Romanzo del dopoguerra

I futuristi, in una loro pubblicazione, nella rubrica “Misteri della Cabala. Saggio degli sfottetti delle cronache d’attualità” lapidariamente scrissero a proposito di questo testo:

«I Quattro fanti del Lipparini hanno un imperdonabile difetto. Quello di aver soverchiamente marciato.»

Il testo, che reca nel sottotitolo Romanzo del dopoguerra, vuole riassumere infatti i residui entusiasmi post-bellici e, forse soprattutto, le prime ma profonde e definitive delusioni. L’espressività letteraria però trova poco spazio: l’autore ha cercato soprattutto di fornire un quadro sentimentale e psicologico della generazione che era appena uscita dal tragico evento bellico. Ma per fornire una lettura chiara e comprensibile sconfina nel semplicismo. Il programma di fissare artisticamente la realtà di un momento storico rimane a livello di nobile tentativo, cogliendo certamente alcuni aspetti, ma forzandoli in un’ottica di sentimento esteriore e di banale sviluppo di una tesi precostituita. I quattro fanti sono quattro giovani commilitoni, amici tra loro, fraternamente solidali sotto le armi che intenderebbero proseguire questa strada per giungere alla solidarietà di cittadini. Ma il dopoguerra ripropone miserie e meschinità che erano presenti anche prima dello scoppio della guerra mondiale. La diversa condizione sociale li allontana, la vita quotidiana fa risorgere gli aspetti più negativi dell’individualismo mettendo a nudo il fatto che la stagione della solidarietà, salda in tempo di guerra, si è esaurita rapidamente in tempo di pace. Ma è peggio ancora di prima: mentre nell’anteguerra la miseria era stagnante e rassegnata, ora il pericolo bolscevico fa schizzare il fango a terrorizzare la borghesia “benpensante”. Mai nei momenti del pericolo e della battaglia i quattro fanti avevano conosciuto la nausea e il disgusto che li attanagliano adesso nella vita civile. L’impeto che aveva consentito di intravedere negli anni giovanili un obiettivo all’orizzonte si affievolisce e l’obiettivo stesso si allontana e scompare. Colpisce anche come i personaggi femminili appaiano come in balia degli eventi e senza alcuna volontà propria. Tutto il pessimismo del romanzo conduce poi a un lieto fine che pare non consequenziale e artificioso, mirante a prospettare in ogni caso un avvenire migliore. Il romanzo appare quindi il preludio per il suo fratellino minore, Cap. Martin, del 1924 che è il romanzo che consacra l’adesione al fascismo dell’autore.

Il Lipparini poeta classicista, ma anche attento alle avanguardie del periodo, è, in questi due suoi romanzi, ben lontano; e lontano è anche dal prosatore che si fa apprezzare in romanzi precedenti (L’Osteria delle tre gore, del 1911) o racconti successivi (Racconti di Cutigliano del 1930) senza considerare Il signore del tempo (1905) nel quale sperimenta temi che saranno poi tipici del romanzo di fantascienza. Possiamo dire quindi che nell’ambito dell’opera di quest’autore, il romanzo del quale proponiamo l’e-book – basato sull’edizione del 1921 – testimonia del momento nel quale Lipparini si staccò dal partito liberale, e, per approdare al fascismo, imbeve la sua scrittura di un nazionalismo di maniera stucchevole e fastidioso.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Pietro Serena trovò Claudio Lambertini fermo sotto un fanale, così stupito e assorto nel guardare lontano, che lì per lì non rispose neppure alla chiamata dell’amico.
— Che cosa indaghi in questa fittissima nebbia? – domandò Pietro, allorchè l’altro si fu scosso e gli ebbe stretta la mano sorridendo senza parlare.
— Fa un freddo cane; – disse finalmente Claudio, prendendo Pietro a braccetto e avviandosi con lui verso il centro attraverso le viuzze dai portici bassi. – Mi pareva d’essere in vedetta davanti alla trincea, in quel famoso novembre di Oslavia….
— Non parliamo di queste malinconie; – interruppe Pietro quasi con ira. – La guerra ci ha rovinati, e, in compenso, nessuno ci ha detto neppure un grazie. Non parlo per te, che non hai pensieri per l’avvenire. Ma noi, noi che cosa faremo?
E si tirò sul collo il bavero del paltoncino stinto, che mostrava, dalla foggia, di essere stato comperato molti anni prima.
Claudio si distrasse e cominciò a pensare ad altro, perchè l’amico gli ripeteva ogni sera il medesimo discorso.
— Ricominciare a studiare? Dovrei dare ancora sedici esami, più la tesi di laurea. Mi occorrerebbero due anni; e intanto, chi mi darebbe da mangiare?

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titolo:
I 4 fanti
sottotitolo:
Romanzo del dopoguerra
titolo per ordinamento:
4 fanti (I)
descrizione breve:
Il testo, del 1921, che reca nel sottotitolo Romanzo del dopoguerra, vuole riassumere i residui entusiasmi post-bellici e, forse soprattutto, le prime ma profonde e definitive delusioni.
autore:
opera di riferimento:
I 4 fanti : romanzo del dopoguerra / Giuseppe Lipparini. - Firenze : Vallecchi, stampa 1921. - 303 p. ; 20 cm.
licenza:

data pubblicazione:
12 luglio 2022
opera elenco:
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descrittore Dewey:
Narrativa italiana (sec. 20.)
soggetto BISAC:
FICTION / Letterario
FICTION / Romantico / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Paolo Oliva, paulinduliva@yahoo.it
impaginazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
revisione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it