Jan Kochanowski nacque a Sycyna, Radom, in Polonia, nel 1530. Studiò all’Accademia di Cracovia alla quale accedette a soli quattordici anni, nel periodo di maggior fioritura del Rinascimento in Polonia. Nel 1547 si iscrisse all’Università di Königsberg e nel 1552 s’iscrisse all’università di Padova dove restò tre anni. Tornò poi a Padova nel 1556 e 1558 allo scopo di approfondire i suoi studi filologici e assimilare al meglio la cultura rinascimentale; diventò latinista, grecista e conoscitore della lingua e della letteratura italiana, approfondendo questa conoscenza con vari viaggi nella penisola, da Venezia a Roma e Napoli. Successivamente fu in Francia, ove conobbe Ronsard e i poeti della Pléïade.
Ritornato in patria, divenne segretario del re Sigismondo Augusto. Prese parte attiva agli avvenimenti politici del tempo, ma tra il 1569 e il 1570, stanco della vita di corte e in seguito al ritorno in Francia di Enrico di Valois – che solo un anno prima era stato eletto Enrico V di Polonia – si ritirò nella sua proprietà di Czarnolas presso Radom.
Morì a Lublino il 22 agosto 1584. In italiano è spesso stato citato come Giovanni Cochanovio.
Jan Kochanowski è in pratica il fondatore della poesia polacca, il primo grande poeta non solo della Polonia, ma di tutto il mondo slavo. Di temperamento e ispirazione essenzialmente lirica, sua caratteristica fu una ricerca dell’armonia attraverso una sua specifica idea estetica del bello caratterizzata da equilibrio, serenità e religiosità. La sua prima opera è la Píéśn o potopie (Canto sul diluvio, 1558), ispirata con tutta evidenza all’ode oraziana sullo straripamento del Tevere; segue il poemetto Szachy (Gli scacchi, anteriore al 1561), nel quale si trovano analogie non trascurabili con Scacchia ludus del Vida e che testimonia della passione dell’autore per il gioco degli scacchi.
Ma la poesia di Kochanowski riflette anche con vigore la vita del suo paese soprattutto attraverso la poesia satirica: Zgoda (La concordia, 1564) sulla riforma protestante, Satyr (Il satiro, 1563) sulla decadenza dei costumi tra l’aristocrazia polacca, il poemetto Proporzec (Lo stendardo, 1569), esaltazione della cerimonia di omaggio del principe di Prussia a Sigismondo Augusto; infine la tragedia classica Odprawa poslów greckich (Il rinvio degli ambasciatori greci, 1578), nel quale dei fatti storici hanno la funzione di introdurre numerose allusioni alla vita della Polonia contemporanea.
La capacità di poeta lirico del Kochanowski si manifesta pienamente nelle Fraszki (Bagatelle, 1584), nelle Piesni (Canti, postumi, 1586) e nei Treny (Lamenti, 1580). Le Fraszki, sono trecento brevi componimenti, ispirati alla vita di corte, con evidenti elementi autobiografici; i metri sono vari e il contenuto spazia dal satirico all’erotico. Le Piesni hanno invece un tono prevalentemente serio e solenne e rappresentano il capostipite dell’ispirazione legata alla leggenda oraziana – all’Oratia di Pietro Aretino che certamente Kochanowski conosceva seguirono infatti in tempi brevi El honrado hermano di Lope de Vega (1598-1600) e l’Horace di Pierre Corneille (1640) – che influì potentemente sulla szlachta (aristocrazia)polacca sino al sec. XVIII essendo divenuta per tutta l’aristocrazia europea una sorta di icona legata alla centralizzazione del potere negli stati monarchici. La leggenda di Orazio traduce in termini epico-storici il consolidamento dell’autorità reale a scapito della provocatio ad populum, sintomo evidente della volontà dei cittadini a partecipare della cosa pubblica. I Treny sono il capolavoro del poeta. Scritti in occasione della morte della figlioletta Urszula – primogenita di sette figli avuti da Dorota Podlodowska sposata nel 1575 –, potrebbero sembrare a una prima lettura dei canti funebri di stampo umanistico; emerge però un ritratto indimenticabile della bimba amata, e chi legge non può non rimanere toccato dal profondo dolore del padre che l’ha perduta.
Tra le altre opere ricordiamo la Pieśń Swientojańska o Sobótce (Canto per la festa di S. Giovanni) dove elementi folkloristici locali si coniugano con elementi classici e contemporanei come le ballate tipiche delle letterature di lingua romanza, in particolare con la canzone a ballo italiana. La fama di Kochanowski è legata inoltre alla parafrasi del Salterio Davidico da lui pubblicata nel 1579, giudicata con grande favore dai critici; per mezzo di questa parafrasi, caratterizzata dalla varietà delle metrica, Kochanowski potè in pratica codificare le basi della metrica polacca.
Suo nipote Piotr tradusse in polacco, in ottave, nel 1618 la Gerusalemme Liberata di Tasso. Come lo zio Jan, studiò a Padova dopo aver frequentato l’università di Königsberg; fu buon conoscitore della letteratura italiana. La sua versione dell’opera di Tasso è considerata quella più riuscita tra le traduzioni che esistono in varie lingue, e nello stesso tempo resta un capolavoro della poesia polacca ed ebbe influenza anche nei secoli successivi sulle elaborazioni poetiche in Polonia. Tradusse anche l’Orlando furioso che però fu dato alle stampe solo all’inizio del ventesimo secolo.
Fonti:
- M. Bersano Begey, voce Kochanowski in GDE vol. XI. Torino 1988.
- M. Bersano Begey, La letteratura polacca. Milano 1968.
- “Rivista di letterature slave” numero unico dedicato a Jan Kochanowski, Roma 1930 (contiene versioni di opere e vari saggi critici).
- R. Pollak, La fortuna del Tasso in Polonia, in “Giornale storico della letteratura italiana”, Torino 1930.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
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- Lamenti
L’eccezionale importanza di questa raccolta di componimenti poetici, pubblicati a Cracovia nel 1580, ritenuta il capolavoro di Kochanowski, risiede nel poter essere considerata l’opera fondante della poesia polacca e, più in generale, della poesia slava, nell’ambito della quale Kochanowski è considerato il primo grande poeta.