Prefazione futurista di F. T. Marinetti.
Dall’incipit del libro:
Nelle colonne del Figaro io riassunsi, con laconiche e violente affermazioni tutto quello che il Futurismo significa, tutte le aspirazioni demolitrici della parte piú giovane e migliore della nostra generazione, stanca di adorare il passato, nauseata dal pedantismo accademico, avida di originalità temeraria e anelante verso una vita avventurosa, energica e quotidianamente eroica.
Subito scoppiarono innumerevoli polemiche; avemmo difensori entusiasti e detrattori idrofobi, e ne fummo soddisfatti perché noi amiamo la lotta ancor piú della Verità.
«Al manicomio!… Pazzi!… Incendiarii!…» si gridò da ogni parte, in Italia.
Meno facili a sgomentarsi, meno vili e piú sottilmente ragionatori, gli americani parteciparono alla discussione mondiale plaudendo risolutamente al Futurismo, e, pur lamentando come una loro debolezza la mancanza di una tradizione classica e gloriosa, essi lodarono quei figli della vecchia Europa i quali manifestavano alfine il bisogno di far tabula rasa d’un passato troppo venerato e troppo imitato. A Parigi, intanto, il Futurismo veniva riconosciuto come il piú logico programma intellettuale di una gioventú virilmente educata nell’amore degli sports violenti. Ai manifesti e alle polemiche, succedono, ecco, i fatti: le opere dei Poeti.

