Dall’incipit del libro:
Sul punto di licenziare al pubblico questo nuovo volume di traduzioni heiniane, mi vien fatto di domandarmi se quella che sto per compiere non è forse una cattiva azione. Un galantuomo, che ha che fare con la poesia, oggi com’oggi, deve star sempre con la paura d’avere le mani un po’ sudice; perchè non mai come oggi l’arte di mettere insieme delle parole in forma e suono di versi si è dimostrata corruttrice ed infame. Questo fango che sale sale sale da certa letteratura, e specie da certa poesia, contemporanea, finisce col mettere in diffidenza anche le anime più tranquille, con eccitare lo schifo anche nella gente più di manica larga.
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Tre anni fa io ebbi la cattiva ispirazione di lodare i primi saggi poetici di un giovinetto, che mostrava qualche attitudine a fare dei versi. Cotesto giovinetto ha seguitato a farne; pur troppo: ed è arrivato a farne di così splendidamente osceni, da meritare, poichè li stampa, che di loro si occupi, non la critica, ma la questura. Se c’è, come credo, nel nostro codice qualche articolo che punisca gli oltraggi al pudore e l’eccitamento alla corruzione, non si capisce come i procuratori del re in Italia, che certe volte dimostrano tanto zelo nel perseguitare la carta stampata, non si occupino di certa poesia e di certi poeti.



