Dall’incipit del libro:
Arrivato in maremma mio padre mi confidò due giumenti da soma e m’incaricò di trasportare il legname in un dato sito, detto Macchia Peschi. Io allora appena sapevo leggere. La sera andavo ad alloggiare in una capanna di mandriani. Mio padre e mio fratello maggiore erano in altro luogo, distante circa nove miglia da me, occupati al medesimo lavoro.
Un giorno, era la mattina del 25 aprile 1848, cadeva una leggera pioggia e vi era una nebbia così fitta che non si vedeva un uomo a dieci passi di distanza. Me ne stavo assiso sotto un’elce aspettando che la nebbia si dissipasse per caricare i miei giumenti e potermi dirigere sicuramente attraverso la macchia. In questo stato mi misi a considerare le mie deluse speranze. Subito il mio cuore provò sì gran dolore che cominciai a singhiozzare e un diluvio di lagrime inondò il mio viso e amaramente compiangevo il mio infelice stato. Mentre mi ero abbandonato al mio dolore, intesi uno strepito poco lontano venendo dalla parte della macchia.


