Nel testo originale l’autore è indicato col nome Eugenio Littré. L’opera è commentata e tradotta da Giulio Lazzarini.
Dall’incipit del libro:
Male si apporrebbe colui che, enunciando il nome della Filosofia positiva, credesse di risvegliare senz’altro, nell’animo degli uditori, la precisa nozione di essa. Finora, il saperne qualche cosa è una rarità, – anche nel genere di coloro (e sono molti, la Dio mercè, a’ dì nostri) che volontieri ne parlano Se, nel dibattimento – orale e scritto – che ferve clamoroso innanzi alla moderna civiltà, noi venissimo a scriverci sotto alcuna delle bandiere già all’aura spiegate; se ci presentassimo radicali o conservatori, metafisici d’una scuola o d’un’altra, cattolici o riformati (2), studiosi di questa o quella scienza particolare, – non avremmo che l’agevole briga di esprimere a qual punto di vista, per quali servigi, e in quale speranza concorre l’opera nostra: – e saremmo intesi a prima giunta, e classificati. Ma troppo diverge dal comune uso il punto di vista che ci preoccupa, e il servigio che intendiamo recare, e la speranza vivissima da noi concetta.


