Le memorie di Erich Ludendorff, collaboratore diretto del Comandante supremo tedesco von Hindenburg, furono scritte in Svezia, durante il periodo in cui l’autore scelse volontariamente l’esilio dalla Germania dopo le sue dimissioni, alla vigilia dell’armistizio. Scritte nel 1919, furono pubblicate in Italia nel 1921 in due volumi a causa delle loro dimensioni, ma di fatto sono un’opera organica: una autobiografia militare che permette di vedere le vicende della prima guerra mondiale dal punto di vista tedesco.
Scritto in collaborazione con lo scrittore H. von Rathenau, l’autore descrive in dettaglio le operazioni militari, le decisioni strategiche e le dinamiche interne al comando tedesco, con lo scopo non dichiarato ma trasparente di giustificazione del proprio operato, a fronte delle accuse che gli venivano rivolte da molte parti. In realtà le cose più interessanti per un lettore moderno sono le considerazioni di Ludendorff verso gli alleati, che disprezzava, e verso i politici tedeschi.
Il primo volume va dal 1914 al 1916, e nelle prime pagine troviamo un curioso accenno agli accordi della Triplice alleanza che avrebbero dovuto impegnare l’Italia:
«In conformità ai vecchi accordi militari conclusi con l’Italia, questa avrebbe dovuto inviare in Alsazia tre corpi d’armata con due divisioni di cavalleria, mentre la massa dell’esercito, dedottine i presidii per la difesa costiera, doveva raccogliersi presso la frontiera francese, e, contemporaneamente, la sua flotta doveva isolare le colonie francesi dell’Africa settentrionale. Per qualche tempo su tali accordi si fece affidamento. Venne meno quando, per espresso desiderio del Capo dello Stato Maggiore italiano generale Pollio, vennero elaborate nuove disposizioni.»
Questi piani sono descritti anche nell’opera di Cadorna: Altre pagine sulla grande guerra, già in Liber Liber – Progetto Manuzio. A parte questo paragrafo, in tutto il volume non viene quasi mai citato il fronte italiano, che per i tedeschi aveva decisamente un’importanza secondaria, se non trascurabile.
I giudizi che leggiamo più avanti sul governo tedesco e sul suo mancato supporto alla guerra, rispecchiamo curiosamente analoghi scritti di Cadorna verso il governo italiano dopo Caporetto: entrambi accusano il potere politico di non essersi opposto con fermezza alla propaganda pacifista e socialista che avrebbe minato il morale dell’esercito, e di non aver fatto tutto quello che il Comando Supremo richiedeva.
Lo sforzo di giustificare i propri atti arriva al paradosso nel momento in cui accusa i nemici di aver provocato la guerra contro una Germania votata alla pace:
«Infatti il Governo tedesco nei tempi che seguirono Bismarck non seguì altro grande scopo di politica estera all’infuori di quello di conservare la pace.»
Salvo affermare poi che la guerra di difesa poteva essere vinta solo con l’attacco, e per questo la Germania fu costretta suo malgrado ad invadere il Belgio, e lamentando che la Germania non era pronta alla conquista del mondo:
«Per i piani di egemonia mondiale abbisogna una forte coscienza nazionale. Nonostante la formazione dell’Impero nell’anno 1871 non l’avevamo ancora raggiunta;»
E in questa invasione rivendica – contro le accuse della propaganda nemica – un comportamento rispettoso:
«Procedemmo nel modo più delicato che ci fu possibile, perché non eravamo per niente fatti per schiacciare la popolazione straniera con la forza superba del conquistatore, essendo molto più obbiettivi e non essendo neppure portati a questo dalla nostra natura.»
Salvo poi riconoscere, per esempio, che:
«Per le misure prese dall’Intesa fummo dispensati dal provvedere il nutrimento al Belgio.»
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
Dall’incipit del libro:
Il colpo di mano su Liegi aperse il ciclo delle vittorie tedesche. Ardita fu la decisione, più ardita l’esecuzione.
Le campagne in Occidente negli anni 1914 e 1915 e durante l’estate del 1916 furono possenti azioni belliche, ben degne delle maggiori gesta guerresche che la storia annoveri. Le più ardue difficoltà furono imposte alle truppe ed ai condottieri e tutte superate. Le armate russe di gran lunga numericamente prevalevano sulle armate tedesche ed austro-ungariche loro opposte.
La guerra, il cui comando fu affidato al Feld-maresciallo generale von Hindenburg ed a me a partire dal 29 agosto 1916, si inquadra in uno dei più gravi e difficili periodi della storia del mondo. Mai, in verità, l’umanità ha assistito ad avvenimenti più grandi e più tragici. La Germania a fianco di alleati incomparabilmente più deboli, ebbe contro di sè il mondo intero. Decisioni di estrema, mostruosa gravità erano affidate ai condottieri delle forze germaniche. Decisioni ineluttabili derivanti con ferrea logica, con assillante fatalità dagli eventi della guerra, dal nostro concetto della guerra, dal carattere e dalle ragioni della guerra.

