Rosa LuxemburgRosa Luxemburg, in polacco ża Luksemburg, nacque a Zamošć (nel governatorato di Lublino), città della Polonia orientale che all’epoca faceva parte della Polonia russa, il 5 marzo 1871, ultima dei cinque figli di una famiglia ebraica, non legata però alla comunità ebraica locale, pienamente inserita nella società polacca, relativamente benestante e di un certo livello culturale. Il padre Eliasz era commerciante di legname, la madre si chiamava Lina Löwenstein. I tre primi figli maschi erano Nicola, che si trasferì presto a Londra, Massimiliano che impiantò una attività commerciale a Varsavia e Giuseppe medico a Varsavia. Anche la sorella Anna fu residente a Varsavia. La famiglia infatti si era trasferita a Varsavia nel 1873.

Rosa fu colpita da bambina da una grave malattia all’anca, che curata erroneamente come tubercolosi ne provocò la deformazione rendendola claudicante per tutta la vita. Anche di statura rimase piuttosto piccolina. Nel 1884, a soli 13 anni, in occasione della visita a Varsavia dell’imperatore tedesco Guglielmo I, scrisse un poemetto satirico. Negli anni del liceo prese parte alle attività del partito rivoluzionario socialista polacco clandestino Proletariat allora guidato da Marcin Kasprzak.

Dopo la conclusione del II Ginnasio femminile, al termine del quale ottenne ottimi voti, nel 1887, fu costretta a lasciare clandestinamente la Polonia per sfuggire alla repressione poliziesca che l’avrebbe condotta all’arresto. Si stabilì in Svizzera, a Zurigo, dove visse dal 1889 al 1898 supportata dall’aiuto economico modesto e discontinuo da parte della famiglia; si iscrisse alla facoltà di filosofia seguendo anche corsi di scienze naturali e matematica. Alloggiava sulla collina che sovrasta l’Università al n. 77 di Universitätsstrasse. Dal 1890 convisse con l’ebreo lituano anch’egli profugo rivoluzionario Leo Jogiches. Nel 1892 passò alla facoltà di Scienze politiche e scrisse un opuscolo, sotto lo pseudonimo di R. Kruszynska in celebrazione del 1° maggio in polacco: Swieto pierwszego maja. Nel luglio del 1893 uscì a Parigi il primo numero di “Sprawa Robotnicza” (La causa dei lavoratori); il giornale era finanziato anche da Jogiches e Rosa era tra i collaboratori; la linea del giornale era per una collaborazione del movimento socialista in Polonia con la classe operaia russa.

Dal 6 al 12 agosto del 1893 si tenne a Zurigo il III congresso dell’Internazionale socialista. Rosa scrisse un rapporto, sempre con lo pseudonimo Kruszynska, su situazione e sviluppo del movimento socialdemocratico in Polonia a nome della redazione di “Sprawa Robotnicza”. Ma il suo mandato venne impugnato su richiesta di Ignacy Daszynsky, che guidava la delegazione del partito socialdemocratico polacco in Galizia e Slesia e tale richiesta fu sostenuta dal gruppo estero del Partito socialista polacco. Dopo tale congresso fondò nel 1894 la SDKP, ovvero la SocjaldemokracjaKrólestwa Polskiego (Socialdemocrazia del Regno di Polonia). Le due fazioni dei socialisti polacchi erano divise sull’opportunità di rivendicare l’indipendenza nazionale polacca o lottare insieme alla classe operaia russa contro il capitalismo che si stava rafforzando in tutto il territorio dominato dagli zar.

L’anno successivo Rosa divenne direttrice di “Sprawa Robotnicza” sempre con il solito pseudonimo e soggiornò a lungo a Parigi. Non potè presenziare al I Congresso della socialdemocrazia del Regno di Polonia ma ne fu comunque l’ispiratrice. Il congresso respinse l’indipendenza polacca confermando il proprio internazionalismo e facendo proprio il programma di Erfurt del 1891 della socialdemocrazia tedesca. Il primo obiettivo era una costituzione liberale per tutto l’impero russo. Nella primavera del 1895 tornò stabilmente a Zurigo e la cosa influì parecchio sull’uscita del giornale le cui pubblicazioni divennero moto rade, tanto che dovette tornare a Parigi l’anno successivo per cercare di stimolarne la pubblicazione.

Già da aprile 1896 iniziò a collaborare con “Die Neue Zeit” con l’articolo Nuove correnti nel movimento socialista polacco in Germania e in Austria. A luglio venne pubblicato, questa volta firmato col suo vero nome, l’articolo La questione polacca al Congresso internazionale di Londra su “Critica Sociale”. Le sue posizioni internazionaliste sono appoggiate da Turati e contrastate da Antonio Labriola. Il Congresso si tenne a Londra dal 27 luglio al 1 agosto. Nonostante il rinnovarsi dell’opposizione al suo mandato, questa volta viene accolto e Rosa può presentare una mozione contro ogni programma di indipendenza dei popoli. Prevalse la tesi a favore dell’autodeterminazione dei popoli sfrondata però da ogni riferimento specifico alla Polonia. Il confronto si concluse quindi con un compromesso: furono ribaditi sia il principio dell’autodeterminazione dei popoli che quello dell’internazionalismo proletario.

Nell’autunno del 1896 entrò in polemica con Karl Liebknecht a proposito dello sfaldamento dell’impero turco nelle sue componenti nazionali.

Il 12 marzo del 1897 si laureò “magna cum laude” con una tesi, il cui relatore fu il professor Julius Wolf, sullo sviluppo industriale della Polonia, tesi che sarà pubblicata a Lipsia l’anno seguente. Con questo ottenne il titolo di Doctor Juris Publici et Rerum Cameralium.

Durante un nuovo soggiorno a Parigi strinse amicizia con Jaurès, Jules Guesde e Edouard Vaillant. Nel maggio 1897 morì la madre.

Per ottenere la cittadinanza tedesca e poter condurre le sue battaglie nell’ambito del più forte partito socialista del tempo, la SPD, cioè la Sozialdemokratische Partei Deutschlands (Partito socialdemocratico di Germania), senza rischiare di essere espulsa dal paese, il 19 aprile del 1897 sposò con un matrimonio di comodo a Basilea Gustav Lübeck, figlio di un emigrato tedesco e di una sua amica polacca. Il matrimonio fu poi sciolto con il divorzio nel 1903. In realtà Rosa Luxemburg rimase sentimentalmente legata a Leo Jogiches fino al 1907.

Nel maggio 1898 si trasferì a Berlino. Nello stesso anno prese parte per la prima volta a un congresso della SPD, quello di Stoccarda; in contrasto con il teorico riformista e revisionista Eduard Bernstein prese posizione sull’importanza dello «scopo finale», ovvero del socialismo, rispetto al quale andavano commisurate le conquiste quotidiane dei socialdemocratici: «Il movimento in quanto tale, se non tiene conto dell’obiettivo finale, non è nulla; per noi l’obiettivo finale è tutto», affermò Rosa rovesciando lo slogan coniato da Bernstein, secondo cui «questo scopo [finale], qualunque esso sia, è per me nulla, il movimento è tutto». Lo scontro con Bernstein si era già sviluppato con articoli che Rosa Luxemburg aveva pubblicato su “Leipziger Volkszeitung” in risposta a saggi pubblicati da Bernstein su “Die Neue Zeit”. A questo dibattito sul revisionismo parteciparono anche Plechanov e Parvus (A. Helphand). Gli articoli di Rosa relativi a quel dibattito furono poi radunati nel volume Riforma sociale o rivoluzione? Quegli articoli la fecero conoscere nel mondo socialista e destarono l’ammirazione di molti: il suo prestigio crebbe considerevolmente, sia nel partito tedesco che nell’Internazionale. Luxemburg intensificò quindi la propria collaborazione alla “Neue Zeit”, rivista della SPD fondata e diretta a Berlino da Karl Kautsky, il più importante teorico della Seconda Internazionale. A Berlino divenne amica di Kautsky e soprattutto di sua moglie Luise. Accanto a Karl continuò a lungo la lotta contro l’ala destra e revisionista del partito, benché fosse lontana da molte delle idee filosofiche e politiche di Kautsky, in realtà più influenzato dal darwinismo e dal positivismo evoluzionistici che dal Marxismo.

Dal 3 all’8 ottobre 1898 partecipò al Congresso di Stoccarda della Sozialdemokratische Partei come delegata di Neustadt, Beuthen e Tarnowitz nella Slesia superiore. Durante questo congresso polemizzò aspramente con i revisionisti Heine e Vollmar. La posizione di caporedattrice della “Sächsische Arbeitzeitung” di Dresda durò poco più di un mese. Era entrata in sostituzione e su indicazione di Parvus, che era stato espulso come straniero indesiderabile dal reale governo di Sassonia. I contrasti con la redazione in seguito alla sua gestione della polemica con il deputato Gradnauer sulla difesa di Franz Megring la costrinsero alle dimissioni.

La polemica con Bernstein proseguì anche l’anno successivo con una nuova serie di articoli pubblicati sulla “Leipziger Volkszeitung”. Anche al congresso socialdemocratico di Hannover che si svolse tra il 9 e il 14 ottobre 1899 i discorsi di Rosa Luxemburg, che vi partecipò come delegata di Ratibor e Neuss, furono in aspra polemica con il revisionismo di Bernstein e Max Shippel.

All’inizio del 1900 morì il padre. Nel frattempo nonostante le pressioni di Bebel, Rosa aveva rinunciato a partecipare alla redazione di “Vorwärts”. Partecipò come osservatrice al congresso del Partito socialista polacco della Zona prussiana, battendosi per la sua dissoluzione e assorbimento nella socialdemocrazia tedesca. Ad agosto del 1900 anche Jogiches lasciò Zurigo e si trasferì a Berlino riprendendo la convivenza con Rosa.

Al congresso socialdemocratico di Magonza del 17-21 settembre 1901 partecipò come delegata della Posnania polacca ancora battendosi contro il separatismo organizzativo polacco. Al congresso internazionale socialista di Parigi partecipò come relatrice sulla pace il militarismo e l’esercito. Nel settembre del 1905 pubblicò l’opuscolo In difesa della nazionalità a sostegno dell’insegnamento della lingua polacca nelle scuole messo in dubbio dal governo prussiano. Fu delegata di Posen al Congresso socialdemocratico di Lubecca del 22-28 settembre 1901. Tra l’aprile e il settembre del 1902 fu nella redazione di “Leipziger Volkszeitung”; la abbandonò per dissensi con Mehring. Anche al congresso socialdemocratico di Monaco del settembre 1902 si scontrò con Ledebour sempre sulla questione polacca. A ottobre partecipò a una conferenza per l’unificazione del PPS prussiano con la socialdemocrazia tedesca. Nuovamente rappresentante di Bromberg e Posen al congresso socialdemocratico del settembre 1903 riprese lo scontro con Ledebour.

Nel luglio del 1904 fu condannata a tre mesi di carcere per vilipendio dell’imperatore in seguito a un discorso tenuto l’anno precedente. Nello stesso periodo su “Die Neue Zeit” pubblicò un articolo polemico sul centralismo di Lenin. Ad agosto partecipò al congresso internazionale socialista di Amsterdam. Fu critica nei confronti di Jaurès e il revisionismo. A settembre e ottobre fu incarcerata per scontare la condanna ma scarcerata in anticipo per amnistia in occasione dell’incoronazione del re Federico Augusto di Sassonia.

Nel 1905 la sua attenzione si spostò sulla prima rivoluzione russa con articoli su “Die Neue Zeit”. A fine luglio si stabilì per un mese a Cracovia, dove già era Jogiches e il quartier generale del SDKPiL (La Socialdemocrazia del Regno di Polonia e Lituania). Partecipò come delegata al congresso socialdemocratico di Jena dal 17 al 23 settembre. Il suo intervento del 22 settembre sullo sciopero di massa politico fu causa di una denuncia per incitamento alla violenza. A fine ottobre iniziò a collaborare regolarmente con “Vorwärts” divenendo formalmente redattrice. A fine anno si recò a Varsavia con passaporto falso.

All’inizio di marzo avrebbe voluto rientrare in Germania in conseguenza degli scioperi di massa ad Amburgo ma venne arrestata dalla polizia zarista insieme a Jogiches, probabilmente in seguito a un articolo comparso sul giornale conservatore tedesco “Post” che metteva i russi sull’avviso in merito alla “pericolosità” di Rosa Luxemburg. Rimase in carcere fino a fine giugno, quando venne rilasciata, ma con divieto di lasciare Varsavia, su cauzione alla quale aveva provveduto il fratello Giuseppe probabilmente con la collaborazione della direzione socialdemocratica berlinese. Per ragioni di salute fu poi autorizzata ad allontanarsi da Varsavia e si recò a Kuokkala in Finlandia, non lontano da Pietroburgo, con il nome falso di Felicia Budilowitsch. Qui incontrò Lenin, Zinovev, Kamenev, Bogdanov e visitò Parvus che era in carcere a Pietroburgo. Riuscì a tornare in Germania, dove pubblicò Sciopero generale, partito e sindacati. Fu nuovamente delegata per Bromberg e Posen al congresso socialdemocratico di Mannheim.

A partire da questo momento iniziò la divaricazione con Kautsky. Il motivo del contendere non era tanto la valutazione dei fatti di Russia, quanto l’ipotesi Luxemburghiana secondo la quale lo sciopero di massa potesse diventare anche una modalità di lotta del proletariato tedesco, fino a giungere a una situazione prerivoluzionaria. In questa direzione andarono i suoi interventi al congresso, in polemica con Legien che aveva parlato contro lo sciopero generale visto come facente parte della tradizione anarchica. Al congresso criticò anche Bebel e si dichiarò contraria alla prevalenza dei sindacati sul partito. A Novembre venne in Italia con Luise Kautsky e dopo un soggiorno a Maderno tornò in Germania per assistere al proprio processo a Weimar, in seguito al quale venne condannata a due mesi di carcere. A gennaio del 1907 venne condannata a Varsavia in contumacia mentre Jogiches venne condannato a otto anni di lavori forzati e al confino perpetuo in Siberia. Jogiches riuscì però a fuggire a Cracovia con l’aiuto di Hanecki e a tornare in Germania ad aprile. Rosa interruppe tuttavia il suo rapporto con lui per iniziare una nuova relazione con il ventiduenne figlio di Clara Zetkin, Konstantin. Questa relazione si esaurirà nel 1909.

Tra il 13 maggio e il 1 giugno partecipò come delegata della SDKPiL al V congresso del partito operaio socialdemocratico russo. Durante questo congresso affermò la propria posizione in merito alla preparazione politica e non tecnica come compito della socialdemocrazia nell’ambito dell’insurrezione generale contro l’assolutismo. Si schierò con i bolscevichi sul tema dell’autonomia di classe e riconobbe il ruolo rivoluzionario dei contadini. Dal 12 giugno al 12 agosto scontò i due mesi di carcere ai quali era stata condannata a Weimar.

Dal 18 al 24 agosto partecipò al congresso internazionale socialista di Stoccarda. Qui, insieme a Lenin e Martov, contribuì a far approvare il noto emendamento alla risoluzione di Bebel che prevedeva lo sfruttamento della guerra per accelerare il crollo dell’oppressione di classe. Dall’ottobre 1907 Rosa divenne docente, su suggerimento di Kautsky, presso la Scuola di partito di Berlino, insegnandovi Economia politica e Storia dell’economia. Era l’unica donna insegnante.

A Gennaio del 1908 si incontrò nuovamente con Lenin che transitava da Berlino per recarsi a Parigi. La convergenza con Lenin si rinsaldò anche in occasione della critica a Jean Jaurès in merito alla posizione favorevole che costui aveva assunto sulla visita a Reval di Edoardo VII. Nel corso del congresso socialdemocratico di settembre a Norimberga difende la scuola di partito dalle critiche di Kurt Eisner (Vedi qui in Liber Liber) che vorrebbero sostituire all’insegnamento della teoria quello del “lato pratico della vita”. Rosa ribatté che il proletariato impara a conoscere questo lato pratico dalla vita quotidiana. È preminente invece lo studio della storia del socialismo internazionale. Nel 1909, sollecitata da Lenin attacca le “deviazioni di sinistra” (otzovismo e ultimatismo) con un articolo sul “Proletarii”. Nella primavera soggiornò in Italia due mesi tra Genova e Levanto. Nel marzo 1910 la rottura sia politica che personale con Kautsky si approfondì. A fine agosto partecipò al congresso internazionale socialista di Copenaghen e a fine settembre a quello socialdemocratico di Magdeburgo durante il quale nuovamente si batté per una mozione sull’applicazione dello sciopero politico di massa.

Nel corso del 1911 si scontrò con Bebel per le posizioni che Rosa assunse in seguito all’incidente internazionale provocato dall’invio della cannoniera tedesca Panther ad Agadir.

Nei primi mesi del 1912 ci furono nuove polemiche con Kautsky sull’argomento della tattica elettorale e delle alleanze. A dicembre portò a termine la sua opera L’accumulazione del capitale. Contributo alla spiegazione economica dell’imperialismo. Il testo, nel quale l’autrice sosteneva «l’ineluttabilità della caduta del capitalismo», sarà dato alle stampe a Berlino l’anno successivo. Il 17 luglio 1913 prese parte ai funerali di Bebel a Zurigo. Nuovamente prese la parola in varie occasioni per sostenere la parola d’ordine dello sciopero generale politico.

In un comizio a Borkenheim, vicino a Francoforte, affermò che i lavoratori tedeschi dovranno rifiutarsi di combattere contro i loro fratelli francesi o chiunque altro. Questo fatto le procurò una nuova condanna, l’anno successivo, a un anno di carcere. Un nuovo processo intentato per un discorso tenuto a Friburgo nel quale denunciava, in seguito al suicidio di un dragone, la brutalità presente nelle caserme venne rinviato a tempo indeterminato a causa di oltre un migliaio di testimonianze di sevizie avvenute nelle caserme stesse e nonostante la difesa di Rosa spingesse invece perché il processo venisse celebrato. Propugnò in questa fase storica l’unificazione del movimento operaio russo che era invece avversata da Lenin. Era la fase della grande crescita numerica della SPD e del sindacato da essa controllato, ma anche della crescita della burocrazia interna e della spinta dei processi di integrazione nel sistema politico ed economico tedesco, fenomeni studiati acutamente da Robert Michels, e che sfoceranno nell’appoggio della SPD alla decisione di entrata in guerra, nel 1914.

Rosa si distinse al contrario per una serie di articoli contro il militarismo e l’esercito professionale: in quello stesso 1914 a ottobre la condanna ad un anno di carcere venne confermata. Fermamente avversa alla guerra, insieme a Karl Liebknecht, Clara Zetkin, Leo Jogiches, Paul Levi e Franz Mehring creò il gruppo Internationale, e con questo titolo uscì un solo numero di un giornale che venne immediatamente sequestrato. Mehring rifiutò la censura preventiva alla quale si pretendeva sottoporlo e il giornale cessò le pubblicazioni. Nonostante la condanna fosse stata sospesa per motivi di salute fino al 31 marzo, Rosa venne invece improvvisamente incarcerata il 18 febbraio 1915. In seguito il gruppo Internationale si trasformò nella Lega di Spartaco (Spartakusbund), che fece parte, sia pure con una marcata autonomia, del Partito socialdemocratico indipendente (USPD), in cui si erano rifugiati, contro la deriva sciovinista della SPD, anche Kautsky e Bernstein.

Rosa passò durante gli anni del conflitto mondiale lunghi periodi in carcere, dal 1915 al 1918, sempre per la sua opposizione alla guerra. Fu infatti nuovamente incarcerata il 10 luglio 1916 senza che fosse stata elevata alcuna nuova accusa. Rimase carcerata dapprima nella prigione femminile di Barnimstrasse e poi trasferita al quartier generale della polizia in Alexanderplatz, da fine ottobre 1916 nella vecchia fortezza di Wronke e a Breslavia dal luglio 1917 fino al termine della guerra. In carcere scrisse, con lo pseudonimo di Junius, il saggio La crisi della socialdemocrazia (in cui sottolineava il nesso tra guerra e capitalismo) e più tardi La rivoluzione russa, – pubblicato postumo a fine 1921 a cura di Paul Levi – testo a un tempo solidale e critico verso i bolscevichi. Di poco successivo a La crisi della socialdemocrazia sono i Principi direttivi sui compiti della socialdemocrazia internazionale, tesi approvate dal gruppo Internationale.

Con la sconfitta militare e la fine dell’impero, il 9 novembre uscì dal carcere e tornò a Berlino. In Germania sorsero i Consigli degli operai e i Consigli dei soldati, sull’esempio dei Soviet russi. I socialdemocratici moderati costituirono il nuovo governo, nel novembre 1918. La Lega di Spartaco e i Consigli operai credettero giunta l’ora dell’insurrezione, della presa del potere sull’esempio dell’Ottobre 1917 in Russia, ma l’ipotesi fu abbandonata.

Rosa Luxemburg a fine dicembre prese parte alla fondazione del Partito comunista di Germania (KPD), dove confluirono molte correnti e gruppi di sinistra e dove ebbero il sopravvento le posizioni più estremiste, che decisero per un nuovo tentativo di insurrezione armata. Pur contraria, Rosa non volle lasciare il proprio posto accanto a quella che riteneva pur sempre la componente rivoluzionaria del proletariato. Il suo tentativo di restare “accanto alle masse”, per lavorare per la loro maturazione, ebbe un esito tragico: nel corso della “Rivolta di gennaio”, a cui si era dichiarata contraria, il 15 gennaio 1919 venne arrestata e assassinata, insieme a Karl Liebknecht, dai soldati dei Freikorps, i gruppi paramilitari agli ordini del governo del socialdemocratico Ebert e del suo ministro della Difesa Noske. Il corpo venne gettato in un canale e recuperato solo il 31 maggio: sarà sepolto nel cimitero di Friedrichsfelde. Il suo ultimo articolo pubblicato il 14 gennaio su “Die Rote Fahne” aveva il titolo L’ordine regna a Berlino. Il processo agli assassini di Rosa si concluse con la condanna di due anni e due settimane per Otto Runge – che l’aveva colpita gravemente con il calcio del fucile – e di due anni e quattro mesi per Kurt Vogel che l’aveva finita con un colpo di pistola dopo averla caricata in macchina. Quest’ultimo fu fatto fuggire in Olanda e poi amnistiato.

Il 13 giugno 1926 venne inaugurato un monumento alla memoria di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht opera di Ludwig Mies van der Rohe. Il monumento fu poi distrutto dai nazisti.

Fonti:

  • H. Arendt, Rosa Luxemburg. Milano, 2022.
  • P. Frölich, Rosa Luxemburg, Segrate, 1987.
  • L. Amodio, Cronologia della vita e delle opere di Rosa Luxemburg, in Rosa Luxemburg, L’accumulazione del capitale. Torino 1960.
  • G. Liguori, Il pensiero politico di Rosa Luxemburg. Una introduzione, in Rosa Luxemburg, Socialismo, democrazia, rivoluzione. Antologia 1898-1918. Roma, 2018.
  • K. Evans, Red Rose. A graphic biography of Rosa Luxemburg. London, 2015.
  • G. Badia, Il movimento spartachista, gli ultimi anni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Roma, 1976.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

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  • Lo sciopero generale, il partito e i sindacati
    Il testo, oltre a esaltare la rivoluzione russa del 1905 e ad approfondire la necessaria preminenza della politica sull’economia, propugna la parola d’ordine dello sciopero generale come innovativa arma rivoluzionaria contro la funzione conservatrice dell’apparato sindacale che da sempre aveva bollato come “anarchica” quella parola d’ordine.
 
autore:
Rosa Luxemburg
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Luxemburg, Rosa
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