Dall’incipit del libro:
Una delle preoccupazioni più diffuse nelle classi intellettuali dell’epoca presente è quella della degenerazione della razza, per rimediare alla quale si sono ottenute e si domandano ogni giorno innumerevoli leggi sociali, che controllino tutta la nostra vita in ogni sua azione. Il lavoro in genere, il lavoro delle donne e dei fanciulli in ispecie, il prosciugamento delle paludi, la ricostruzione delle strade, il loro ampliamento, e lo sventramento delle città; l’educazione, l’istruzione e le correzioni inflitte ai bambini; le nascite, le morti, i matrimonî; i cibi e le bevande di cui ci serviamo e perfin l’aria che respiriamo, tutto, per timore della degenerazione, si vorrebbe sottoporre a regolamenti1.
Ora è appunto di questa tanto temuta degenerazione, di cui si parla sempre vagamente assai più come di uno spauracchio impalpabile e minaccioso che come di una cosa precisa e reale, che io intendo trattare in questo breve studio; – della sua essenza – delle sue conseguenze individuali e sociali – dei danni e dei vantaggi che ne derivano – per vedere poi se e quanto queste preoccupazioni e queste legislazioni siano utili o dannose.
Bisognerebbe per far questo cominciare dalla descrizione delle generazioni passate, da cui noi saremmo degenerati e confrontarle colle nostre.

