Gerolamo Lazzeri nacque a Bola di Tresana, in Lunigiana, l’11 maggio 1894. Era l’ultimo di cinque figli di Antonio, proprietario terriero, e della brianzola Elvira Pizzi. Le tre sorelle maggiori, Gemma, Ines e Natalia, diventeranno tutte e tre maestre, Giacinto era il quarto ed era fratello maggiore di Gerolamo.
Gerolamo, animo irrequieto fin da bambino, studia in collegio a La Spezia; la nonna paterna sogna che diventi prete, la mamma lo immagina invece medico. Anche Giacinto comunque crea problemi di immagine alla famiglia e alle sorelle, instradate sul percorso tranquillo di modesta istruzione e matrimonio adatto alla loro appartenenza borghese; infatti non si presenta in chiesa il giorno del proprio matrimonio lasciando costernati familiari e promessa sposa.
Nel 1910 la vita della famiglia viene funestata dal suicidio di Antonio che, già sindaco di Tresana, aveva impiantato una fabbrica di seta che, lungi dal dare profitti, aveva invece procurato grave dissesto finanziario, già iniziato precedentemente a causa di perdite di gioco.
Nello stesso anno Gerolamo, appena sedicenne, dopo qualche idea non accolta in famiglia di ammodernare le attività colturali dei loro possedimenti, decise di diventare scrittore. L’inizio fu con un giornale settimanale della zona, “La Terra”, di ispirazione socialista e rivoluzionaria. Questa collaborazione segnò l’inizio del percorso non solo letterario ma anche politico del giovane Gerolamo.
In questo periodo conobbe Manfredo Giuliani, di dodici anni più anziano, intellettuale che era tornato alla nativa Pontremoli da Pisa dove aveva studiato fondando il giornale “Lunigiana” e sostenendo il movimento per la provincia autonoma lunigianese che avrebbe dovuto avere per capoluogo La Spezia.
Ma ben presto la vita politica lunigianese iniziò ad andare stretta a Gerolamo; i fermenti di lotta di classe che andavano sviluppandosi in tutta Italia avevano poco riscontro nell’arretratezza della zona. Gerolamo si trasferì quindi nel 1913 a Milano, dove già era andato a risiedere e a lavorare il fratello Giacinto, il quale presto si sarebbe trasferito in Nigeria per curare i propri affari.
Il suo inserimento nella vita culturale milanese fu abbastanza rapido. Conobbe Mussolini, che era a Milano per dirigere “L’Avanti” e aveva fondato con De Falco la rivista “Utopia”; cominciò quindi a collaborare con un saggio sulla Lunigiana, Il mezzogiorno nel settentrione d’Italia. Conobbe anche l’infermiera inglese Hanny Stadlin, più vecchia di lui di sette anni, nata a Manchester e il cui zio era banchiere. Sarebbe diventata sua moglie poco dopo.
Seguì Mussolini sulle posizioni interventiste, ma non poté arruolarsi a causa di un vizio cardiaco. In concomitanza con l’entrata in guerra e con la nascita della sua prima figlia, Giuditta, Hanny si trasferì a Capolago, vicino a Varese.
Nel frattempo a soli 22 anni Gerolamo intensificava la sua attività di scrittore; curò la pubblicazione presso Laterza delle poesie di Fantoni, (https://it.wikisource.org/wiki/Indice:Fantoni,_Giovanni_–_Poesie,_1913_–_BEIC_1817699.djvu) riconfermando quindi il proprio legame con la terra natia – il Fantoni era infatti di Fivizzano. Inoltre intraprese un’intensa attività di traduttore pubblicando per le edizioni Carabba di Lanciano diverse opere di Émile Verhaeren, sempre corredate di interessante apparato critico, e il romanzo di Charles Nodier Giovanni Sbogar.
Nel 1919 entrò in contatto con Raffaello Giolli il quale, tra le sue altre attività nell’ambito del mondo dell’arte, era curatore della collana “Presentazioni” della casa editrice Sonzogno. Pubblicò quindi Esame di coscienza dell’epoca nostra, un saggio critico e di riflessione sulla situazione italiana ed europea all’indomani della guerra. Subito dopo Il bolscevismo, com’è nato, che cos’è, risultanze che lo affermò come scrittore politico e che ebbe quattro edizioni in poco tempo. Nello stesso anno scrisse due volumi per le edizioni Modernissima, uno su Mario Mariani e uno su Giovanni Giolitti.
Fin dal 1914 si era mostrato molto critico nei confronti della svolta giolittiana del partito socialista. Sull’ultimo numero di “Utopia” comparve infatti un suo articolo Socialismo conservatore nel quale stigmatizzava appunto la nuova linea del partito. Era comunque molto critico riguardo al bolscevismo come il libro citato sopra dimostra.
Non tardò a staccarsi da Mussolini fin dalle prime avvisaglie che avrebbero portato alla nascita del fascismo. La sua critica aspra è già presente in Esame di coscienza dell’epoca nostra: “Se avvicinate questi uomini, questi giovani vi accorgerete immediatamente che sono decrepiti. Hanno ancora nel sangue la vecchia mentalità politica dei compromessi e degli equilibri, la mentalità dei barattieri e dei ricattatori, dei briganti della politica e della penna. Hanno dimenticato le idee che un giorno si gloriavano di professare, hanno dimenticato lo spirito col quale avevano combattuto, […] [Sono] i carabinieri della borghesia”.
Dopo Giuditta, Gerolamo e Hanny avevano avuto altri tre figli: Annamaria, Antonio e Dante.
Dopo la scissione comunista del 1921, Lazzeri rientra nel partito socialista e nell’anno successivo è tra i fondatori del Partito Socialista Unitario. Da questa esperienza scaturisce il libro La scissione socialista, ricco di interessante documentazione. È però tenuto d’occhio dalla polizia che con l’avvento del fascismo rafforza la sorveglianza, e subisce alcuni fermi. Editorialmente ha qualche noia per l’introduzione a una nuova edizione della Storia della mia vita di Giacomo Casanova.
Nel 1923 lasciò la redazione del “Secolo” il giornale di Missiroli, deciso a non seguirne la fascistizzazione. Continuò a vivere, pur tra molte difficoltà, di attività editoriali e dei proventi di una piccola tipografia che aveva impiantato.
Nel 1928, in seguito all’attentato a Vittorio Emanuele III durante l’inaugurazione della IX edizione della fiera campionaria, fu incarcerato per un mese insieme a numerosi altri socialisti e anarchici tra i quali Lelio Basso; le indagini avevano tuttavia ipotizzato come più probabile che l’idea di questo attentato, che provocò 14 vittime tra la popolazione civile, fosse maturata nell’ambito degli ambienti fascisti cittadini e delle tensioni interne in questi stessi ambienti. Lazzeri fu quindi rilasciato insieme agli altri incarcerati senza ulteriori conseguenze se non quella di un rafforzato controllo da parte della polizia fascista e dell’OVRA.
Praticamente accantonate le maggiori velleità letterarie, si dedicò, oltre alle attività tipografiche prevalentemente clandestine, a traduzioni importanti per la casa editrice Rizzoli tra le quali ricordiamo The Turn of the Screw di Henry James e Chanson du Carillon di Camille Lemonnier, entrambi scaricabili in questa biblioteca Manuzio.
Aumentando le problematiche relative al controllo al quale era sottoposto dal regime, si trasferì a Magnago, in periferia di Varese, nel 1935. Due anni dopo la figlia Giuditta, raggiunta la maggiore età e mal sopportando quella vita di stenti e difficoltà, si trasferì a Milano sostenuta in questa scelta dallo zio Giacinto.
Morì a Masnago il 14 settembre 1941.
Tra le sue opere ancora da ricordare il truce romanzo giovanile La gioia di uccidere, La città sulle ceneri, in pratica il seguito dell’Esame di coscienza dell’epoca nostra, improntato a maggiore serenità, come spiega l’autore stesso nella prefazione. I suoi saggi letterari, pubblicati in numerose riviste sono in parte radunati nel volume Saggi di varia letteratura. Cura un’edizione critica della Storia della letteratura italiana di De Sanctis e un’antologia dei primi secoli della letteratura italiana.
Dobbiamo alla bella opera di ricerca di Annalisa Ferrari dalla quale origina il volume del 2005 Il mio nome dimenticato. Vita di Gerolamo Lazzeri – edito dall’editore lunigianese Giuseppe Chiappini – la riscoperta di questo importante autore e traduttore. L’autrice abbina la ricerca rigorosa con il proprio arricchimento letterario dando origine ad un testo autorevole che non rinuncia ad essere un avvincente racconto. Dice Mino Milani nell’introduzione, “Ci fossero stati altri Gerolamo Lazzeri, la nostra cultura probabilmente si sarebbe più rapidamente aperta al mondo, e non avrebbe segnato il passo, come ha fatto, per troppa parte del ’900”.
Fonti:
- Annalisa Ferrari, Il mio nome dimenticato. Vita di Gerolamo Lazzeri. Villafranca in Lunigiana, 2005.
- Giulivo Ricci, Dalla Lunigiana all’Italia: due socialisti dimenticati, Gerolamo Lazzeri e Alberto Malatesta, in “Movimento socialista in Lunigiana tra la fine dell’800 e il ’900”. Atti del convegno omonimo, Pontremoli e Tresana, ottobre 1988. Pontremoli, 1990.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La gioia di uccidere
Romanzo
Truce romanzo giovanile, in cui l'atto di unione tra la vita e la morte lascia trasparire con evidenza i tumulti culturali di un’epoca che voleva uscire con forza dai valori dell’Ottocento. - Mario Mariani
Battute d'aspetto, l'uomo, il pensatore, l'artista, battute finali
Profilo della singolare figura di scrittore, poeta e giornalista Mario Mariani (1883 – 1951), occasione per l'autore di ribadire la propria concezione del rapporto tra forma e contenuto nell'opera d'arte. - Per una storia della Lunigiana
Breve storia della Lunigiana (Lunensis Ager), importante regione storica italiana, alla foce del fiume Magra, come possibile tassello di una più generale storia d'Italia.