Eugenio Biondo fu esponente della seconda generazione della famiglia Biondo, il cui capostipite Salvatore aveva costruito una importante attività imprenditoriale, ramificatasi in vari settori ma fondata soprattutto sull’editoria. Famose le sue collane per ragazzi tra le quali spicca la “Bibliotechina aurea illustrata” che ospitò, fra le altre firme illustri come De Amicis e Capuana, “capitan Guido Altieri”, lo pseudonimo che adoperò Salgari per sfuggire alle vincolanti condizioni contrattuali di altri editori. Dei quattro figli di Salvatore, fu Eugenio a occuparsi con vigore e intuito imprenditoriale dell’attività della tipografia e della casa editrice, costituendo L’I.R.E.S. che certamente ha il suo posto nella storia dell’editoria italiana e alla quale l’autore di questo ricordo, Lo Valvo, era certamente molto legato, avendo pubblicato i suoi scritti più noti e diffusi. Al momento della sua morte, 19 luglio 1938, la prosperità dell’azienda era al massimo, ma la successiva gestione del figlio Salvatorino ne segnò un inesorabile declino fino alla cessione della tipografia alla famiglia Renna.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Innumerevoli esseri umani, tutti i giorni, lasciano la vita, anche repentinamente, senza che nel loro piccolo mondo, il fatto, per sè stesso normale, a parte il solito cordoglio familiare, dia luogo ad eccezionale sorpresa.
L’anima che si diparte lascia la spoglia inerte, come ugualmente, da un istante all’altro, si piega, al passar della falce, la rigogliosa messe o si abbattono alberi vegeti e robusti sotto le raffiche invernali per non rialzarsi più.
L’effetto della morte ha solitamente uguale, in tutti, quel taglio netto, quel cessare immediato, definitivo della vita, che più non si riprende, come un corpo in moto, che si arresti di botto, senza inerzia.
Ma, talvolta, invece, non sempre il sopraggiungere della morte dà la impressione immediata, inesorabile della fine, giacchè certi esseri, mortalmente colpiti, effettivamente estinti, o per esuberanza ultravitale o taluni per l’imponenza stessa del loro relitto, par che sopravvivano ancora, come se sussistessero o dovessero fare ritorno.
Un’immensa quercia che per secoli dominò sovrana sulla campagna aprica, sradicata da violenta notturna bufera, si è vista, al primo sole, come un gigante abbattuto, improvvisamente, al suolo da violento colpo. Eppure, l’imponente grandiosità del colossale albero, disteso insolitamente a terra, l’insieme del groviglio di mille rami attorcigliati, che continuano, intanto, a dar vita alle verdeggianti foglie, che par facciano pietosa ombra alle radici, sofferenti della luce mai vista, ed amorosamente coprono il tronco, come a celarne l’ignominiosa sorte, fan sì che, di fronte a questa immensa, maestosa tragedia della natura, la morte non dia il senso assoluto inesorabile della fine.

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titolo:
Eugenio Biondo
titolo per ordinamento:
Eugenio Biondo
descrizione breve:
Eugenio Biondo fu esponente della seconda generazione della famiglia Biondo, il cui capostipite Salvatore aveva costruito una importante attività imprenditoriale, ramificatasi in vari settori ma fondata soprattutto sull'editoria.
autore:
opera di riferimento:
Eugenio biondo. - Palermo : Ires, Ind. Riunite Ed. Si-ciliane, 1938. - 4. p. nn
licenza:

data pubblicazione:
29 maggio 2018
opera elenco:
E
soggetto BISAC:
FICTION / Classici
STORIA / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
revisione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it