John Maynard Keynes nacque a Cambridge il 5 giugno 1883.
Il padre John Neville era economista e la madre Florence Ada Brown, storica e impegnata in varie battaglie per l’emancipazione dei più deboli, reinserimento di ex detenuti nella società, politica pensionistica per i più poveri, assistenza per i malati di tubercolosi, etc. Entrambi i genitori gli sopravvissero, la madre addirittura di 12 anni. Il fratello minore Geoffrey Keynes, anch’egli molto longevo, fu chirurgo di grande fama.
Studiò a Eton e al King’s College di Cambridge. Qui ebbe come insegnanti Marshall e Pigou, del quale fu sempre amico nonostante le divergenze notevoli di pensiero.
Dal 1906 al 1908 lavorò al dipartimento delle Indie studiando i problemi della finanze e della circolazione monetaria presso gli indiani. Studi che più tardi (1913) furono materia del suo trattato Indian Currency and Finance. Già in questo testo Keynes anticipa alcuni temi che caratterizzeranno il suo pensiero in seguito, cioè l’influsso che la regolamentazione della circolazione provoca su prezzi e bilancia commerciale, ma anche su produzione e occupazione.
La sua reputazione è in rapida crescita e nel 1911 viene nominato direttore dell’“Economic Journal” succedendo a Edgeworth, e non molto tempo dopo divenne segretario della Royal Economic Society.
Nel 1915 entrò a far parte dell’amministrazione del tesoro e alla fine della guerra fu scelto per rappresentare il governo alla conferenza della pace, ma diede le dimissioni motivando le sue ragioni nel testo che lo rese famoso in tutto il mondo Le conseguenze economiche della pace (al quale seguì La revisione del trattato).
Nelle sue opere successive mette a punto la sua visione economica. In The end of laissez-faire combatte l’idea che il singolo lasciato libero di agire per il proprio tornaconto, possa realizzare il massimo vantaggio per la collettività, sottolineando l’insufficienza dell’economia concorrenziale. Troviamo in questo breve scritto l’anticipazione dell’idea, sviluppata poi in modo organico in General Theory che l’alternativa non è tra liberismo e collettivismo, ma che è praticabile la strada per “correggere” il sistema capitalistico con un complesso di riforme che coniughino democrazia con rispetto della libertà e della iniziativa individuale.
Nel 1930 con i due volumi di Treatise in Money pone le basi teoretiche delle sue proposte in tema di politica monetaria. La sua idea tende a superare la dicotomia tra fenomeni monetari e fenomeni reali tipica della economia classica che vede la moneta come puro e semplice mezzo di scambio. Il fulcro della teoria, in estrema sintesi, studia la variazione della domanda di moneta a scopo speculativo, a scopo precauzionale e a scopo d’investimento e la variazione del saggio di interesse. La sua opinione è che il saggio di interesse sia un fenomeno puramente monetario e che rappresenti il compenso da pagare per vincere la preferenza delle persone a trattenere presso di sé la liquidità, cioè a “tesoreggiare”. La domanda di moneta finalizzata a scopi che non siano quello delle transazioni è dominata dal confronto continuo del mercato dei titoli con quello della moneta, e da questa riflessione Keynes configura la sua famosa idea della “trappola della liquidità” per la quale il saggio di interesse del sistema non può scendere al di sotto di un certo livello dove i possessori privati di titoli dovrebbero vendere richiedendo moneta.
Questa idea della “trappola” ha un ruolo decisivo nell’analisi dell’equilibrio generale che Keynes espone nella General Theory of Employment, Interest and Money. Fino a che il saggio di interesse non raggiunge il minimo, al quale livello la domanda di moneta a scopo di liquidità diventa infinitamente elastica, l’immissione di moneta nel sistema tramite il metodo del “deficit spending” (cioè la spesa pubblica finanziata dal disavanzo del bilancio statale) può abbassare il saggio di interesse e quindi stimolare produzione e occupazione, qualora ovviamente vi siano risorse produttive inutilizzate.
Per la prima volta la politica keynesiana fu utilizzata in gran Bretagna nel 1931 utilizzando la spesa pubblica come strumento di politica anticiclica. Da quel momento l’autorità economica statale si trovò tra le mani uno dei mezzi più importanti per la stabilizzazione del reddito e della produzione, esercitando altresì enorme influenza su pensiero economico e sulla politica economica per interi decenni.
Nonostante la sua omosessualità (ebbe relazioni con lo psicanalista John Strachey e con il pittore Duncan Grant) si sposò nel 1918 con la ballerina russa Lydia Lopokova.
Morì d’infarto a soli 62 anni a Tilton, il 21 aprile 1946.
Fonti:
- R. Skidelsky: Keynes, Bologna, 1998
- Federico Caffé: J.M. Keynes, in I maestri dell’economia moderna, Milano 1970
- Pierre Delfaud: Keynes e il keynesismo, Roma, 1988
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La revisione del trattato
Scritto nel 1922, questo testo rappresenta una ferma e coraggiosa denuncia dei pericoli ai quali andavano incontro le nazioni vincitrici della prima guerra mondiale rifiutando le idee di solidarietà e collaborazione internazionale e continuando ad esigere gli oneri di riparazione esagerati e non sostenibili dalla Germania sconfitta.