Tito Lucrezio Caro (in latino Titus Lucretius Carus; Pompei o Ercolano, 94 a.C. – Roma, 15 ottobre 50 a.C. o 55 a.C.) è stato un poeta e filosofo romano, seguace dell’epicureismo. Della vita di Lucrezio ci è ignoto quasi tutto: egli non compare mai sulla scena politica romana né sembra esistere negli scritti dei contemporanei in cui non viene mai citato, eccezion fatta per la lettera di Cicerone ad Quintum fratrem II, contenuta nella sezione Ad familiares, dove il celebre oratore accenna all’edizione, forse postuma, del poema di Lucrezio, che egli starebbe curando.
Però, in scrittori romani successivi egli viene spesso citato: ne parlano Seneca, Frontone, Marco Aurelio, Quintiliano, Ovidio, Vitruvio, Plinio il Vecchio, senza tuttavia fornire nuove informazioni sulla vita. Questo però dimostra che non si tratta di un personaggio inventato.
Un’altra fonte che lo cita è San Girolamo nel suo Chronicon, di cinque secoli dopo, in cui ci dice che sarebbe nato circa nel 94 a.C. e morto suicida (notizia non verificata) nel 50 a.C.; tale dato non concorda tuttavia con quanto affermato da Elio Donato (IV d.C.), maestro di Girolamo stesso, secondo il quale Lucrezio sarebbe morto quando Virgilio (nato nel 70 a.C.) indossò a 15 anni la toga virile, nell’anno in cui erano consoli per la seconda volta Crasso e Pompeo.
Questo dato ha fatto propendere a credere che Lucrezio nacque nel 98 a.C. per poi morire nel 55 a.C., all’età di quarantaquattro anni. Queste vengono comunemente considerate le uniche notizie biografiche tramandate direttamente dall’antichità.
Ignoto risulta anche il luogo di nascita, che tuttavia taluni hanno creduto essere la Campania e più precisamente Pompei o Ercolano, per la presenza di un Giardino Epicureo in quest’ultima città, e la condizione sociale, sebbene i tria nomina (i Lucretii avevano delle ville a Pompei) e il suo anelito “pacifista” facciano credere che potesse essere di nascita aristocratica.
Neppure la sua militanza politica sembra essere ricostruibile: il desiderio di pace accennato prima non sembra affatto ricordare il drammatico rancore dell’aristocratico, per altro solitamente stoico, che vede sgretolarsi la Repubblica e la libertà, ma il desiderio dell'”amico” epicureo, che vede nella pace e nel benessere di tutti la possibilità di fare accoliti e viver serenamente. È tuttavia rilevante il fatto che la sua opera “De Rerum Natura” sia dedicata a Memmio, fine letterato e appassionato di cultura greca, ma anche e soprattutto membro di spicco degli optimates.
Tale era, del resto, il suo desiderio di pace da auspicare alla fine del proemio della sua opera un “placida pace” per i Romani. Questo anelito così forte alla pace è peraltro riscontrabile non solo in Lucrezio, ma anche in Catullo, Sallustio, Cicerone, Catone l’Uticense e perfino in Cesare: esso rappresenta il desiderio di un’intera società dilaniata da un secolo di guerre civili e lotte intestine.
Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Tito_Lucrezio_Caro
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Della natura delle cose
Libri sei
Il De rerum natura ("Sulla natura delle cose" o anche semplicemente "Sulla natura") è un poema didascalico latino di natura epico-filosofica, scritto da Tito Lucrezio Caro nel I secolo a.C.; è composto di sei libri raggruppati in tre diadi.