma nuovamente non fu corrisposto. In una lettera leggiamo:

«Io avevo inconsciamente raccolto tutti i miei pensieri, i miei desideri, le mie aspirazioni nelle sembianze di Luise, avevo costretto e compresso tutto il mio essere nella sua incantevole figura; quando mi sfuggì, credetti di perdere ogni mio bene, tutto me stesso. Chiunque sia ferito si rifugia presso i propri simili; così ora preferisco frequentare gli uomini, non per chiacchierare con loro o per lamentarmi, ma per temprarmi nella loro asprezza e al loro contatto ritrovare me stesso»

La sua aspirazione più forte continua ad essere il dramma. Il Consiglio di Stato gli concesse una borsa di studio per un soggiorno all’estero. Keller scelse Heidelberg e la sua università e lasciò Zurigo nell’ottobre del 1848. In questa fase l’attività drammaturgica si limitò all’elaborazione di poche e frammentarie scene. Frequentò i corsi di Hermann Hettner (con il quale strinse solida e duratura amicizia) su Spinoza, l’estetica e la letteratura, quelli di Jacob Henle sull’antropologia e l’anatomia, e un corso libero (dal dicembre 1848 al marzo 1849) di Ludwig Feuerbach delle cui teorie si fece appassionato assertore. Se la poesia liberale tedesca del ’40, la narrativa svizzera, specialmente quella di Jeremias Gotthelf, le opere giovanili di Friedrich Hebbel, ebbero grande influenza sul giovane Keller, la filosofia e la grande personalità di Feuerbach furono per lui di importanza umana e morale decisiva. Troviamo scritto sul suo diario:

«Il mondo è ora diventato per me infinitamente più bello e più significativo e la vita più intensa e preziosa; la morte, più seria e grave, m’invita doppiamente a compiere la mia opera, a purificare e soddisfare la mia coscienza, poiché non ho più la speranza di poter riguadagnare il tempo perduto in un angolo qualsiasi del mondo».

In quei mesi del 1848 partecipò attivamente ai movimenti rivoluzionari e frequentando Christian Kapp, pensatore e professore hegeliano ad Heidelberg e amico intimo di Feuerbach, s’innamorò questa volta della figlia, Johanna che era però già innamorata di Feuerbach…

Una nuova borsa di studio gli permise di trascorrere cinque anni a Berlino e furono forse i più fecondi della sua attività letteraria. Tra i drammi una certa ampiezza ebbe solo il frammento Therese che gli permise tuttavia di inquadrare un proprio stile più vicino al teatro popolare che alla tragedia classica. Ebbe una certa fortuna Neuere Gedichte (Nuove poesie, 1851); scrisse anche in quel periodo il poemetto satirico Der Apotheker von Chamonix (Il farmacista di Chamonix) scritto in contrapposizione con l’ultimo romanticismo di stampo heiniano; pubblicato la prima volta nel 1851, fu poi ripubblicato nel 1883 in una raccolta di poesie. Fra il 1854 e il 1855 fu pubblicata la prima edizione di Der grüne Heinrich (Il verde Enrico) e nel 1856 il primo volume di novelle Die Leute von Seldwyla nel quale si manifestò per la prima volta il fine umorismo del moralista nella cornice idilliaca e insieme ironica della cittadina immaginaria (che sarà poi teatro di una seconda raccolta di racconti) che dipinse con briosa capacità di “pittore d’ambienti”. È una delle prime caricature letterarie della società del benessere con una popolazione di giovani imprenditori, speculatori senza scrupoli destinati generalmente al fallimento tra spensierati e allegri capricci. Il paesaggio lirico, dove si intrecciano fiaba satira ed elegia, che caratterizza questa raccolta di novelle sarà caratteristico di tutta la sua opera successiva.

Nonostante una vita riservata, frequentò tuttavia alcuni circoli d’intellettuali; conobbe il critico letterario Varnhagen von Ense, e l’editore Franz Duncker. In questa circostanza si innamorò della cognata di quest’ultimo, Betty Tendering, con la quale ebbe una relazione dall’inverno del 1854 al maggio 1855; ma anche questa relazione terminò in maniera da procurare nuovo dolore a Keller,

Nel 1854 gli venne offerta la cattedra di lettere e storia dell’arte al politecnico di Zurigo, ma Keller non si sentiva pronto all’incarico e rifiutò. Tuttavia nel 1855 le sempre precarie condizioni economiche lo riportarono ugualmente a Zurigo alla casa materna.

In quel periodo Zurigo conosceva una nuova prosperità economica e culturale con la presenza di studiosi come Jacob Burckhardt e Friedrich Theodor Vischer, di ospiti come Richard Wagner e Paul Heyse; Keller ebbe quindi finalmente la possibilità di una esistenza più ricca di incontri e contatti.

La pubblicazione della prima parte di Die Leute von Seldwyla conferma la fama che Keller aveva già conquistato con Der grüne Heinrich**. Ebbe alcune offerte di impiego che rifiutò, finché, resasi vacante nel 1861 l’elevata carica di Staatschreiber (segretario cantonale), egli venne prescelto a ricoprirla dalle autorità cittadine ottenendo quindi finalmente l’autonomia finanziaria. Mantenne questo incarico fino al 1876 all’età di 57 anni.

Nel 1864 morì la madre. Due anni dopo conobbe Luise Scheidegger, ventitreenne, e si fidanzò con lei; ma probabilmente colta da grave crisi depressiva Luise si suicidò per annegamento suggellando in maniera tragica la lunga serie di delusioni sentimentali dello scrittore. La sua vita familiare si limitò a svolgersi quindi al fianco della sorella, mentre gli impegni di lavoro limitarono molto la sua attività letteraria.

Gli anni trascorsero senza avvenimenti di particolare rilievo: la laurea honoris causa nel 1869, una gita rievocativa a Monaco nell’autunno del 1872, un breve soggiorno sulle montagne di Salisburgo nel 1873, un viaggio a Vienna nel 1874. Lasciato l’impiego e trovata una nuova residenza riprese a scrivere. Nel 1872 era stato pubblicato Sieben Legenden (Sette leggende) e nel 1874 la seconda parte di Die Leute von Seldwyla la cui stesura risale tuttavia in gran parte al periodo berlinese. Anche queste novelle rispecchiano l’ispirazione realistica e democratica in aperta polemica con le storture e le degenerazioni della società capitalistica contemporanea.

Lasciato l’impiego, Keller poté riprendere con nuovo vigore la sua attività letteraria. Nel 1877 pubblicò Züricher Novellen nelle quali prende nuovamente vigore il gusto per la rievocazione storica manifestata con Sieben Legenden, ma nelle quali trova anche posto l’ironia e la satira nei confronti dell’aristocrazia mercantile zurighese di qualche decennio prima. Nel 1880 procedette a una versione totalmente rivista di Der grüne Heinrich, già rielaborata nel 1877, arricchita di digressioni etiche e filosofiche pur conservando l’iniziale impronta autobiografica. Nel 1881 fu pubblicato il ciclo novellistico Das Sinngedicht (L’epigramma) spesso considerato l’opera più importante di Keller. Ancora una volta si riscontra un intento etico-pedagogico all’interno di una cornice ambientale sobria ma vivace animata dalle figure garbatamente descritte dei protagonisti che cercano di ricondurre alla realtà della vita un giovane e pedante scienziato. Nel 1883 uscì la già ricordata raccolta poetica Gesammelte Gedichte e nel 1886 il secondo romanzo Martin Salander che fornisce un quadro complessivo della trasformazione della società svizzera durante la rivoluzione industriale, osservata attraverso la triste storia di una famiglia.

Nella sua nuova abitazione vengono ricevuti pochi e intimi amici: lo scrittore Conrad Ferdinand Meyer, il pittore Arnold Böklin e il Vischer. Importanti anche le relazioni epistolari con Paul Heyse e Theodor Storm (con quest’ultimo però solo fino alla pubblicazione del Martin Salander, sfavorevolmente accolto dallo scrittore). Trascorreva molte ore nella birreria «Zur Meise», che considerava quasi una seconda casa, attratto dall’ambiente e dalla compagnia dei frequentatori abituali. Nel 1888 morì la sorella Regula, con cui aveva convissuto per tutti gli anni trascorsi a Zurigo.

Coronamento della sua attività fu la pubblicazione dell’edizione completa delle sue opere, in concomitanza del suo settantesimo compleanno, nel 1889, occasione nel quale gli furono tributate entusiastiche celebrazioni. Subito dopo, affetto da febbri influenzali, cominciò a perdere le forze fino a ridursi a una vita vegetativa; questo stato lo condusse a morte il 15 luglio 1890, pochi giorni prima del suo settantunesimo compleanno.

La fama di Keller non si è attenuata con gli anni, ed è tuttora considerato lo scrittore svizzero di lingua tedesca di gran lunga più importante; il suo Der grüne Heinrich sta affiancato al Wilhelm Meister di Goethe come il più rappresentativo Bildungsroom (romanzo di formazione) di lingua tedesca. Tra le tante valutazioni critiche relative a questo scrittore ho scelto una riflessione di György Lukács che mi pare di grande interesse:

«[…] non cercheremo di discutere, neppure per accenni, questa dialettica storica. Ma dobbiamo dire, per evitare malintesi, che l’accennata alternativa di non-ancora e non-più, importantissima per le considerazioni che faremo più avanti, non esaurisce affatto i rapporti storici di romanzo e novella. Ne esistono numerosi altri che questa volta dobbiamo tralasciare. Per accennare alla molteplicità dei nessi possibili, basterà ricordare Gottfried Keller. Enrico il Verde, per potersi sviluppare come totalità di romanzo, dovette abbandonare la Svizzera del giovane Keller. La gente di Seldwyla presenta come ciclo, nel contrasto e nell’integrazione reciproci, il quadro di quella totalità non rappresentabile in forma di romanzo. E la patria diventata capitalistica non può offrire, corrispondentemente alla visione kelleriana dell’uomo, alcuna totalità ricca e non artificiosamente articolata; invece le novelle tra loro polemiche dell’Epigramma, considerate come cornice narrativa, sanno mostrare gli alti e bassi, i pro e contra della maturazione di una coppia che si sviluppa verso il vero amore, mentre la vita immediata del mondo accessibile a Keller non avrebbe permesso di riuscirvi in forma di romanzo. Qui dunque si ha uno specialissimo intreccio di non-ancora e di non-più, che non sopprime radicalmente i nessi storici sopra accennati fra romanzo e novella, ma non può affatto trovare immediatamente il suo posto in essi. E la storia letteraria presenta altre alternative, affatto diverse, sulle quali non ci possiamo soffermare.» [Da Marxismo e politica culturale, Einaudi, Torino 1968, traduzione di Fausto Codino].

Fonti:

  • U. Amrein, Gottfried Keller-Handbuch. Leben – Werk – Wirkung. J.B. Metzler, Stuttgart, 2018.
  • U. Amrein, R. Dieterle, Gottfried Keller und Theodor Fontane: Vom Realismus zur Moderne. Walter de Gruyter, Berlin-New York, 2008.
  • U. H. Gerlach, Gottfried Keller Bibliographie. Max Niemeyer Verlag GmbH, Tübingen 2003.
  • G. Keller, Autobiografisches, Privatkopie, 2010.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Lettere d’amore perdute e altri racconti
    Le cinque novelle di questa raccolta (1944), ricche di ironia e grazia, fantastiche ma anche realistiche, sono un saggio della creatività dell’autore, considerato il più importante letterato svizzero di lingua tedesca.
 
autore:
Gottfried Keller
ordinamento:
Keller, Gottfried
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