La Rapsodia n. 11, dedicata (come la n. 7) al barone Fery Orczy, ha una durata di circa 5 minuti e non è particolarmente nota tra le altre rapsodie. Come la precedente, la n. 11 è del tutto costituita da una danza magiara questa volta specificatamente zigana e di chiaro timbro popolare. Il primo tempo è un Lento a Capriccio (in p) e inizia con dei lunghi tremoli di semibiscrome che, come nella decima rapsodia, cercano di imitare gli effetti del Cimbalom (quasi zimbalon una corda), riproducendo così i suoni tipici della tradizione e colorando in tal modo tutto il brano. I tremoli, circondati da abbellimenti e sequenze di semibiscrome, compongono anche il tema (f energico) che giunge poco dopo deciso e sempre con l’intento di imitare il Cimbalom. In p non legato il tema poi muta in graziosi e fantasiosi arpeggi che si abbelliscono e si trasformano continuamente. Segue quindi un Andante sostenuto (definibile lassan) dal timbro più pianistico e meno “Cimbalom”, nonostante rimanga assai arricchito con trilli e decorazioni (quasi forte, altieramente). Qui il tema diventa più ritmico e scandito da accordi sostenuti e diventa più manifesta la melodia ungherese. Un Vivace assai rende di nuovo il tema arpeggiato e colorato, ma sempre pianistico. Stringendo, quattro grossi accordi precedono un ampio arpeggio doppio (in ff) che immediatamente si tramuta nel Prestissimo finale (definibile friska), costituito da un vivacissimo motivetto (mf) dal sapore assai zigano che, ripetendosi due sole volte, si rinforza e conclude il brano. Globalmente l’undicesima rapsodia si dimostra interessante nella palese imitazione del Cimbalom (che costituisce tutta la prima parte) e nell’evidenza delle melodie etniche zigane e ungheresi, forse più presenti qui che in tutte le altre rapsodie.
Sinossi tratta da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Rapsodie_ungheresi
Dedica: barone Fery Orczy
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