Raimondo Lullo (Ramón Llull) nacque in una nobile famiglia catalana a Palma di Maiorca nel 1232 (1233 o 1235 secondo fonti diverse). Il padre aveva contribuito alla riconquista dell’isola dai Mori.
Trascorse una gioventù piuttosto dissoluta presso la corte di Giacomo I d’Aragona, convertendosi poi nel 1265 e divenendo terziario francescano. Avendo vissuto in un ambiente dove l’influenza della cultura araba ed ebraica era fortissima, si trovò predisposto allo studio del latino e dell’arabo, della filosofia e della teologia allo scopo di prepararsi per l’evangelizzazione delle popolazioni africane.
Fu protagonista della cultura medioevale, portatore di un pensiero di grande originalità, e insieme uomo d’azione; viaggiò molto allo scopo di persuadere i potenti d’Europa alla crociata contro i musulmani in un’epoca nella quale le guerre crociate erano ormai accantonate. Insegnò a Napoli e Roma, probabilmente anche a Parigi. Presente al Concilio di Vienna del 1311-12 propose e sostenne la necessità di scuole per lo studio dell’arabo e delle altre lingue orientali in tutti i luoghi ove predominava la cultura cristiana, questo per favorire l’opera delle missioni; la proposta di Lullo fu approvata, anche se le scuole indirizzate allo studio dell’arabo e dell’ebraico furono fondate a Roma, Bologna, Parigi, Salamanca e Oxford solo dopo la morte di Lullo stesso. Allo stesso Concilio chiese l’unificazione degli ordini militari, la proibizione delle opere di Averroè e la conseguente condanna dell’averroismo. Non mancò tuttavia di rendersi sospetto all’autorità ecclesiastica del tempo grazie all’ampio raggio dei suoi studi che toccavano tutti i rami dello scibile a lui contemporaneo e in particolare l’alchimia.
Scrisse moltissime opere e molte altre gli furono poi attribuite rendendo a tutt’oggi difficile appurare l’autenticità di alcune di esse. Scrisse sia in versi che in prosa, in latino, in arabo e catalano e di questa lingua è ricordato come il primo grande scrittore.
In ambito teologico le sue principali opere sono: Liber de gentilibus et tribus sapientibus (1277); Liber de quinque sapientibus (1295); Liber de Deo et Jesu Christo (1300) Disputatio fidei et intellectus (1303); Disputatio Raymundi christiani et Hamar Saraceni (1308). Tra i testi di mistica si ricordano invece: Libre de contemplació en Deu (1272-74); Arbor philosophiae desideratae (1290); Declaratio Raymundi (1298). In ambito più strettamente filosofico i testi da ricordare sono: Art abrevjada d’atrobar veritat (1271); Ars magna, seu ars compendiosa inveniendi veritatem (1273-74); Ars demonstrativa e Liber de anima rationali (1294); Liber de ascensu et descensu intellectus (1305).
Ma Lullo fu persino romanziere di notevole interesse, per esempio con l’autobiografico Blanquerna (1282-87) che contiene spunti e risvolti di tipo sociale e filosofico e anche con Felix de les maravalles del mon (1288-89) che si configura più nettamente come romanzo filosofico.
Il disappunto per aver visto ignorato dall’ambiente cattolico il suo impulso missionario fu espresso invece in poesia con i poemetti Desconort (1295) e Cant de Ramón (1299).
Il suo impeto missionario lo portò più volte in Africa, dopo essere stato a Cipro e in Armenia. In Africa venne due volte imprigionato e fustigato e, in ultimo, sottoposto a lapidazione a Bugia in Tunisia dove rimase moribondo sulla pubblica piazza. Qui fu soccorso da navigatori e mercanti genovesi che lo portarono su una nave diretta in Europa. La leggenda avvolge la sua fine che si dice avvenne quando stava per approdare all’isola natale al termine di una vita lunga e attivissima nel 1316.
Le ragioni della sua avversione nei confronti dell’averroismo consistono sopratutto nel fatto che quest’ultimo mette in opposizione fede e ragione, mentre per Lullo la fede può essere dimostrata, e, in particolare, è la stessa fede a suscitare nel credente le ragioni che la sorreggono e la giustificano. In questo modo la fede diventa strumento della ragione e dell’intelletto e, poiché lo scopo della ragione è il comprendere, la fede diviene intermediaria tra intelletto e Dio e consente all’intelletto stesso di innalzarsi fino a Dio.
Filosoficamente l’importanza di Lullo – espressa soprattutto nel suo Ars magna – si conferma nell’influenza avuta su grandi pensatori del ’500 e ’600 come Agrippa di Nettesheim, A. Kircher, P. Gassendi, G. Dalgarno, Bovillo, Giordano Bruno e culminata in Leibniz. Questa Ars magna, o arte lulliana molto schematicamente consiste nel combinare i termini per la scoperta sintetica dei principi delle scienze. Fu scritta in seguito a una visione mistica sul monte Randa in Maiorca. In base a questa visione Lullo scoprì che ogni realtà del mondo può essere riferita a Dio prendendo in considerazione il modo stesso nel quale è stata strutturata la creazione. A differenza della logica aristotelica, l’Ars magna vuol essere un procedimento inventivo che non si ferma a risolvere le verità conosciute ma procede a scoprire le nuove. Sulle stesse basi Leibniz definisce il progetto di ars combinatoria, cioè una scienza che fondandosi su una characteristica universalis – linguaggio simbolico capace di assegnare un segno ad ogni idea primitiva – sia in grado di combinare in tutti i modi possibili questi segni primitivi, ottenendo così tutte le possibili idee. Infatti per Lullo ciascuna scienza muove da principi propri che la differenziano dalle altre scienze; da questa riflessione si può presupporre che debba esistere una scienza generale all’interno della quale si debbano trovare impliciti ma presenti i principi delle scienze particolari, allo stesso modo in cui il particolare è contenuto nell’universale. Si tratta per Lullo di individuare i termini semplici sui quali fondare il discorso filosofico. E questi termini coincidono inevitabilmente con i principi che sottendono il linguaggio con il quale Dio si è espresso nella creazione, in altre parole sono attributi divini. La metafisica prende in considerazione i termini che possono dar vita ai principi di tutte le scienze. L’Ars magna consiste quindi essenzialmente nella combinazione e composizione di questi termini. Ecco il filo conduttore che ci porta all’ars combinatoria leibniziana. L’Ars magna diviene quindi sia una nuova logica che una nuova metafisica e ha implicazioni concrete fornendo gli strumenti non solo per interpretare la realtà ma per controllarla e plasmarla. I due gruppi di termini e concetti che sono comuni a tutte le scienze e che sono impliciti in ogni essere sono quelli “fondamentali” (i nove prædicata absoluta ovvero bontà, grandezza, eternità o durata, potenza, sapienza, volontà, virtù, verità e gloria) e “di relazione” (i relata raggruppati in triadi: differenza, concordanza contrarietà – principio, medio, fine, – maggiorità, eguaglianza, minorità); le loro combinazioni sono rese possibili da delle tavole unite all’impiego di ruote girevoli.
Eccone un esempio:
In questo modo si possono ottenere nella loro totalità le verità della natura che è possibile raggiungere, in quanto quei concetti corrispondono agli stessi elementi della creazione e ai suoi fondamenti. Tutti gli esseri (subiecta) sono espressi in questi concetti secondo un ordine ascendente dalla materia primordiale a Dio, passando attraverso le potenze dell’anima (vegetativa, sensitiva, imaginativa). Se si sostituiscono quei termini con simboli, lettere e figure costruiamo un linguaggio artificiale che diviene la traduzione del linguaggio usato dal creatore nel libro del mondo. Questi termini, principi o dignitates sono nove precedentemente elencati e indicati con lettere dell’alfabeto dalla B alla K. La lettera A simboleggia la trinità composta da essentia, unitas, perfectio ed è la fonte di tutti gli attributi o emanazioni divine.
In queste idee non è difficile scorgere in trasparenza l’influenza della cabala ebraica nonché quelle dell’esemplarismo di Bonaventura da Bagnoregio. Poiché ogni creatura è imitazione della divinità, l’Ars magna ci consente di comprendere il linguaggio simbolico presente nel mondo, poiché le sue stesse basi trovano corrispondenza nei modelli della creazione. L’Arte lulliana è dunque il sapere totale perché ritrova l’unità dello scibile. Lullo ci fornisce l’immagine dell’albero le cui radici sono i principi, e i rami la struttura delle singole scienze che da quei principi-radici prendono vigore e sostentamento. Questa concezione sta alla base di ogni successiva visione enciclopedica e panfilosofica ma anche all’arte della memoria che Lullo contribuirà in maniera decisiva a far assurgere alle maggiori ambizioni di fondo successive e che riesce a far convivere efficacemente con la sfera magica e metafisica.
La grande “rivoluzione lulliana” nell’ambito della logica consiste – in un’epoca nella quale la logica era vista esclusivamente come scienza analitica e strumento di comprensione dei termini del pensiero presi singolarmente – nel cercare di soddisfare l’esigenza di un procedimento sintetico e inventivo che non si areni nella soluzione delle verità note ma sia strumento di scoperta per verità nuove. Gli embrioni di questa visione li abbiamo anche nelle opere precedenti, ad esempio nel notissimo Libro dell’amico e dell’amato (molto bella la traduzione che ne fece nel 1932 Padre Umile di Genova) nel quale abbiamo un tentativo di sintesi del “perfettissimo accordo” che unisce mondo inferiore e superiore. L’amico è l’uomo adoratore dell’Amato (che è Dio, il Dio della religione cristiana). Il testo è ricco di riferimenti ai sufi e ai morabutos elementi per altro presenti nella letteratura dell’amore mistico caratteristica della Spagna arabizzata dell’XI secolo.
La fama di Lullo resta solidissima a distanza di settecento anni. La sua influenza non si assopisce in nessuno dei campi nei quali ha sviluppato il suo ingegno. Fama e influenza testimoniata anche da detti popolari che dicono che l’Antico Testamento è opera del Padre, il Nuovo testamento è opera del Figlio, gli scritti di Lullo sono opera dello Spirito Santo.
Tres sabios hubo en el mundo
Adán, Salómon y Raymundo.
Fonti:
- P. Rossi, Clavis universalis, arti della memoria e logica combinatoria da Lullo a Leibniz. Bologna, 2000.
- A.M. Bozzone, Lullo Raimondo in GDE, volume XII, Torino 1988.
- F. A. Yates, Raimondo Lullo e la sua arte, a cura di Sara Muzzi. Roma, 2009.
- G. Bezza, Introduzione a Raimondo Lullo, Trattato di astrologia, Milano 2003.
- F.A. Yates, The art of Ramon Lull: An Approach to It through Lull’s Theory of the Elements, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, vol 17 N° 1-2 (1954). University of Chicago Press. https://www.jstor.org/stable/750135
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Il trattato della quinta essenza, ovvero de' secreti di natura
Per Lullo l’alchimia era il mezzo che, se correttamente applicato, avrebbe consentito al ministro di quell’arte di formulare diagnosi precise e somministrare efficaci rimedi terapeutici. Per questo il Trattato della Quinta essenza sinteticamente esprime l’esperienza dell’autore e propone il suo procedimento.