Giulio Augusto Levi nacque a Torino il 23 novembre 1879 da famiglia ebraica. Il padre Giulio Giacomo era avvocato e la madre si chiamava Diamantina Pugliese. Giulio Augusto era il sesto di dieci figli, cinque maschi e cinque femmine. Nonostante le inclinazioni laiche e progressiste della famiglia e l’educazione conforme a questi principi che Giulio Giacomo e Diamantina cercarono di impartire ai figli, infondendo loro idee di libertà e responsabilità dell’individuo, solo i cinque figli maschi furono avviati agli studi liceali e universitari. Soltanto Giulio Augusto, tra i cinque figli, mostrò inclinazioni per le discipline umanistiche, mentre i quattro fratelli si dedicarono agli studi di matematica e ingegneria.
Studiò al liceo D’Azeglio di Torino dove nel 1898 conseguì la maturità classica. Grazie a una borsa di studio del Collegio Carlo Alberto si iscrisse alla facoltà di lettere laureandosi nel 1903. Tra i suoi insegnanti si ricorda Gaetano de Sanctis. Ottenne anche il diploma di magistero e l’abilitazione all’insegnamento della lingua francese.
La sua prima pubblicazione è già nel 1904, quando l’Accademia reale delle Scienze di Torino dà alle stampe il testo della conferenza Le battaglie di Cos e di Andro. Inizia così la sua intensa attività di studioso che spazia tra le lettere e la filosofia. La necessità di rendersi economicamente indipendente lo spinse a intraprendere la carriera di insegnante, per la quale tuttavia si sentiva sinceramente portato, affiancando a questa vocazione una sempre più convinta spiritualità. Nel 1911 pubblicò, presso l’editore torinese Bocca, il primo dei suoi saggi su Giacomo Leopardi: Storia del pensiero di Giacomo Leopardi.
L’attività di insegnante lo portò a spostarsi spesso: dopo un primo incarico all’Istituto Tecnico di Bobbio Pelice, fu a Susa, Ascoli Piceno, Genova, Catania e Venezia, prima di stabilirsi definitivamente a Firenze. Nel 1914, proprio a Firenze conobbe la futura moglie, Giuseppina Lucignani. Giulio Augusto, che in quell’anno insegnava alla scuola normale maschile, alloggiava nella pensione gestita dalla famiglia Lucignani, appartenente alla piccola nobiltà fiorentina, che si trovava in Via Cavour, nei pressi di Palazzo Medici. Trasferitosi sempre per l’insegnamento a Venezia i due si sposarono con rito civile nel 1916. Solo dopo dieci anni, coronando la sua inclinazione e travagliata tendenza spirituale, Giulio Augusto ricevette il battesimo e i coniugi poterono sposarsi con rito cattolico.
Testimone di nozze fu Piero Marrucchi, avvocato e studioso di mistica, profondamente cattolico, che più tardi – nel 1931 – si occuperà di scrivere la biografia spirituale di Giulio Augusto Levi su insistenze di Carlo Calcaterra. Avevano a quel punto già due figlie: Sara, nata nel 1917 ed Eugenia nel 1919. Eugenia porta il nome del fratello del padre morto nella guerra da poco conclusa e già professore di matematica presso l’Università di Genova. Anche un altro fratello, Decio, era morto al fronte lasciando moglie e due figlioletti. Entrambi erano partiti volontari per prendere parte al conflitto. Il matrimonio di Giulio Augusto e Giuseppina avvenne con cerimonia privata nella cappella dei duchi di San Clemente. Entrambe le figlie seguirono poi, negli studi, le orme del padre, laureandosi in lettere la prima con Giacomo Devoto e la seconda con Mario Salmi con una tesi di storia della pittura.
Si occupò anche di estetica, argomento sul quale pubblicò un manuale con l’editore Vallardi e un paio d’anni dopo approfondì l’argomento con Storia del gusto e dell’estetica. Questo lavoro gli procurò le critiche di Benedetto Croce dalle cui idee era diviso in maniera sostanziale. Ne nacque una breve polemica, ma è certo che opporsi in quegli anni al Croce, che era oggetto di consenso quasi unanime, non era impresa né facile né comoda.
Nel 1922 curò un’edizione critica dei Canti di Leopardi. Nel 1924 pubblicò per le edizioni della Voce l’edizione critica di Il principe e la letteratura di Vittorio Alfieri. Subito dopo si occupò della pubblicazione delle opere di Alfieri in sei volumi. Di questo periodo è anche la cura di un’antologia di passi scelti del “Baretti” e il saggio Machiavelli: discorso sulla prima deca di Tito Livio che entrerà a far parte della collana “Classici italiani scolastici” diretta da Attilio Momigliano.
L’editore Principato pubblicò nel 1931 il saggio Giacomo Leopardi, che appare un po’ la sintesi e il consuntivo di tutti gli studi che l’autore dedicò a questo grande scrittore e poeta. Nell’ottobre di quell’anno partecipò alla “settimana petrarchesca” tenutasi ad Arezzo che fu organizzata da Vittorio Cian, Carlo Calcaterra, Carlo Segré e Luigi Tonelli. Gli studi di Giulio Augusto Levi a proposito di Petrarca saranno coronati dal saggio Il Petrarca moralista e politico. I suoi studi petrarcheschi proseguirono anche nell’ambito delle iniziative di Giovanni Papini e in particolare del Centro nazionale di studi sul Rinascimento.
Nel 1932 ottenne la libera docenza in Letteratura italiana; tuttavia preferì non lasciare l’insegnamento nelle scuole superiori.
Una scelta di Novelle e opere minori del Boccaccio venne accolta con titubanza dalla casa editrice SEI. Il cattolicesimo del Levi è lontano dall’essere meschinamente codino e falsamente moralista e quindi la sua scelta di novelle del Boccaccio tende a darne un quadro letterariamente utile allo studente e non bada ad escludere quelle che appaiono poco rispettose del clero. Tale scelta sarà pubblicata dalla SEI solo nel 1937 e poi ristampata nel 1950.
La Nuova Italia Pubblicò nel 1934 Antologia Omerica: Iliade, brani scelti e commentati. Analoga operazione editoriale seguirà nel 1946 con l’Odissea. L’antologia di brani scelti dell’Eneide tradotta da Annibal Caro fu invece pubblicata dall’editore napoletano Perrella nel 1936.
Ma i suoi testi scolastici vennero ritirati dall’adozione nelle scuole in seguito all’emanazione delle leggi razziste antiebraiche del 17 novembre 1938 emanate dal regime mussoliniano con l’appoggio della monarchia savoiarda. Nel 1937 aveva partecipato a un concorso universitario che venne vinto da Mario Fubini, e dal quale Levi venne escluso, nonostante le leggi antiebraiche non fossero ancora in vigore, “per non aumentare il numero dei docenti ebrei”. L’anno seguente in ogni caso a Giulio Augusto Levi fu precluso ogni tipo di occupazione nella scuola e, come a ogni altro ebreo, fu concesso di lavorare esclusivamente nell’ambito, certamente non molto ampio, delle comunità israelitiche.
Prostrato da questa odiosa situazione che gli impediva persino l’accesso alle biblioteche, pensò di seguire, all’inizio del 1939, il fratello Beppo – illustre matematico noto per i suoi importanti contributi alla teoria delle forme cubiche e alle teorie della misura e dell’integrazione – che era emigrato a Rosario in Argentina per sfuggire alle persecuzioni razziali dopo aver insegnato a Cagliari, Parma e Bologna –. Ma, sfumata la possibilità di ottenere là una cattedra – che nel frattempo era stata assegnata a Alberto Pincherle – ripiegò, rimanendo in Italia, su una collaborazione con l’“Osservatore Romano” e con la rivista “Studium” ed episodicamente con altre testate, ricorrendo allo pseudonimo Giulio Augusti. Per l’editrice Morcelliana curò in quegli stessi anni la traduzione di Die religiösen Kräfte di Franz Schnabel, Der Mensch in der Tragik e Der Priester in der Welt di Joseph Sellmair che furono poi stampati nell’immediato dopoguerra.
Riuscì a sfuggire ai rastrellamenti conseguenti all’occupazione tedesca nascondendosi con la famiglia presso istituti religiosi. Giulio Andreotti lo invita a scrivere su “Azione Fucina” l’organo degli universitari romani aderenti alla FUCI.
Dal 1946 intensificò la sua attività di critico letterario: la prima sua iniziativa letteraria del dopoguerra fu affidare al Commissario per la scuola del CLN di Firenze un articolo su Alfieri e Foscolo destinato alla rivista “Humanitas”. Scrive un articolo su Leopardi cristiano e inizia una collaborazione con la casa editrice Marzorati con il saggio Classicismo e neoclassicismo ripubblicato negli anni ’80 dello scorso secolo nel volume Questioni e correnti di storia letteraria a cura di U. Bosco. È di questi anni del dopoguerra il suo impegno nell’associazione “Amicizia ebraico cristiana” che rispondeva al suo obiettivo di dimostrare la continuità tra la tradizione ebraica e quella cristiana e infrangere quei pregiudizi verso i giudei che aveva sentito così pesantemente anche sulla propria pelle.
Nel 1949 ottenne finalmente la cattedra universitaria di letteratura italiana presso la facoltà di Architettura di Firenze. Ma il suo impegno nel mondo della cultura, benché molto intenso, sarà ormai breve: durante un convegno di studio internazionale tenutosi a Gallarate venne colpito da infarto e morì il 12 settembre 1951. Aveva in corso di elaborazione due recensioni per delle opere di Kierkegaard.
Fonti:
- P. Marrucchi: Giulio Augusto Levi. In “Convivium”, rivista bimestrale di lettere, filosofia e storia. Torino, 1931.
- Facoltà di Architettura della Università di Firenze [a cura di]: Alla memoria di Giulio Augusto Levi, 1879-1951: cenni biografici e bibliografia dei suoi scritti. Firenze 1956. All’interno dello stesso: Jannaco: Giulio Augusto Levi (1879-1951).
- G.M. Imperatori: Giacomo Leopardi di Giulio Augusto Levi, in “Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa. Lettere, Storia e Filosofia”. Vol. 1, n° 4 1932.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Arturo Graf poeta lirico
Con questo breve saggio Levi controbatte ad alcuni giudizi critici di Croce nei confronti della produzione poetica di Graf, pur riconoscendone ambiguità e limiti. - Storia del pensiero di Giacomo Leopardi
In questo saggio, primo degli scritti di Levi dedicati a Leopardi e che si propone di ricostruire l'evoluzione del pensiero del poeta, la tesi di fondo è che in esso siano presenti fin dall'inizio, in nuce, i germi dei futuri sviluppi, del suo pessimismo universale.