Nel breve saggio, l’autore, storico della scienza, descrive un viaggio che intraprese in treno nella primavera del 1936, attraversando l’Europa per visitare la Romania, e ivi incontrare anche diversi scienziati suoi corrispondenti. Attraversa Basilea, Vienna, Budapest ed entra quindi in terra romena. Di lì, sempre incontrando ad ogni tappa scienziati ed uomini di cultura con cui era in corrispondenza, giunge a Cluj, poi Brasov e Bucarest. Partecipa a banchetti, visita impianti, rovine e monasteri, ed arriva alle coste del Mar Nero presso Costanza.
La descrizione delle esperienze è ricca di spunti culturali, di nomi di personaggi della cultura romena, di citazioni di opere letterarie che aiutano a comprendere il paesaggio e la storia. Il tutto filtrato dalla personalità di Mieli, che non si fa scrupolo nè di ringraziare chi lo ha ospitato con munificenza, nè di elencare appuntamenti mancati e accoglienze fredde.
All’epoca non erano praticamente disponibili manuali dedicati alla Romania, per cui il resoconto del viaggio di Mieli, e delle bellezze culturali e naturali che i suoi ospiti gli fanno ammirare, soddisfece anche un indubbio interesse turistico per chi avesse avuto occasione di visitare il paese negli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
Era con vivissimo desiderio che aspettavo il momento della mia partenza per partecipare alla ottava riunione della nostra Accademia che doveva aver luogo in România. Da varî mesi mi preparavo al viaggio, sia studiando una grammatica rumena, per non andare colà tutt’affatto digiuno della frumoasa limbă românească, sia leggendo libri sulla storia di questo popolo che così bene seppe conservare, nonostante l’irruzioni dei barbari, la lingua ricevuta da Roma, sia consultando la guida (l’unica, purtroppo, e assai mal fatta) che la casa Hachette ha riservato alla România, e, insieme, alla Bulgaria ed alla Turchia. Finalmente, il 3 aprile, potei salire sul treno che mi doveva portare verso l’oriente.
La mia prima tappa fu Basel. Desideravo rivedere il collega Gustav Senn, e intrattenermi con lui sui progressi dei suoi bei lavori su Theophrastos (vedi Archeion, XVII, 1935, p. 117 e pag. 260). L’eminente direttore dell’Istituto botanico era venuto alla stazione ad aspettarmi; così potei passare con lui l’intiero pomeriggio, anche perchè la sua gentile signora e lui vollero trattenermi a cena. Ripartii l’indomani mattina, viaggiando tutto il giorno e fermandomi per pernottare solamente a Salzburg, dove una pioggia insistente non smentì la mala fama climatica che grava su questa bella e ridente città, celebre, sopratutto, per aver dato i natali a Wolfgang Mozart. Ed io pensavo che forse fu il desiderio di indovinare i rari giorni nei quali non pioveva, che indusse l’irlandese Virgilius (Sanct Fergil), vescovo di Salzburg, a divenire per ordine di tempo (VIII secolo) il primo meteorologo dei paesi germanici.

