Enotrio Ladenarda è uno pseudonimo usato da Andrea Lo Forte Randi che nacque a Palermo il 21 gennaio 1845. Il padre, liberale, in seguito alle attività che avrebbero dovuto favorire lo sbarco a Marsala della spedizione garibaldina, fu denunziato e incarcerato nel castello della Colombara di Trapani e torturato a morte per indurlo a denunziare i nomi dei cospiratori.

L’episodio non fu comunque deterrente per le idee liberali del giovane Andrea che non ancora diciottenne raggiunse Garibaldi ad Aspromonte. Durante i combattimenti venne ferito, ma anche negli anni successivi non approfittò mai di questo fatto per ottenerne vantaggi materiali, che invece molti patrioti liberali poterono avere.

Negli anni successivi maturò una cocente disillusione per il contrasto tra come lui intendeva la rivoluzione liberale e la nuova realtà politica che si andava formando. Il sistema dei partiti favoriva le cricche e le conventicole che nel corso della sua vita non si stancò mai di criticare duramente e ferocemente. “Le maggioranze in tutti i Parlamenti e in tutti i partiti di qualsiasi colore politico sia presso la monarchia sia presso la repubblica, son sempre costituite d’anime vendute e rivendute molte volte”. [Verità. Principi politici. Palermo 1909].

Tranne il periodo durante il quale fu libero docente di letteratura italiana a Roma, visse quasi sempre a Palermo in una palazzina nella piazza della stazione Lolli non lontano da dove fu edificato nel 1909 il monumento a Giovanni Meli.

Avrebbe voluto ottenere la libera docenza all’Università di Palermo perché si trovava nell’impossibilità, per ragioni familiari, di vivere a Roma. Autore di importanti saggi sulle letterature straniere, tra i quali spicca quello sul Don Chisciotte, oltre alla serie di volumi – pubblicati dall’editore tedesco Alberto Reber che aveva rilevato la casa editrice Clausen – avrebbe avuto certamente i titoli per raggiungere il suo obiettivo. Ma pare che una parte rilevante dell’intellettualità palermitana abbia ostacolato questo progetto. Lo Forte Randi dovette ripiegare sull’insegnamento in un istituto superiore femminile. In questa fase era particolarmente attiva la sua collaborazione a riviste letterarie inglesi e americane; aveva infatti perfetta padronanza della lingua inglese e anche di altre lingue.

Viveva con la figlia Itala, alla quale dedicò anche il suo volume, forse il più favorevolmente recensito, Voltaire e Nietzsche, nel quale contrappone l’individualismo materialista di Voltaire all’individualismo eroico di Nietzsche. Ma pochi anni dopo la figlia si suicidò gettandosi dal balcone probabilmente a causa di un sogno d’amore non realizzabile.

Successivamente a questo episodio, che certamente segnò pesantemente la sua esistenza, scrisse i suoi volumi di satira e critica violenta su Carducci, Pascoli e D’annunzio, firmandoli con lo pseudonimo Fr. Enotrio Ladenarda che è anagramma perfetto del suo vero nome e cognome (Fr. quindi non va inteso come abbreviazione di “Francesco” come talvolta erroneamente viene riportato, in quanto non firmò mai nessuno scritto con quel nome, ma semplicemente va considerato come integrazione obbligatoria dell’anagramma in quanto erano le due lettere che rimanevano escluse dopo aver completato Enotrio Ladenarda).

Oltre ai tre volumi su accennati, con lo stesso pseudonimo pubblicò anche la sua polemica con Benedetto Croce. Il noto critico aveva definito “sconce diatribe” le critiche umoristiche e sarcastiche del Lo Forte Randi dirette soprattutto agli imitatori carducciani, aggiungendo che “Ladenarda vitupera in modo pazzesco coloro che non hanno ammirato l’opera sua”. Ma probabilmente quello che maggiormente irritò Randi è il credito che Croce diede a voci infondate sul fatto che Paul Heyse avesse protestato per avere il Randi usato una sua lettera come prefazione al volume su Carducci. Dall’epistolario dello stesso emerge invece che Heyse avesse regolarmente autorizzato Randi all’uso di quella lettera.

La lettera al Croce verte soprattutto sui giudizi che il critico abruzzese aveva riservato a Rapisardi che era in polemica letteraria con il Carducci il quale aveva indotto Capuana, Ricci, Guerrini, Mazzoni a scrivere Giobbe al solo scopo di provare a ridicolizzare Rapisardi. Lo Forte Randi smonta sistematicamente tutta la denigrazione che Croce aveva fatto dell’opera di Rapisardi. Avrebbe voluto, secondo la testimonianza del figlio, che la lettera a Croce fosse menzionata dalla critica o che vi fosse una risposta del Croce stesso. Invece su questo suo scritto calò un completo silenzio. C’è da aggiungere che Croce, nel suo opuscolo Contributo alla critica di me stesso – scritto nel 1915 ma pubblicato solo nel 1926… – fa sue molte delle critiche del Lo Forte Randi, senza, naturalmente, mai citarlo. In particolare accetta tranquillamente di essersi sbagliato quando si autoconsiderava discepolo del De Sanctis.

Certamente questa ulteriore delusione contribuì ad aggravare il suo malessere fisico, che sfociò in un epitelioma al lato destro del collo che operato con poco successo si evolvette in tumore maligno sul lato opposto del collo. Questi mali lo condussero alla morte, a Palermo, il 23 ottobre 1916.

Fonti:

  • V. Gugino, Un profeta politico e critico eminente Andrea Lo Forte Randi. Palermo, 1939.
  • A. Lo Forte Randi, Menzogne, escursione critica a traverso gli spropositi di Max Nordau e compagni. Palermo, 1907.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

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autore:
Enotrio Ladenarda (alias Andrea Lo Forte Randi)
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Ladenarda, Enotrio (alias Andrea Lo Forte Randi)
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