Dall’incipit del libro:
Or faccio il Giardiniere:
non vi han detto: «Coltiva rosai in riva alle paludi?»
Perfettamente, son io e schietto,
IL MELIBEO: e faccio il Giardiniere-per-bene.
Ho coltivato e vado scegliendo rosa da rosa,
tutte rose innocenti, quasi senza profumo:
rose di seta, di panno, di velluto;
rose che sembran camelie, frigide e pretenziose,
rose di strano e pur comune tessuto.
Immetto, tra la folla dei concorrenti astiosi,
la mia candidatura al Premio di Virtù.
Vi è un Premio di Virtù, parmi, in Italia,
ne traffican Curato e Ministro, ambo salesiani.
Ci allevano, così, ampia covata emerita
d’impostori e di lerci ciarlatani:
son quelli che verranno, all’indomani,
in sui trionfi rossi, provvidamente impiccati.
Or faccio il Giardiniere ameno e cortese:
ho pur castrato, qui, tutti li Eroi:
in generale saran dei Fantocci,
e, se hanno sesso, lo copriran folto;
tutti qui gridan per l’Ideale;
ne hanno, in compenso, la pancia vuota:
son futuristi, o quasi, per morire di fame.


